Spiare per Mosca, solo per passione di Giorgio Boatti

Spiare per Mosca, solo per passione Spiare per Mosca, solo per passione Due storie d'altri tempi: il rivoluzionario Sozzi, suicida nel carcere fascista nel 78, e l'asso del paracadutismo Rinaldi, processato nel '67 LA periodica irruzione del tema cirillo quinte colonne (soprattutto se al servizio di Mosca) consente, solitamente, di dare verve agli stanchi scenari della vita politica italiana. E, non bastasse, distoglie la pubblica attenzione da questioni spinose mentre, al tempo stesso, accende ritualità conflittuali: dimentiche d'appartenere ormai ad un'altra faglia della storia. Incapaci, dunque, di inquadrare le cose con lo sguardo smagato con cui il duca D'Auge, ne Ipori blu di Queneau, si sofferma sullo stratificarsi infinito e caotico della Storia. Ricordate, nel testo magistralmente tradotto da Italo Calvino, le memorabili pagine dell'incipit? «Il Duca d'Auge sali in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là.. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara. I Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, 1 Saracineschi chiudevano persiane. - Tutta questa storia - disse il Duca d'Auge al Duca d'Auge - tutta questa storia per un po' di giochi di parole, per un po' d'anacronismi: una miseria. Non si troverà mai via d'uscita?». lividentemente la via d'uscita non si è ancora trovata se, da noi, solo Francesco Cossiga ama indossare gli abiti del Duca a Auge. E il tema delle spie venute dal freddo basta a riscaldare immediatamente la scena politica, Tra tutte le spie venute dal freddo quella che - almeno sui cieli italiani ha volato letteralmente più alto si chiamava Giorgio Rinaldi. Asso del paracadutismo era abituato alle alte quote dalle quali si lanciava in caduta libera conquistandosi ambiti record europei nonché l'ammirazione dei genoraloni atlantici che lo avevano graditissimo ospite nelle loro basi. Figlio del conte Filippo Rinaldi Ghislieri questo astigiano, già ufficiale di cavalleria e - dopo l'è settembre 1943 - combattente partigiano conosciuto col nome di «Neri», nel dopoguerra entra a far parte del bouquet spionistico del Gru, il servizio d'intelligence dell'Armata Rossa. Come direttore del centro di paracadutismo di Torino aveva libero accesso in tutte le basi atlantiche e, durante le sue tournée tra le unità operative della Nato, ramazzava informazioni "top secret" con irrisoria facilità perché era simpatico, spaccone, pieno di verve. Nessuno - fino al 1967, quando viene arrestato assieme all'amatissi- ma moglie - può supporre che questo gentiluomo piemontese sia riuscito a razziare segreti anche durante le sue performances paracadutistiche quando - in caduta libera, senza ossigeno, catapultato da seimila metri - scatta fotografie dei siti strategici delle armate occidentali. Come emerge nel corso processo, a conclusione del quale viene condannato a dieci anni ai carcere, Rinaldi è una spia di Mosca ma - pur razziando segreti atlantici - non ha mai danneggiato direttamente l'Italia. Il campione di paracadutismo - come spiega infatti nel suo libro di memorie intitolato Tainik, pubblicato poco dopo la fine della carcerazione duranto la quale gli è morta la moglie - si è infatti sempre rifiutato di passare ai suoi corrispondenti di Mosca informazioni riguardanti il suo Paese natale. Non era una spia, invece, ma un rivoluzionario di professione quel Gastone Sozzi che, militante del Pcd'I di Gramsci e Togliatti, viene esfiltrato nel biennio 1923-24 in Unione Sovietica dove frequenta la Scuola Militare di Leningrado presso la quale si formano i quadri dello stato maggiore dell'Armata Rossa e i commissari politici dei servizi segreti militari ai Mosca. Rientrato in Italia dopo il Congresso di Lione Sozzi opera in completa clandestinità come coordinatore dell'ufficio militare del Pdc'I - installato prima in una villa di Santa Chiara, a pochi chilometri da Sturla, e quindi in un appartamento milanese - e cerca di dare vita ad una rete informativa sotterranea comunista all'interno delle forze armate fasciste. I tempi sono difficili e le forze di sicurezza del regirne sempre più efficienti nell'individuare le attività dell'avversario. Gastone Sozzi viene arrestato a Milano nel 1927 e, imme, diatamente, i funzionari della polizia politica individuano in questo giovane militante nativo di Cesena - già attivo contro gli squadristi di Balbo in Romagna e quindi impegnato nei primi anni venti a Torino, dove è tra i quadri comunisti più vicini a Gramsci - uno dei coordinatori del lavoro cospirativo dentro le forze armate. Forse sono anche a! corrente del suo soggiorno in URSS e quindi, ai loro occhi, Sozzi è tout court una spia bolscevica. Decidono quindi di affidarlo al controspionaggio che ne dispone il trasferimento dal carcere milanese a quello di Perugia dove possono essere impiegati altri modi, più efficaci, per strappargli i segreti che conosce. Di questa drammatica vicenda Camilla Ravera - appartenente al ristrettissimo gruppo dirigente del Pcd'I rimasto in Italia in quegli anni - così scrive nelle sue memorie: «Gii interrogatori erano stati particolarmente duri. Il generale Ciardi, avvocato militare del Tribunale speciale e un ispettore del ministero degli Interni si erano recati da Roma a Perugia con l'incarico di farlo parlare con qualsiasi mezzo... Volevano fargli dire i nomi dei soldati e degli ufficiali con cui era in collegamento. Sozzi non aveva parlato. E la mattina del 7 febbraio 1928 sua moglie e suo padre avevano ricevuto la comunicazione "Gastone Sozzi si è impiccato nell'inferriata della propria cella". Si erano precipitati a Perugia. Intorno al collo dì Gastone non c'erano lividi, ma l'autorizzazione a praticare l'autopsia era stata negata. Gastone Sozzi conclude la Ravera - era stato assassinato da torturatori disumani». Pagine tragiche, altre faglie smozzicate della Storia - avrebbe detto sconsolato il conte d'Auge. Episodi difficili da accostare alle vicende di infiltrazioni e reclutamenti operati dal KGB in Occidente negli anni della guerra fredda. Con tanto di iscrizione nel libro paga di Mosca. E, probabilmente, con annesse virate - lucrose e immediate- dei neo-agenti segreti assoldati in Italia. Trasformatisi in quella che più che una spy story sembrerebbe una commedia di Totò - in agenti «rivoltati». Già dell'Est. Poi dell'Ovest. Ma, essenzialmente, solo al servizio di se stessi. E della propria carriera. DA LEGGERE R. Queneau I fiorì blu Einaudi 1984 G.Rinaldi Tainik fuori commercio C. Ravera Diario di trent'annl Editori Riuniti 1973 Giorgio Rinaldi, asso del paracadutismo, fu processato per spionaggio a favore dell'Urss nel 1967 LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it)