Un fiume a guado quasi fosse in Tibet

Un fiume a guado quasi fosse in Tibet A QUARANTA CHILOMETRI DA TORINO Un fiume a guado quasi fosse in Tibet WEEKEND Renato Scagliola NELLE tranquille e grass-f campagne del Pineroless. tra Cavour e Garzigliana, più o meno a 40 chilometri da Torino, è ancora possibile passare i fiumi a guado come una volta. Non proprio con le ruote o i piedi nell'acqua, ma transitando su un rilevato di pietre e ghiaia che unisce le sponde del Pellice o del Chisone. La poca acqua passa sotto, attraverso grandi tubi di lamiera, e il tutto è comunque solitario e avventuroso, come in Tibet, o in una pampa, più in piccolo si capisce. Gli abitanti della zona non sono soddisfatti dell'originalità della situazione e preferirebbero un ponte normale per evitare giri chilometrici quando l'acqua è troppo alta. All'imbocco dei transiti infatti un cartello mette le mani avanti e avverte che sono impraticabili in caso di piena! I passaggi sono tre: dalla trazione Zucchea di Macello verso Cavour, dal paese di Garzigliana verso la frazione Babano e uno, meno frequentato, che pas:a a lato di un impianto di tiro al , ...ttello, e porta alla frazione Si i 'la di Macello. I fiumi, che appena poco primi erano torrenti, appena usciti dal!2 ; ispettive valli, sono quasi sempre .n secca, poiché le acque vengono captate a monte per irrigare i c^mpi. Un buon esercizio può essere quindi passeggiare sui greti sassosi e solitari, lontanissimi da rumori, puzze e antropìe di ogni genere. Nelle aree golenali è anche proibita la caccia quindi non si corrono rischi di nessun calibro. Tra le boscaglie schizzano ogni tanto le mini lepri, specie extracomunitaria, importata a scopo venatorio in Piemonte solo nel 1966 dal Nord America e che si è moltiplicata biblicamente. Il Chisone, verso Vigone, ogni tanto conserva pozze d'acqua e piccole paludi dove sguazzano garzette bianche. Marciando su milioni di pietre chiare, piccoli banchi di sabbia e limo, il panorama sulle rive è solo di alberi e cespugli, non si vedono case e si sta in pace. I sassi sono miliardi, tutti belli arrotondati e lisci, dopo aver rotolato per qualche centinaio di migliaia di anni, un metro per volta, dalle montagne fino al piano. Tic, tac, tic, tac, sbattuti di qua e di là dall'energia idraulica fino a perdere il più piccolo spigolo; e d'estate se ne stanno fermi sotto il sole esausti e bòllcmti. E ognuno ha mutato aspetto strada facendo, a seconda della sua composizione: seipentini, quarziti, scisti, marmi, graniti e avanti. Peccato che i passi facciano qualche rumorino ogni tanto perchè le pietre si muovono un poco. E' meglio quando c'è un piccolo tratto sabbioso, o un banco di fango secco, magari spaccato a quadretti dal sole, e allora non si fa rumore. A guardarle ferme sembra impossibile che camminino, in eterna, lenta migrazione, anche se con personali dinamiche e andature. Magari ai tempi degli Acaja erano dalle parti di Pinerolo, piene di bitorzoli, e adesso sono tmasi a Villafranca, smagrite e scivolose come saponette e con le vene in evidenza. Intorno c'è un silenzio estivo, di quelli campagnoli di una volta. Se ci si siede all'ombra di un pioppo o di un salice, su una sponda, si sentono uccelli, i soliti versi delle cornacchie, un campanile lontano, ronzio di mosche, tafani, mosconi, qualche fruscio nell'erba, una lucertola, una biscia, una mini lepre. 11 camminare sul letto (in piano) di un fiume non è ancora definito con qualche parola inglese che finisce in «ing», ma forse è solo questione di tempo. Per lunghi tratti il greto è stato lavorato dalle pale meccaniche degli impianti (tre) che producono pietrisco: il greto in un punto appare spianato come una pista d'atterraggio di fortuna in tempo di guerra, oppure ordinato in grandi solchi pietrosi ortogonali agli argini. Altrove è intatto, modellato solo dalla corrente, dai vortici. Finita la passeggiata si possono fare pochi chilometri verso occidente e le montagne, e, oltrepassata la frazione di Genierello che ha una pieve dalla bella facciata convessa e dipinta, bisogna sostare : oziare un poco nel minuscolo comune di Campigliune, aristocratico e silenzioso villaggio con alcune monumentali ville settecentesche, ben tenute, abitate, sorvegliate. Intorno ci sono parchi all'inglese aperti verso le campagne, con alberi secolari, plata¬ ni, faggi, e un magnifico noce del Caucaso, o Pterocaria, che fa ombra alla piccola parrocchia e intasa con i suoi semi alati le grondaie della canonica. Gli edifici della piazza principale del paese sono tutti dell'altro secolo, anche se ci sono tutte le comodità del duemila: il ristorante Centro, cabina del telefono, distributore di benzina e ufficio postale (blindato). Tutto epicamente provinciale, sempre tranquillo e silenzioso, estate e inverno. Itinerario avventuroso e solitario sulle rive di pietre e ghiaia che uniscono le sponde del Pellice o del Chisone Immagini da Garzigliana

Persone citate: Babano, Cavour, Marciando, Renato Scagliola