Simenon d

Simenon d UN GENTILUOMO TRA I BANDITI Simenon d zia o a ecve. Elsa ha soccorso e nascosto Arbaud, tornata a casa z non lo trova e corre a cercarlo dalla signora Bennet: il suo Giacomo ha la febbre, delira, ma è ancora vivo di Elsa si spalancarono dallo spavento; i rumori si avvicinavano, la pulizia perquisiva gli appartamenti, non c'era tempo da parlare. Giacomo era nella sua stanza e fra pochi minuti l'avrebbero scoperto ed arrestato. Ma si guardò intorno: penso di spingere Arbaud sotto il letto ma immediatamente si rese conto della semplicità del nascondiglio. I secondi erano preziosi... Dove nasconderlo?...Improvvisamente scorse il pannello che chiudeva il caminetto... - Là, là... presto! - articolò con voce strozzata. Arbaud fece con cenno di no. Ella congiunse le mani in un gesto di supplica straziante e ripetè: - Presto! Non c'era tempo di discutere, di convincerlo. Afferrò Arbaud per le spalle, lo spinse verso il caminetto, trovando Dio sa dove, una forza eccezionale. L'apertura del camino era stretta ed il corpo non c'entrava. l'ira necessario piegarlo, comprimervolo. Arbaud lasciava fare senza rendersi conto di ciò che accadeva. Elsa abbasso il pannello, e poiché un braccio di Giacomo impediva allo sportello di chiudersi, ella lo spinse dentro a forza come una cosa inerte. Poi con movimenti rapidi e precìsi afferrò un asciugamenoe tolse accuratamente dal pavimento le treccie di sangue, quindi aperta senza minore la porta, tolse anche dal pianerottolo la traccia rossa lasciatavi da Arbaud. La polizia era al piano di sotto. La fronte di Elsa era bagnata di sudore: ella comprendeva che la salvezza di Giacomo dipendeva solo da lei. Bisognava sedersi, riprendere Rato e dare tempo al cuore di calmarsi, ma il turbamento era troppo forte per sperare ili non tradirsi. Era necessari olar in modo che non la si esaminassi; troppo a lungo. Allora si tolse il grembiule e s'infilò il vstito, si mise il cappello e quando Jackson batti; alla porta ella era pronta per uscire. Un ultimo ansioso sguardo a tutta la camera per assicurarsi di non lasciare treccie compromettenti. Immediatamente si accorse dell'asciugamento che le era servito per togliere le macchie di sangue: l'afferrò pensando al modo di farlo sparire, Gettarlo dalla finestra, impossibile perché proprio h sotto vigilavano due agenti; nasconderlo nella stanza sarebbe stato certamente trovato. Allora Elsa, con un gesto rapidissimo, lo riascose nella camicie!la, poi andò ad aprire Strada facendo per recarsi al teatro, Elsa, pedinata dall'agente, era in preda ad angoscia tenibile. L'ispettore avrebbe pensato a guardare nel caminetto? Arbaud non si sarebbe tradito con un lamento, con un movimento? Oliando stava per entrare in teatro, l'assali un altro pensiero che la sconvolse addirittura. Ella sapeva che Giacomo perdeva sangue in abbondanza e soprattutto dalla mano sinistra. Il sangui;, spandendosi, non sarebbe filtrato sotto al pannello del caminetto, colando sul pavimento della camera? Arrivò nel camerino comune alle «girisi» e una di loro notò il suo estremo pallore. - Non ti senti bene? Elsa si svestiva ed indossava il costume da scena con gesti meccanici e stanchi. - Ho un mal di capo terribile... rispose incominciando a truccarsi. Ad intermittenza giungevano dalla sala i suoni dell'orchestra. Un cantante, terminato il suo numero, si ritirava dal palcoscenico seguito da imo scrosciare di applausi. - Tocca a voi ragazze mie! - gridò il buttafuori. Ed Elsa prese il suo posto nella fila delle «girla». Alzando le gambe in cadenza passò dall'ombra delle quinte, aiia luce abbagliante dei riflettori. Questa volta il ballo le sembrava non avesse più termine. -Se fosse morto!... Che cosa avrebbe fatto? Era probabile che tornata a casa e alzato il pannello, trovasse uncorpo rigido e freddo... A questo pensiero le veniva voglia di gridare. Serrava disperatamonte i denti per resistere alla tortura spasmodica die cuore. Nonostante ciò ella nonsbagliava un movimento. L'armonia della plastica coreografia del hallo non era turbala da nessun movimento falso e salutò il pubblico insieme alle compagne con il sorriso sulle labbra Ma rientrando nel camerino si sentiva battere le tempie a gran colpi e fu sul punto di cadere per terra svenuta. Vedeva girare tutto davanti aghi occhi e dovette fermarsi e appoggiarsi alla parete per dominare l'eccitazione nervosa. Due domande l'ossessionavano: Giacomo era morto? La polizia era riuscita a scoprirlo? Ritornava a casa quasi correndo, ma a mano a mano che si avvicinava rallentava il passo e venne un momento che le sembrò di non riuscire a proseguire oltre. Ouando da lontano, vide la casa, senti una sstretta al cuon; constatando che la folla e gli agenti erano scomparsi e che tutto era tornato nella calma ordinaria. In lei lo spavento aumentò e divenne terrore. Dal mometno che il quartiere non era più circondato, Arbaud era stato certamente trovato Salì di corsa le scale e con forza crescente eiurò nella stanza precipitandosi verso il caminetto. Giacomo non vi era più! Poco dopo, Elsa apprendeva che il marito era riuscito a sfuggire dalle mani della polizia. Rimase per circa un'ora a riflettere, a testa bassa, in preda a pensieri tumultuosi. Gli avvenimenti si erano svolti con una tale rapidità che adesso la sua mente quasi non riusciva a concatenarli. Elsa comprendeva che se Arbaud era fuggito dalla sua stanza affrontando nuovamente il pericolo di essere scoperto ed arrestato, senza contare quello di soccombere per le ferite riportate, era stato per non comprometterla. Dove era andato? Dove si era rifugiato? Perché non aveva accettato l'aiuto di colei che restava, malgrado tutto, la sua allea- ta naturale, l'aiuto di sua «moglie»? Era quasi un sentimento di gelosia che invadeva l'animo di Elsa mentre si faceva queste domande. Ella volefva ritrovarl. Lo immaginava errante, ferito, in cerca di soccorso. Chi l'avrebbe ormai aiutato? Eorse i suoi complici? Nof'Ella sentivi; che Giacomo non si era rivolto a loro. Ella aveva capito, da come l'aveva guardata in un certo momento, che quella vita là per lui era finita. Era forse andato a morire in qualche angolo sconosciuto, come queglianimali selvaggi che, (mando sentono che la vita li abbandona, vanno a nascondersi in un folto cespuglio, in un angolo deserto, per non dare ai propri simili lo spettacolo della loro agonia? E' così che muoiono le bestie feroci nella solitudine per il pudore istintivo di celare in anticipo ciò che sarà un cadavere come se non volessero sciupare la bellezza della Natura. Elsa vedeva Giacomo trascinarsi per le vie deserte della periferia, abbattersi) sulla spiaggia, cadere a capofitto nell'acqua sporca di un canale. Lo vedeva soffrire. Una mano sul petto che comprimeva la ferita per impedire alla vita di fuggire troppo presto, per non morire fra gli uomini... Improvvisamente Elsa si alzò, gli occhi lucenti, febbrili: sul volto una luce di speranza. Si mise il cappello ed usci con precipitazione. Ginta in strada si guardò ansiosamente intorno. Un solo agente fasciato da Jackson per scrupolo di coscienza, era rimasto a sorvegliare la casa. Per timore di essere seguita, Elsa montò e, uno dopol'altro, su tre tramway differenti. Finalmente giunse a GreenwichVillage. Senza por tempo in mezzo si diresse verso la pensione della signora Bennet. Quale pensiero, quale ispirazione la guidava? Non sapeva spiegarsi, ma sentiva vagamente che l'uomo infeUce toma fatalmente nel luogo dove ha conosciuto la felicità. Qualcuno uscì mentre stava per suonare il campanello. Elsa riconobbe il suonatore di trombone. Questi passò rapido e supponendo che la persona che stava sulla soglia volesse entrare, lasciò la porta aperta. Elsa entrò esitante. Dei dubbi erano sorti nel suo cervello. Non s'ingannava? Non era forse inutile ciò che tentava? Da sotto la porta del salone filtrava un raggio di luce. Il suono del pianoforte le giungeva più distinto unito adesso a risate, grida e scoppi di voci. Ciò accadeva spesso, ella lo sapeva. I pensionanti, avanti di andare a letto, si riunivano tutte le sere per un'ora o due nel salone a chiacchierare, fumare e bere. Emma, la cameriera, passò con un vassoio sul quale fumavano alcune tazze di thè e poco mancò che non lasciasse cadere tutto per terra riconoscendo Elsa. - Voi... balbettò spaurita. Elsa, sicura di non ingannarsi, articolò: - E' qui, vero? - Zitta!... Entrate in cucina... Vado ad avvertire la padrona... Elsa si avviò rapidamente verso la cucina e vi entrò. La signora Hennet non si fece aspettare a lungo. Pochi minuti dopo ella abbracciava la giovane donna, raccomandandole: Parlate sotto voce!... Oh! povera figlia... Che sciagura... E la buona signora Bennet cercava la mano di Elsa e gliela stringeva con forza come per infonderle coraggio. - Siate prudente!... Bisogna che nessuno lo sappia... Giuoco la mia reputazione!... E' giunto qui in uno stato da far pietà... - Vive?... domandò Elsa. - Sì, vive... Ma io non so ancora nulla!... Ditemi, è proprio lui?... -Che volete dire? - Potete essere sincera con me... I giornali della sera narrano la terribile caccia all'uomo nella 133° Avenue. Ho subito capito che era lui... Ma, non temete, non vi scaccerò... e nemmeno avvertirò la polizia... Ma voi come avete fatto a sapere che era venuto qua?... -Posso vederlo? Aspettate».. C'è il dottore... Non è proprio un medico ma, adesso, vi spiego... Quando Giacomo è arrivato qui io non l'ho riconosciuto... Era travestito da vecchia. Mi sono accorta immediatamente che conosceva la casa, perché mi ha spinta qui in cucina dove mi ha detto: -Sto per morirei... Datemi una camera!... Intanto si spogliava delle vesti femminili... No, non sono più qui... Le ho bruciate... Ma non è stato facile. Per un'ora in questa stanza non si riusciva più a respirare a causa del fumo!.... "L'Ini aiutato a salire in camera... Capivo che dovevano essere accadute delle cose molto gravi. «Appena giunto in camera non ha avuto nemmeno Q tempo di avvicinarsi al letto, è caduto di schianto per terra. «Ho avuto paura... non osavo mandare a chiamare un medico... Fortunatamente mi sono ricordata di uno studente di medicina che avevo avuto come pensionante ma che dii due settimane era andato ad alloggiare alla pensione all'angolo della strada perché meno care. ..Sono corsa a cercarlo e l'ho trovato. Adesso è al capezzale di Giacomo... Mi ha detto che ci resterà per tutta la notte... Emma è già andata quattro volte alla farmacia... Venite, andiamo su, ma senza far minore... Bisogna che i pensionanti non dubitino di nulla... Sono della brava gente ma un'imprudenza si fa presto a commetterla...». La signora Bennet parlava così sottovoce che Elsa l'udiva appena. - Aspettate un momento... Vado a vedere se non c'è nessuno per le scale... Seguitemi a distanza... Se vi faccio cenno, tornate immediatamente qui in cucina... E la signora Bennet si avviò con aria misteriosa. Elsa la seguì silenziosamente. - Riconoscete la camera?... E' là!... No, non aprite finché non sono scesa. Ci sono delle cose che non posso vedere... Sembra che... - Che cosa? - Niente... Lasciatemi scendere... E la buona signora si allontanò frettolosamente mentre Elsa afferrata la maniglia delia porta la girava esitante. Appena entrata nella camera dove giaceva Arbaud, un uomo si alzò dalla poltrona posta vicino al letto e le venne incontro. Guardò con curiosità la sconosciuta visitatrice mentre portava l'indice alle labbra per reclamare il silenzio. Poi le mostrò il viso congestionato di Giacomo. Qu^-'' teneva gli occhi semichiusi e la mano destra stringeva convulsamente il lenzuolo mentre il braccio sinistro era imprigionato in un apparecchio di gesso. Elsa rinchiuse la porta: un forte odore di iodoformio e di sangue le afferrò la gola. L'uomo che le si avanzava incontro dimostrava appena una ventina d'anni. Il suo viso paffuto, gli occhi buoni ed ingenui davano ad Elsa l'impressione di trovarsi davanti ad un ragazzone cresciuto troppo. Egli le fece cenno di seguirlo in un angolo e a voce bassissima le soffiò: - Siete voi che vi chiamate Elsa? Ella rispose di sì con la testa. - La febbre è sopra ai quaranta... Delira continuamente... Ma non dovete spaventarvi... - Sperate di salvarlo? - Non posso promettervi nulla... La nottata deciderà... Se riesce a vincere la febbre, la guarigione è sicura... Una palla gli ha sfiorato un polmone... E'molto grave... Elsa non osava domandare al giovanotto di far venire un medico più anziano e quindi più pratico. Lo vedeva così giovane che ne era spaventata.! Indovinò lo studente il suo pensiero? La verità è che soggiunse: - Sono intemo all'Ospedale Maggiore... Ho parlato per telefono col mio professore e gli ho chiesto dei consigli, senza dirgli della persona di cui si trattava... Mi ha promesso di venir subito qui se lo stato del ferito si aggravasse. Spero però che non sarà necessario. Elsa volse nuovamente lo sguardo verso Giacomo, il cui viso era terribilmente impressionante a causa delle palpebre socchiuse che lasciavano scorgere le pupille nelle quali non si rifletteva nessuna scintilla di vita. (Continua) ©1929 Estate of Georges Simenon ali rights reserved Per gentile concessione di Adelphi Edizioni IrìsDlijtudine vanno $ morire le bestie feroci, quando sentono che la vita le abbandona, perii pudire di celare! ! cosa sarà , un cadavere Ai capezzale c'è un giovane studente di medicina: «Una pallottola ha perforato il polmone, ma non dispero di salvarlo» XVI PUNTATA RIASSUNTO Giacomo Arbaud, ferito in conflitto a fuoco con la polizia soccorso da Elsa, era riuscito a fuggire travestendosi da vecchietta: nessuno sa ancora dove. z giP^LI OCCHI IL FEUILLETON tuttoUbritempoUbero

Persone citate: Bennet, Georges Simenon, Giacomo Arbaud, Rato, Simenon

Luoghi citati: Jackson