Padoa-Schioppa: Italia apriti di più al mercato

Padoa-Schioppa: Italia apriti di più al mercato LA BANCA CENTRALE EUROPEA E LE SFIDE DELL'AZIENDA ITALIA Padoa-Schioppa: Italia apriti di più al mercato intervista Carlo Bastasi!) FRANCOFORTE IL riassetto del sistema finanziario europeo, diventato vistoso anche in Italia con le fusioni tra banche o assicurazioni, fa parte dei cambiamenti attraverso cui l'Europa cerca di recuperare competitività. Tommaso PadoaSchioppa, membro del Consiglio esecutivo della Banca centrale europea (Bce), ritiene che la logica che in questo processo deve ispirare le autorità nazionali e gli stessi operatori privati .sia quella di costruire entità in grado di competere sul mercato europeo e non solo nazionale e di resistere alla tentazione di proteggere assetti inefficienti. Nel mercato aperto della competizione europea anche la definizione di «campioni nazionali» può essere ambigua: «Nessuno sa in effetti quale sia la strategia migliore per creare un assetto più competitivo». La via più coerente per le autorità pubbliche è quindi quella di non interferire col mercato e di lasciar giudicare l'opportunità delle singole operazioni a chi se ne prende i rischi. Dalla sede della Bce i cambiamenti del sistema bancario europeo vengono seguiti con grande' interesse, così" come processi d^N^iberalizzazione dei mercati che cominciano a mostrare i loro benefici per l'economia dell'area dell'euro. Nonostante i segni di dinamismo in alcuni assetti strutturali e le previsioni di crescita positive per molti Paesi dell'euro, Padoa-Schioppa non crede che l'Europa sia già alla soglia di una «nuova era» simile a quella che per un decennio ha sospinto la crescita degli Stati Uniti. In un colloquio con «La Stampa», il banchiere si sofferma anche sulla «stanchezza economica» dell'Italia, sulle sue rigidità e sulla mancanza di «sufficiente fiducia» nel completamento della mutazione del sistema politico. I banchieri di Francoforte non ritengono di avere un ruolo nell'orientare i sistemi bancari. L'Eurosistema (la Bce e le Banche centrali nazionali) non dispone d'altronde di un' attività di vigilanza propria «non ha cioè una funzione, ma ha un forte interesse» che l'area monetaria non sia segmentata o soffra di diversità che condizionano l'efficacia della politica monetaria. «Non credo che le autorità pubbliche, la Bce così come quelle nazionali, siano adatte a svolgere un ruolo guida o che debbano perseguire un loro modello di sistema finanziario o bancario». Le iniziative non possono che partire dal mercato, «si tratta di scelte imprenditoriali». Le loro possibilità di successo dipendono dalla corretta stima del rischio d'impre- sa e non dai desideri dei governi o delle banche centrali. Il sistema finanziario europeo, più centrato sulle banche, e quello americano, più centrato sui mercati, «stanno gradualmente convergendo» e anche in Europa cresce il consenso sulla necessità di liberalizzare i mercati, ma PadoaSchioppa non crede che l'Europa sia sulla stessa strada che ha garantito una crescita decennale agli Stati Uniti. «Il fenomeno caratteristico degli Usa è stata l'innovazione tecnologica più ancora delle liberalizzazioni», i guadagni di produttività recati dalle innovazioni all'intera economia possono aver creato un «nuovo paradigma» di sviluppo negli Usa, ma per l'Europa il problema è ancora quello di liberalizzare i mercati e ridurre i costi legati a una struttura non concorrenziale. Questo processo può essere però la grande opportunità della crescita europea nei prossimi anni, sfruttando guadagni di efficienza che gli Stati Uniti hanno già utilizzato. Secondo Padoa-Schioppa, alcune liberalizzazioni, come quella delle telecomunicazioni, hanno già mostrato quale potenziale di efficienza possa essere sfruttato. «Se si coglie questo guadagno, lo spazio per la crescita è ampio». La Bce in tal senso non si preoccuperebbe di dover frenare una crescita vistosa dell'economia: «Non ci spaventiamo se il Pil cresce del 3.0 anche del 6%, ma solo se l'inflazione si avvicina al 2%». Nel recupero di efficienza sono in ritardo i Paesi che negli ultimi anni si sono dovuti impegnare più nel correggere gli errori del passato che nel promuovere nuovo sviluppo. Anche se l'Italia non è l'unico Paese in tale condizione, su di essa sembra gravare una particolare «stanchezza». «Le cause sono molte: innanzitutto lo sforzo compiuto per rispettare i parametri di Maastricht, poi le rigidità che in alcuni campi dell'economia sono molto più forti che altrove». Non sono per forza le rigidità del mercato del lavoro le più evidenti, altre lo sono forse anche di più, per esempio nell'amministrazione pub¬ blica, ma anche nel sistema finanziario, fino alle poste o alle ferrovie. «Ma non illudiamoci che le rigidità del lavoro siano state eliminate e che il recupero di flessibilità sia un processe rinviabile». La stanchezza italiana sembra però -avere yfia sua sggcificità-«nella fiducia ancora non sufficiente che il sistema politico abbia completato la propriajmutazione: questo è sicuramente un problema». Padoa-Schioppa non attribuisce invece un'importanza decisiva all'arretratezza del sistema finanziario come causa della lentezza dell'economia italiana. «Sicuramente oggi non c'è impedimento alla crescita nel mancato accesso ai finanziamenti» e la forte presenza di' banche estere ha compensato completamente i ritardi del «merchant banking»; Restano margini di miglioramento nei servizi alle famiglie o alle imprese sotto l'aspetto della qualità e dei costi. «L'economia beneficerebbe di maggiori capacità delle banche come ispiratrici delle strategie d'impresa, in particolare all'estero». «Quello di cui si sente la mancanza è la capacità di muoversi con un progetto che riguarda l'intera economia del Paese, fare un tipo d'azione che accresca la competitivita anziché sovvenzionare i difetti di efficienza». Anche le aggregazioni industriali o finanziarie andrebbero giudicate in tal senso. «Non solo le autorità pubbliche, ma anche gli operatori privati e le organizzazioni sindacali dovrebbero avere quest'ottica di interesse di sistema». Dovrebbero cioè chiedersi prima di tutto se li? aggregazioni contribuiscono a ridurre i costi, ad acquisire «know-how» e a rafforzare la posizione competitiva non solo sul mercato nazionale ma su quello europeo, anziché preoccuparsi di proteggere assetti non concorrenziali. Non a caso, alla luce del mercato aperto europeo, appare problematico affidarsi alla sola definizioni; di «campioni nazionali» (i gruppi per dimensione confrontabili con i concorrenti europei). «In che senso si è campioni nazionali? perchè il proprietario è nazionale? perchè il mercato in cui si vende è quello nazionale? perchè i posti di lavoro sono nazionali?». Perchè allora ostinarsi a incoraggiare un sistema di grandi gruppi specificamente nazionali? «La logica è di rendere competitiva l'economia a cui fanno riferimento gli elettori a cui il governo che interviene deve rispondere. Nessun Paese, nè la Germania, nè la Francia o la Spagna, d'altronde, ha dimenticato gli interessi nazionali. La cecità all'interesse nazionale non è richiesta dalla logica della costruzione del'Unione europea. Lo sforzo volto a rendere più competitiva ogni economia nazionale può anzi favorire l'Ue». Le previsioni sull'economia europea sono in effetti tornale positive dopo la pausa di inizio anno. Questo ha contribuito a superare la fase critica dei rapporti tra la Bce e i governi. «Quella stagione è chiusa», in parte superata con la riduzione dei tassi ad aprile che ha dimostrato che la Bce non era vittima di ossessioni restrittive, in parte per l'uscita di Oskar Lafontaine dal governo tedesco, in parte per la fine delle turbolenze finanziarie. «Allora c'era stata la coincidenza tra il rallentamento dell'economia europea e il ritorno di passate concezioni di attivismo macroeconomico che avevano già mostrato i loro limiti a livello sia nazionale, sia internazionale». 1 mercati attendono ora un rialzo dei tassi. «La nostra posizione e chiara - osserva Padoa-Schioppa - le condizioni che avevano suggerito la riduzione dei tassi in primavera non ci sono più e le condizioni che impongono una correzione dei tassi non ci sono ancora». Il banchiere non teme che un eventuale rialzo renda di nuovo critici i rapporti con i governi, «c'è rispetto per l'indipendenza della Bce e anche riconoscimento per la competenza dei suoi uomini», ma in ogni caso osserva che la Banca non terrà conto del gradimento din governi. Dovrà preoccuparsi, prima di alzare i tassi, di non peggiorare le possibilità di convergere di Paesi che, come l'Italia, già ora fanno fatica a tenere il passo degli altri? «La convergenza di per sè non è un nostro obiettivo, anche se certamente non ignoriamo la situazione delle diverse regioni dell'area dell euro. Capisco che i governi di solito gradiscano più il calo che il rialzo dei tassi, ma non e detto che le difficoltà della decisione di aprile fossero minori, quando abbassammo i tassi pur con alcune economie che crescevano quasi del 10%». L'EUROSISTEMA «Le autorità Ue anche nazionali non devono perseguire un loro modello bancario o finanziario» LA SFIDA GLOBALI «Il fenomeno più caratteristico degli Stati Uniti è stato l'innovazione prima ancora delle liberalizzazioni» LA RIGIDITÀ' «Nessuno può illudersi: il recupero di flessibilità nOn è piÙ rinviabile» LO SVILUPPO «Le telecomunicazioni hanno dimostrato che esiste un grande spazio per la crescita» glio 1940, sposato con tre figli, bocconiano (laurea Massachusetts Institute of Technology. Tommaso nel 1968 alla Banca d'Italia, dove ha percorso gran 979 al 1983 lascia Roma per Bruxelles per ricoprire e generale per gli Affari economici e finanziari nella nità europee). Nell'84 il governatore Carlo Azeglio ore generale della Banca d'Italia. Dal 1988 al 1991 è ultivo bancario della Commissione delle Comunità resiede il gruppo di lavoro sui sistemi di pagamento a Comunità. Dal 1993 è presidente del Comitato di ancaria e dal 1995 membro supplente del consiglio o. Ad aprile del '97 è presidente della Consob. Nel mbro del Direttorio della Banca Centrale Europea. Antonio Fma fiventa Italia nche o ei caml'EuroompePadoa Consica cenene che procesutorità eratori struire mpetere e non sistere teggere mercazione izioali» ese e ne i camancario uiti con come iAnè CHI E*. Nato a Belluno il 23 luglio 1940, sposato con tre figli, bocconiano (laurea nel 1966) con master al Massachusetts Institute of Technology. Tommaso Padoa-Schioppa è assunto nel 1968 alla Banca d'Italia, dove ha percorso gran parte della carriera (solo dal 1979 al 1983 lascia Roma per Bruxelles per ricoprire la carica di direttore generale per gli Affari economici e finanziari nella commissione delle Comunità europee). Nell'84 il governatore Carlo Azeglio Ciampi lo nomina vice direttore generale della Banca d'Italia. Dal 1988 al 1991 è presidente del comitato consultivo bancario della Commissione delle Comunità europee. Dal 1991 al 1995 presiede il gruppo di lavoro sui sistemi di pagamento delle banche centrali della Comunità. Dal 1993 è presidente del Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria e dal 1995 membro supplente del consiglio dell'Istituto moetario europeo. Ad aprile del '97 è presidente della Consob. Nel '98 è nominato membro del Direttorio della Banca Centrale Europea. Antonio Fazio Bill Clinton BillGates Sergio Cofferati