Caselli: droga controllata, parliamone
Caselli: droga controllata, parliamone Caselli: droga controllata, parliamone «La sperimentazione forse è necessaria» TORINO Prima premette: «Su questo tema io non ho certezze, semmai molti dubbi e tanta confusione. Registro però che c'è un intreccio inestricabile tra criminalità, traffico di stupefacenti, devianza e funzionalità delle carceri». Poi propone: «Credo sia necessario affrontare scientificamente, senza tabù e senza ideologismi il problema della somministrazione controllata della droga, magari per poi decidere che da noi la sperimentazione non si può fare, oppure che si può e allora realizzarla». Giancarlo Caselli, direttore del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria rilancia dal palco della Conferenza nazionale sulla sicurezza nelle città organizzata dai Comunisti Italiani il tema della somministrazione controllata dell'eroina sul modello svizzero: Per lui tocca al «Governo, al Parlamento, alle forze politiche promuovere questo dibattito. E' necessario metterlo all'ordine del giorno nel dibattito sulla sicurezza e sulla funzionalità del sistema carcerario soprattutto se si pensa che il 30 per cento dei detenuti sono tossicodipendenti». Caselli prende spunto da una lettera inviata una decina di giorni fa al Dresidente del Consiglio, Massimo D'Alema da persone impegnate da anni sul fronte della lotta alla droga tra cui don Luigi Ciotti e Livio Pipino. Spiega Caselli: «Nella lettera si ricordava come nel gennaio '98 il procuratore generale presso la Cassazione, Galli Fonseca, avesse denunciatogli effetti disastrosi della clandestinità e della criminalizzazione dei tossicodipendenti invitando a guardare con attenzione all'esperienza svizzera». Aggiunge il direttore del Dap: «La stessa esperienza ricordata di recente da alcuni magistrati milanesi, che hanno messo in luce la connessione tra criminalità, tossicodipendenza e politica sulle droghe richiamando l'attenzio- ne sulla sperimentazione e sollecitando il nostro Paese a studiare un'ipotesi di sperimentazione e somministrazione controllata delle sostanze stupefacenti». Da qui la necessità di «discutere su questo tema senza ideologismi, tenendo conto per esempio della serietà e del rigore, che hanno accompagnato l'esperienza svizzera e considerando che analoghi esperimenti sono in corso in Olanda, mentre Spagna e Germania stanno avviando sperimentazioni di questo tipo. Bisogna considerare inoltre che i risultati svizzeri hanno convinto la stessa popolazione dell'efficacia della scelta di questo tipo tanto che è stata approvata attraverso un referendum». E una discussione sull'argomento potrebbe essere «decisiva per il sistema penitenziario». Se circa quindicimila detenuti sono tossicodipendenti «sono cioè persone che hanno sbagliato e che devono pagare, ma che hanno commesso reati spinti da situazioni per le quali insieme alla punizione bisogna cercare prospettive di recupero. Altrimenti il carcere diventa un luogo in cui si infilano forzosamente le persone, i problemi che non sappiamo risolvere e quindi releghiamo tutto in un ghetto». Ma se Caselli non ha certezze sull'argomento l'avvocato Giampaolo Zancan, presidente dell'Ordine forense di Torino le ha: «La mia esperienza professionale che mi ha portato a difendere quasi mille tossicodipendenti, madri rapinate dai figli con crisi di astinenza, mi porta a essere favorevole alla somministrazione controllata». [m. tri L'ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli
Persone citate: Caselli, Galli Fonseca, Giampaolo Zancan, Giancarlo Caselli, Massimo D'alema
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