Ma il Petrarca non è un poeta psicologico

Ma il Petrarca non è un poeta psicologico Ma il Petrarca non è un poeta psicologico RECENSIONE Giorgio Ficara «Amate e amanti» di Marco Santagata: i passi avanti compiuti dal linguaggio amoroso, l'evoluzione e i traguardi della psiche nel corso dei secoli, considerati come un dato inoppugnabile QUALCUNO (Henry ReyFlaud, in un saggio del 1983) ha parlato di nevrosi cortese illudendosi di far luce la luce della modernità - una volta per tutte sull'amor cortese: sentimento magnanimo e folle che «nessuna gioia uguaglia» allorché lo sguardo dell amata va dritto al cuore dell'amante - «'1 seus tels douz semblans me vai al cor» (Ventadorn); passione innata che si origina dal vedere una donna e dal pensarla oltre misura, «procedens ex visione et immoderata cogitatione» (Capellano); imperio o appello irresistibile, più forte dell'amore della, vita, che gui| da Lancillotto contro la legge dell'onore e del logos, a tal punto che quando la regina passa sotto la sua finestra vorrebbe lasciarsi cadere giù («se vost ius lessier cheoir...»). Come ben sapevano i grandi studiosi degli jongleurs, da Edmond Farai a Ezra Pound, la modernità, innanzitutto dal punto di vista del lessico, nuoce all'approccio all'amor cortese: termini come nevrosi, desiderio, frustrazione, rimozione, allontanano dalla meta più che mille errori d'attribuzione o di RECENGioFic IONE gio ra datazione. Modernizzare questo nostro respiro è stupido. Quando Francesco Guglielmino dis • se a Verga, passeggiando per la via Etnea e parlando dei siciliani, di sé e dello stesso Verga: «Siamo romantici», l'altro subito ribatté: «Ma che romantici, figlio mio, siamo ingravidabalconiD. La distanza fra la strada e il balcone, nella stessa Sicilia di Jacopo da Lentini e di Pier della Vigna, seicento anni dopo, era la stessa. E forse è la stessa negli Amori difficili di Italo Calvino o nel Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi. Non credo che Marco Santagata, autore di un esemplare commentò ai Rerum vulgarium fragmenta (1996), esploratore dello sconfinato intertesto volgare e cortese di Petrarca in Per moderne carte ( 1990), ad un tempo studioso e volgarizzatore di testi classici, sia della mia stessa opinione. I «passi avanti» compiuti dal linguaggio amoroso, l'evoluzione e i traguardi della psiche nel corso dei secoli, gli sembrano, credo, un dato inoppugnabile. Lo stesso Petrarca, in questo nuovo saggio dal titolo promettente Amate e amanti, è interessante e canonico in quanto «psicologico» o addirittura in quanto inventore d'una poesia psicologica: «Laura esce dal romanzo lirico di Petrarca con tratti inconfondibilmente suoi»; «la psicologia fa il suo ingresso nel discorso amoroso»; «i temi, le immagini, il lessico del dolore e della sofferenza amorosa conoscono un incremento senza precedenti». Su questo schermo Santagata proietta diversi «sistemi» molto cogenti e incalzanti, e teoremi stringenti come quello sul madrigale LIV del Ganzo niere, in deroga al codice dall'amor cortese (una specie di Petrarca «galante») e le fonti biblico-patristiche in aperto conflitto con il mezzogiorno pagano e sensuale («tornai indietro quasi a mezzo il giorno»). O quello d'un Petrarca in bilico fra cupiditas e carìtas già secondo il Panofsky ,J-ariche in alternativa a Dante la cui «trabordante valenza etica e simbolica» si risolve «ih un azzeramento della personalità» di Beatrice. Per parte mia, lo confessò, sto ancora e assolutamente con De Sanctis il quale, coni'è noto, non trovava alcun filo logico (psicologico), un post hoc ergo propter hoc neppure sentimentale nel Petrarca amatissimo: «è la prima pagina di un romanzo; ci manca il romanzo o la storia. Perché si ha storia, quando i fatti generano fatti, quando i sentimenti si sviluppano e, giunti all'ultima intensità, si trasformano in sentimenti di altra natura». . y..ì Da un codice del «Canzoniere» del Petrarca, conservato nella Biblioteca Trivulziana di Milano Marco Santagata Amate e amanti Il Mulino, pp. 246. L. 34.000 SAGGIO

Luoghi citati: Lentini, Milano, Sicilia