Per i mutilati dalle mine

Per i mutilati dalle mine EMERGENCY Per i mutilati dalle mine Programmi di assistenza in Cambogia ADDESTRARE medici e infermieri a un tipo di ascolto, e di risposte, che tenga in debito conto le peculiari modalità di comunicazione interpersonale della cultura cambogiana di oggi. Diffondere capillarmente l'informazione sull'esistenza dei centri di pronto soccorso. Tenere sempre presente che, per quella medicina tradizionale corpo e spirito sono un tutt'uno. Essere in ogni momento ben consapevoli di agire in un contesto di povertà estrema, dove esistono ancora morti per fame, denutrizione diffusa, malattie croniche quali tubercolosi, febbri malariche, dissenteria. Queste, le linee guida del progetto per il reinserimento psicosociale dei cambogiani mutuati dalle mine, realizzato (nell'ambito di una più vasta azione intrapresa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) da Eraergency, Organizzazione Non Governativa (ONG) con sede a Milano, da 4 anni attiva con équipe internazionab di specialisti anche in Ruanda e nel Kurdistan iracheno. "Con Lon Noi, con i Khmer rossi, con i Vietnamiti", dice Roberta RibaU, neuropsichiatra che ha trascorso un lungo periodo nell'ospedale Emergency di Battabang, "il silenzio e la diffidenza reciproca erano diventati garanzia di sopravvivenza; era praticamente scomparso anche il tradizionale passaparola da un villaggio all'altro, da un nucleo familiare a un altro. Adesso, la gente deve riabituarsi a comuni- care, e noi dobbiamo aiutarli prima di tutto in questo". Aiutarli con un approccio che sappia però essere rispettoso dei significati e delle tradizioni locali, e non con un atteggiamento da psicologi occidentali. Non sembrano proponibili, ad esempio, prosegue la Ribab, "nostri modelli diagnostici come la post traumatic shock syndrome, perché queste popolazioni assorbono i traumi in modo diverso da noi, secondo la cultura buddista di base e la lunga esperienza di situazioni traumatiche continuative, una peggiore dell'altra. Né sarebbe utile la figura di uno psicologo operante in un reparto, perché, nella loro cultura, curare il corpo significa dare sollievo alla sofferenza anche psicologica. Da sempre i medici tradizionaU locali dispensano in eguale misura farmaci e consigli; nei reparti psichiatrici si insegna meditazione, respirazione, rilassamento, concentrazione; e le necessità materiali sono tali che anche i monaci, che parlano allo spirito, di fatto assistono malati, storpi e mutilati nel templi". Disseminate nelle campagne e nei boschi, ci sono migliaia di mine. Tutti i pazienti, e i loro familiari hanno riferito di essere ben consapevoli del pericolo, ma che la necessità economica è tale da costringere a lavorare comunque; a volte gli ordigni rinvenuti nei campi sono portati in prossimità delle abitazioni, dove vengono smontati per rivendere l'esplosivo e il materiale metallico, o anche usati dai bambini come giocattoli. Dunque l'informazione, non soltanto sui pericoli delle mine ma anche sull'assistenza nei centri di pronto soccorso, è assolutamente vitale: attraverso radio locali (ascoltate in tutti i villaggi), poster, e incontri con i medici, coi capi-villaggio, con gli operatori sanitari delle varie ONG, e riunioni nelle scuole, nelle Pagode. La prima richiesta che gli specialisti internazionali si sentono rivolgere è sapere di potere contare su un supporto valido. Emergency, che per la fornitura gratuita di protesi agli amputati collabora strettamente con il servizio locale del Comitato Internazionale della Croce Rossa, sta in questo periodo realizzando altri quattro posti di pronto soccorso nell'area di SamLot, dotati di autoambulanze, coordinati fra di loro e con l'ospedale a Battabang. Ma ne occorrerebbero ancora tanti... Ornella Rota Non solo cure mediche, ma diffìcili interventi di appoggio psicologico

Persone citate: Lon Noi, Ornella Rota, Roberta Ribau

Luoghi citati: Cambogia, Kurdistan, Milano, Ruanda