Dio benedici il Danubio di Silvia Ronchey

Dio benedici il Danubio Popi, imam, rabbini, pastori anglicani sulla nave mistico-ecologica che salpa domani Dio benedici il Danubio Silvia Ronchey COSA ci fanno insieme il patriarca di Costantinopoli e l'arcivescovo di Canterbury, l'Iman e Sceicco El Azhar, i rabbini del Congresso Ebraico Mondiale, una delegazione buddhisl.a e una del WWF? E con loro, cosa vanno a fare tutti insieme sul Danubio centinaia di prelati, monaci e teologi ortodossi, professori universitari, filosofi, artisti e scienziati, su una nave che per due settimane percorrerà quasi l'intero corso del più grande e devastato fiume d'Europa? E come mai al progetto, definito di «coopcrazione scicntifico-religiosa» e di «cura teologica dell'ambiente», partecipano anche capi di stato e uomini politici, i delegati della Commissione CEE per la sicurezza nucleare, i dirigenti dcll'UNESCO, i reali britannici, i principi di Giordania, nonché il presidente del Parlamento Europeo e il vicepresidente degli Stati Uniti d'America? Non è né uno scherzo né un film di fantascienza alla Stalkcr di Tarkovskij. Domimi la nave dell'Osservatorio Teologico-Ecologico della Chiesa Ortodossa sul Destino delle Acque, costituito nel millenovecentesimo anniversario dell'Apocalissi di Giovanni sotto gli auspici congiunti del patriarca ecumenico Bartolomeo, del principe Filippo di Edinburgo e del presidente del WWF, salperà da Passati, in Germania. Attraverserà dieci nazioni, di cui almeno due in effettivo stato di guerra civile, rischiando il sequestro armato e la contaminazione nucleare. Il 26 ottobre, se Dio vorrà, approderà a Costanza. Proprio sulle acque del Mar Nero, là dove già il poeta Josif Brodskij rispecchiava, in Fuga da Bisanzio, il più nero degrado del pianeta. Mentri; il papa cattolico predica la sacralità della proliferazione umana, nonostante le proteste dei demografi e gli appelli degli scienziati, la chiesa ortodossa dunque, con eminenti e onorevoli alleanze, ha deciso di occuparsi della sostenibilità del nostro sviluppo e della salvaguardia della natura dalle irrazionali scelte dell'uomo. La vocazione mistico-ascetica della chiesa bizantina, la sua tradizionale astensione dall'esercizio del potere tem- porale politico, condiviso con l'anglicana, da sempre improntano a un'estrema discrezione ogni sua iniziativa. A paragone, almeno, con Iti plateale e populistica visibilità del papato cattolico. Ma, pur con tutta questa discrezione d'immagine, non può più ignorarsi la grande rinascita culturale ortodossa, sia in Grecia e nel vicino oriente, sia nel mondo slavo dopo la caduta del comunismo. Lungo i 2850 chilometri del corso del Danubio, gli abitanti di tredici paesi in crisi accendono ogni sera, nella loro vita attuale, milioni di piccole luci. Consumano energia per riscaldarsi, per entrare nel regime produttivo del nuovo capitalismo. Per farlo, sono costretti a usare strutture obsolete e spesso micidiali, fuori da ogni controllo. Il nitrogeno e il fosforo delle discariche del Danubio, che si riversano nel Mar Nero, sono il fattore della sua eutrofizzazione, la proliferazione di quelle alghe distruttive che stanno uccidendo ogni vita nelle sue acque. Per non parlare della centrale nucleare di Koslodoy, che, sempre sul Danubio, ha dovuto funzionare a regime straordinario per supplire alle esigenze di riscaldamento invernale della popolazione dopo l'embargo all'Iraq, cui la Bulgaria, nel nuovo assetto dello scacchiere politico, non ha potuto non allinearsi. Ma di quanta energia abbiamo veramente bisogno? si chiede l'Osservatorio Teologico-Ecologico sul Destino delle Acque. Dobbiamo davvero seguire l'esempio dell'Occidente? La teologia mistica ortodossa ha sempre avuto una sorta di vocazione ecologista, una visione della natura a metà strada fra il radicale antropocentrismo cattolico, che predica l'asservimento del creato all'uomo, e l'immanentismo delle religioni d'Oriente, come quella buddista. «Dio pose l'uomo nel Giardino perchè lo coltivasse e lo custodisse, ma noi non abbiamo saputo conservarlo, e non lo abbiamo neanche coltivato secondo il suo volere», ha scritto in una delle sue accese prediche su monachesimo ed ecologia un mistico ortodosso contemporaneo, Vassilios Gondikakis, l'igumeno del monastero di Iviron sul Monte Athos. «Solo l'accettazione dell'essenziale unità tra la dimensione materiale e quella spirituale della vita può guidare la società umana verso uno sviluppo sostenibile per le generazioni future», ribadisce ora, nel messaggio augurale alla missione in partenza sul Danubio, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, sempre più stretto d'assedio, nella sua sede del Fanario, dall'integralismo islamico. La «cura teologica dell'ambiente», la «messa a fuoco della dimensione iconica, ascetico-monastica e liturgica della sacralità della natura», il ruolo mistico dell'acqua nella vita, le implicazioni etico-teologiche dell'energia, l'accettabilità del nucleare saranno i temi di workshop e omelie, di osservazioni sul campo e seminari filosofici, calcoli matematici, summit politici, che si terranno su questa Nave dei Folli postmoderna, sullo sfondo del Danubio e dei sui ponti crollati, alla vigilia dell'anno dell'apocalissi. La Chiesa ortodossa, rifiorita in Grecia e nei Paesi slavi, lotta per salvare la natura dagli scempi umani San Giovanni Evangelista

Persone citate: Filippo Di Edinburgo, Josif Brodskij, Monte Athos, Patriarca, Sceicco El Azhar, Tarkovskij

Luoghi citati: Bulgaria, Costantinopoli, Europa, Germania, Giordania, Grecia, Iraq, Stati Uniti D'america