Spunta la Schindler's list di Emanuele Novazio

Spunta la Schindler's list Trovata da una coppia in una vecchia valigia, insieme a decine di documenti dell'uomo che salvò 1200 ebrei Spunta la Schindler's list Era nascosta in una soffitta a Stoccarda Emanuele Novazio corrispondente da BERLINO «Vi pregi- ii comportarvi con umanità e giustizia. Lasciate la vendetta a coloro che alla vendetta sono predisposti»: c'è anche lo stenogramma del discorso che Oskar Schindler pronunciò davanti a un gruppo di ex prigionieri di Hitler il giorno in cui la guerra finì, nella «grande valigia da viaggio» che per decenni ha conservato intatta «l'eredità» dell'industriale tedesco salvatore di mille e duecento ebrei. Da stamane, lo «Stuttgarter Zeitung» pubblica a puntate il materiale inedito: a cominciare dalla «lista» dei 1200 nomi diventata famosa con il film che Steven Spielberg ha dedicato alla straordinaria storia di Oskar Schindler, fra i primi «non ebrei» ad essere onorato in Israele con un albero piantato alla sua memoria sulla «Strada dei Giusti». Una lista che si riteneva perduta nella sua versione originale, e disponibile adesso per la prima volta volta nella sua completezza. Una lista preparata e corretta decine di volte, battuta a macchina ma piena di cancellature, con i nomi scritti spesso sopra altri nomi non più riconoscibili, ormai: come Spielberg aveva mostrato nel film, ma con una concretezza drammatica che soltanto i documenti reali conservano e riescono a trasmettere, insieme alla consapevolezza della propria realtà. Fra il materiale ci sono anche centinaia di ritagli di giornale, numerose polizze assicurative emesse a Cracovia e le mappe della fabbrica di stoviglie smaltate che l'industriale tedesco possedeva nella città polacca occupata dai nazisti: fu in quella fabbrica che, nel 1944, il contabile ebreo Izak Stern mise a punto per il suo direttore la lista dei mille e duecento ebrei che sarebbero sfuggiti a una morte sicura, nei campi di concentramento di Auschwitz e Gross-Rosen. E poi un pacco di lettere, ingiallite ma ancora perfettamente leggibili: lettere autografe di Schindler e lettere inviategli da persone conosciute prima e durante le guerra, amici occasionali, amanti, ebrei sopravvissuti grazie al suo stratagemma, far credere ai controllori nazisti di aver bisogno di più personale. Insieme con fotografie e altri documenti che testimoniano la sua vita dallo scoppio della guerra fino alla morte in un ospedale di Hildesheim, in Bassa Sassonia, il 9 ottobre del 1974. In decine di immagini, Schindler è ritratto in mezzo ai «suoi» ebrei, in altre è solo fra i macchinari della fabbrica nella quale vennero scelti i lavoratori schiavi da salvare. In altre ancora, è accanto ad alti ufficiali dell'esercito hitleriano che gli consentirono di caricare di ebrei il «suo» treno. Il risultato ò una straordinaria documentazione a cavallo degli Anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta che da Monaco a Buenos Aires, da Erancoforte a Beverly Hills, da New York a Gerusalemme, a Tel Aviv, a Ilaifa ripercorre la guerra e il dopoguerra di un uomo entrato nella storia per aver riconosciuto in tempo la dimensione dell'orrore. Secondo il direttore del quotidiano di Stoccarda, Uwe Vorkoetter, «non c'è il minimo dubbio sull'autenticità dei documenti» che - una volta completata la pubblicazione saranno ceduti alla fondazione di ricerca storica dell'Olocausto «Jad Vashem», in Israele. La «grande valigia da viaggio», con l'etichetta «Oskar Schindler» su un lato e l'indirizzo di un deposito bagagli della stazione di Francoforte (il numero 4) dall'altra, è rimasta per oltre trent'anni in un solaio di Hildesheim: a recuperarla dal deposito era stata l'ultima persona - una donna • con la quale Schindler aveva avuto un rapporto di amicizia e di fiducia, in Germania. Anche dopo la sua scomparsa, nel 1984, la valigia è rimasta dove si trovava: soltanto pochi mesi fa, alla morte del marito della donna, i documenti sono stati recuperati dalla coppia che nel frattempo aveva acquistato la casa, e consegnati alla direzione del giornale. «Senza pretendere nemmeno un marco in cambio», garantisce Vorkoetter, secondo il quale «l'esame dei documenti consente di confermare che Schindler è davvero un eroe del nostro tempo». Un eroe «pieno di debolezze umane», magari, come il film di Spielberg aveva documentato: «una catastrofe come marito» e «un fallimento come imprenditore», garantiscono i documenti della grande valigia da viaggio. L'originale della lista resa celebre dal film di Spielberg è battuta a macchina piena di cancellature e con nuovi nomi scritti soprai vecchi Le carte erano state lasciate in un deposito della stazione di Francoforte. Prese dall'ultima compagna dell'industriale e conservate fino alla sua morte m MS 57 S ? ■ ■ v* J£7 K«.«-; UmU Kftl* t*»ak «:«:»;■ Jb>*Mr 5*»i t if • »i ■■ t »i M.- f % l*<. :k; v.f ' a.-, % » : • • k**Mttkt1 !-■:„*. >v.'f v.-. a»-|.in»-rrr J,-f|.:' Boreaìtt ■chvAst -'**vtJ*lw i*sfc»* rd Slittalo» CtiM.it KiaiftWrg iti}** lUlMKr, l»-r.--.t.: ; ***** JftittOfflct Ostiti Wnfe lir*»l *•:<■.,,; nr»j» »1 I : I I '. I i - t.» ■ *!'■..- tì;> le* le/cu ~ * . ». V.ìl Il ljri Ma «li. »r# *n-(. ut*. 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