Michelangelo la sovversiva gioventù

Michelangelo la sovversiva gioventù Michelangelo la sovversiva gioventù LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei GLI esordi alternativamente sovversivi, di bravura illusionistica, di sublime contraffazione del classico del giovane Michelangelo, dalla bottega dei Ghirlandaio e dalla scuola di Bertoldo di Giovanni nel giardino mediceo di San Marco al primo soggiorno romano e al Bacco per il Cardinale Riario, sono offerti alle brigate giapponesi, anglosassoni e tedesche nella Sala d'Amie svil fianco di Palazzo Vecchio e al più sofisticato turismo fuori circuito in due sale di Casa Buonarroti. Con l'aggiunta, per amatori esterni e locali con occhi e menti già allenati sul Michelangelo «garantito» (ma forse troppo spesso fossilizzato dall'aura della «terribilità» e del disegno anatomico ad oltranza), di una serie di proposte che sono state e sono fonte di un dibattito critico talora bisecolare, talora LA MODSETTIMarco solo decennale, come nel caso del Fanciullo arciere già dell'antiquario fiorentino Bardini all'inizio del secolo, riscoperto nel secondo dopoguerra nel giardino di casa Whitney nella Fifth Avenue a Manhattan, divenula sede dei Servizi Culturali dell'Ambasciata di Francia. O, con maggiore eco e notorietà, al di fuori degli specialisti nel caso del Crocifisso riscoperto da Margrit Lisner nel convento di Santo Spirito a Firenze e identificato - con parere non condiviso da parecchi critici - con quello citato dal Vasari come commissione del priore che ospitava segretamente nel convento il giovane non ancora ventenne per i suoi studi di anatomia sul cadavere: un «topos» standard per i grandi fiorentini dell'ultimo '400. E certo, nel fervore di questi dibattiti, conta primariamente il fatto che la ma- STRA LLA MANA Rosei teria di base della contesa è quella ardente e rapinosa del «divino» Michelangelo. In questo caso aggiunge ulteriore sapore al dibattito la constatazione che il primo Michelangelo è già di per sé problematico e sperimentale, stupendamente ambiguo e contraddittorio, attraverso le opere incontrovertibili esposte in Palazzo Vecchio. Ma anche qui non tutti sono d'accordo sulla precocità. Tanto più emerge l'eterodossia visionaria, lo stravolgimento espressivo, e verrebbe da dire espressionista, delle forme dei due bassorilievi che le fonti da Vasari a Raffaello Borghini dicono scolpiti nel giardino di San Marco: nello stesso tempo abnormi il dorso «titanico» del Bambino della Madonna del la scala e compresse in imo spazio senza profondità, antiillusionistico, che ribalta di novanta gradi la «misurazione» di Brunelleschi e Alberti, possenti ma modellate tra politezza e «non finito», nel caso della Battaglia, in una fluenza luministica che addolcisce il marmo quasi fosse cera. Tanto più emerge, intendo, a confronto in questa occasione con la raffinatezza classicistica dei bronzi e bronzetti del maestro Bertoldo di Giovanni o con la dolcezza severa della Madonna col Bambino in tondo di Benedetto da Maiano proveniente da Scarperia, al culmine della classicità rinascimentale. Non a caso dietro alla Madon na della scala mi sembra vi sia soprattutto l'opera più fantastica ed eterodossa di Donatello, i tondi in stucco colorato nelle vele della sacrestia vecchia di San Lorenzo. Non a caso, dal passato al futuro, quella sorta di piccolo ma illimitato caos esiodeo concentrato nella Battaglia, embrione della parte inferiore del Giudizio Universale, ha ispirato i due disegni, di Rubens o copie da Rubens, giunti da Parigi e da Rotterdam. Che questa eterodossia e inquietudine di «crisi del Rinascimento» non sia una voce nel deserto ben lo vediamo in mostra attraverso il primo degli enigmi critici, la proposta minoritaria di riconoscere nella tavola Harvey in collezione inglese la copia pittorica di Michelangelo a bottega dei Ghirlandaio dell'incisione di Schongauer U' tentazioni di sant'Antonio, prototipo di espressionismo nordico, documentata dalle fonti. E soprattutto lo vediamo attraverso l'arrivo a Casa Buonarroti dal Metropolitan di New York dell'incredibile, folle Scena di caccia di Piero di Cosimo, osmosi feroce e mitica di uomo e bestia degna di qualsiasi maestro danubiano ma anche della Batta glia. In Palazzo Vecchio, le statue bolognesi realizzano un completo rovesciamento di fronte, ostentano un bilanciamento classico, una perizia illusionistica nelle ricadute e negli anfratti dei panneggi che sono preludio alla Pietà di San Pietro e rivaleggiano con le punte d'argento di Leonardo fiorentino di un decennio prima. L'Angelo reggicandelabro esposto di fronte alla tavola della Madonna di Manchester della National Gallery di Londra sembra avvalorare l'attribuzione a Michelangelo nel primo e più antico dei dibattiti critici intorno a quest'opera, comunque, di nuovo, eterodossa di là d'ogni limite. La sua assoluta mancanza di atmosfera e di profondità illusoria, in favore di un irrealismo mentale di forma colore che nessun manierista eguaglierà, nemmeno Pontormo, non può in nessim modo essere attribuita all'incompiutezza dell'opera, con i due angeli fantasma sul lato sinistro che inglobano in se tutto un futuro da Flaxman a Buine Jones a Paolini. Giovinezza di Michelangelo Firenze. Palazzo Vecchio e Casa Buonarroti fino al 9 gennaio Tutti i giorni 10-19 PALAZZO VECCHIO E CASA BUONARROTI OSPITANO DISEGNI, STATUE E BASSORILIEVI DI ILLUSIONISTICA BRAVURA E DI RAPINOSE INQUIETUDINI k 'ii «La Madonna di Manchester», uno dei capolavori giovanili di Michelangelo in mostra a Firenze