Quartetto d'amore e licenza di tradire di Osvaldo Guerrieri

Quartetto d'amore e licenza di tradire la recensione m «Le affinità elettive» al Carignano Quartetto d'amore e licenza di tradire Osvaldo Guerrieri TORINO E bravo Matteo Tarasco. Con una compostezza neoclassica è riuscito a dar vita teatrale all'incipit delle «Affinità elettive», ne ha fatto (per ora) commedia mondana vaporosa di chiacchiera, leggera di sentimento, enigmatica nello sviluppo. Ma con una bella dose di libertà. Le insistite affermazioni della vigilia sulla fedeltà totale al gran romanzo di Goethe vanno messe un po' da parte. Del resto è stato anche detto che la proposta integrale del romanzo sarebbe avvenuta in chiave e in termini teatrali, che l'idea della lettura era stata bandita. Di conseguenza, ciascuno poteva legittimamente chiedersi come sarebbe stato possibile teatralizzare una pagina ricca di dialoghi, ma anche, e logicamente, densa di digressioni, descrizioni, nessi narrativi. Ed ecco la risposta di Tarasco. Alla prima delle dieci rappresentazioni, in un teatro Carignano colmo di pubblico e di attesa, ci ha proposto una cornice e una situazione che invano cercheremmo in Goethe: un pontile di legno sospeso sulle acque d'un lago; Carlotta distesa al sole; Eduard che esce dalle acque in cui ha preso un bagno, gocciolante, a dorso nudo; i due sposi che si scambiano un lungo bacio... Non correte a togliere dallo scaffale l'edizione Einaudi tradotta da Massimo Mila (quella utilizzata da Tarasco): una situazione come questa non potete trovarla, cosi come non potete trovare i baci che Carlotta e Eduard si scambiano non appena possono, e possono Faggiani e Lazz V spesso. Direte: ma allora, dov'è la fedeltà a Goethe? Sarebbe fuori luogo ripetere quel che disse Moravia sulla trasposizione di un testo da un mezzo all'altro: fedeltà è tradire. In realtà, qui, il tradimento è «esterno», ha a che fare col «montaggio», col «trattamento». Il punto reale della questione è vedere dove porta un simile «tradimento». Dalle primissime battute (ma bisognerà verificare in futuro) porta dritto al cuore di Goethe. Quel che conta, nel romanzo, è l'analisi del sentimento amoroso visto come riflesso dell'attrazione chimica, 1'«affinità elettiva» appunto; conta il principio che si possa abbandonare il partner per un'altra persona perché anche gli elementi naturali obbediscono alle stesse pulsioni combinatorie o disgregatrici. E questo obiettivo appare fin dall'inizio ben delineato. Anche nello spettacolo. Eondali smaltati di blu e di fucsia, un manto erboso in proscenio, il pontile, qualche divano dorato, sommari cenni di arredo, vetrate... ecco, è qui che Carlotta e Eduard ricevono prima il Capitano e poi la giovane Ottilia; è qui che, gradualmente ma irresistibilmente, esplode un dramma enigmatico che lasciò per lo più perplessi i contemporanei di Goethe. In scena, Luca Lazzaresqhi (Eduard), Sara D'Amario (Carlotta), Federica Bonani (Ottilia) e Alfonso Veneroso (il Capitano) sono le pedine del gran teorema narrativo. Recitano con impegno, non sempre fluidi e a volte disuguali. Ma gli applausi sono scroscianti. areschi in scena V Faggiani e Lazzareschi in scena

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