Ombre morali e teologiche tra Dante e maestro Guido di Lorenzo Mondo
Ombre morali e teologiche tra Dante e maestro Guido Ombre morali e teologiche tra Dante e maestro Guido RECENSIONE Lorenzo Mondo QUESTO «Dante» di Enrico Malato, oltre a testimoniare l'inesauribile richiamo del poeta della «Commedia», prende alle soglie del Duemila una diversa responsabilità: acquista il senso di un consuntivo sulle interpretazioni che di lui si sono date nel corso del Novecento. Lo studioso, ma anche il lettore di gusto che voglia rinfrescarsi le lontane o intermittenti letture dantesche, vi troverà occasioni di riflessione critica e aggiornamento. L'autore traccia un profilo essenziale di Dante e della sua opera, ma non si esime dall'affrontare in prima persona i numerosi problemi aperti: dalla doppia redazione della chiusa della «Vita nuova» alla paternità del «Fiore» e del «Detto d'amore». Suscita però un interesse particolare, meno specialistico, la trattazione del rapporto tra Dante e Guido Cavalcanti, che costituisce il fuoco vitale del libro. Perché Guido è con Dante, che lo caccerà dal «nido», eminente poeta del Duecento, protagonista anche di una vivida biografia. Uomo di parte bianca, è coinvolto negli scontri armati con la fazione di Corso Donati che cercherà di assassinarlo: mentre si avvia pellegrino verso Santiago di Compostela (ma nel suo viaggio interrotto inclinerà soprattutto alle occasioni amorose, alle suggestioni poetiche d'oc e d'oil). Esiliato a Sarzana dai Priori, tra cui siede lo stesso Dante con intenzioni di paciere, rientrerà a Firenze soltanto per morirvi di febbri. Dante lo considera il «suo primo amico», il maestro nell'apprendistato poetico, e gh dedica tra l'altro «La vita nuova». Ma ci sono tra i due «riconosciute e tormentate zone d'ombra». Nel grande dibatti- RECENLorMo IONE nzo do to sulla natura e sui modi dell'amore, Dante si preoccupa di ottemperare al «fedele consiglio della ragione». Diversamente da Guido che nella canzone dottrinale «Donna me prega» insiste sui concetti di passione e smoderatezza, di impossessamento fatale, escludendo dall'amore il freno della ragione e della virtù («Solo Amor mi sforza/ contro cui non vai forza - né misura»). E' la lezione di Andrea Cappellano che nel «De Amore» ha offerto il codice privilegiato della lirica cortese. E Malato ipotizza che «Donna me prega» sia una replica contestativa, ricusante, alla «Vita nuova». La Vanna di Guido rifiuta ogni parentela con Beatrice, non condurrà all'«Amor che move il sole e l'altre stelle». Non sono soltanto in gioco acutezze psicologiche e manieristiche, la questione diventa in realtà morale e perfin teologica. La frattura è netta, tanto che Guido scompare dall'orizzonte poetico di Dante e viene lasciato «ostentatamente fuori», come figura, dalla «Commedia». Ma già Contini ossarvava che «l'ombra e il pensiero di Cavalcanti lo accompagnano fino al termine di una carriera tanto indeducibile dai suoi principi, ma in cui seguita a rifare i conti col patrono della sua giovinezza poetica». Malato si applica con fervore a documentare questa resa dei conti. Prende le mosse dall'episòdiddi Paolo e Francesca, da una passione che risponde, fin nei ricalchi lessicali, agli enunciati di Andrea Cappellano. E' tutta una civiltà letteraria improntata alla logicajcortese che là viene esemplata. E Dante ne è catturato, ma nel momento stesso in cui esprime pietà per i due "cognati", avverte la natura peccaminosa del loro amore. Ne è sconvolto fino allo svenimento che, variamente interpretato, sarebbe da'intendere invece come la conseguenza di quella rivelazione, del pericolo corso con una mdiscriminata pietà. Il secondo;passo nella confutazione indiretta di Guido lo avremmo nel VII del Purgatorio, dove Virgilio offre una dissertazione generale sull'amore, visto come semenza di ogni bene e di ogni male. Contrastando «l'errar* de* ciechi che si fanno duci», argomenta che anche la virtù è innata come l'impulso amoroso è deve sempre prevalere sul «talento». Infine,1 l'incontro con Stazio. Il suo trasporto per Virgilio (e sia pure inteso nel senso di amore intellettuale orientato verso un oggetto degno) risponderebbe con angolature antitetica a quello di Francesca. Stazio seppe farsi di Virgilio un buon1 «Galeotto», un tramite letterario alla verità e alla salvezza. Lasciamo agli specialisti l'apprezzamento di queste aguzze ed anche ardite investigazioni. Che ci hanno consentito mtanto di rileggere, cor òcchio più smagato, questa straordinaria avventura intellettuale e morale. Enrico Malato Dante Salerno, pp. 420. L. 39.000 SAGGIO
Persone citate: Andrea Cappellano, Contini, Enrico Malato, Enrico Malato Dante, Guido Cavalcanti, Guido Recensione, Malato, Priori
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