Il Nobel della Pace ai medici del coraggio

Il Nobel della Pace ai medici del coraggio Fondati trent'anni fa, sono 10 mila, lavorano in 80 Paesi del mondo. Tredici miliardi il bilancio Il Nobel della Pace ai medici del coraggio A Médecins sansfrontières un premio senza polemiche Tullio Giannotti PARIGI Un pugno di medici francesi visse, alla fine degli Anni '60, la tragedia del Biafra, un milione di morti per fame. Quel pugno di medici, rimasto impotente, disse basta all'ipocrisia, all'intangibilità delle frontiere e ai governi che soffocano le grida di aiuto nel mondo. Fra quei medici, tra i «french doctors», c'era anche Bernard Kouchner, poi diventato ministro e oggi amministratore civile dell'Onu in Kosovo. Trent'anni dopo, quel gruppo che rivoluzionò la politica degli aiuti si è moltiplicato per migliaia e migliaia di seguaci, si è espanso nel mondo e da ieri è premio Nobel perla pace. Premiare Médecins sans frontières con il massimo riconoscimento planetario per meriti di pace non è soltanto la consacrazione del lavoro da formiche che diecimila volontari, in 80 paesi del mondo, compiono ogni giorno, spesso in condizioni impossibili: ospedali da campo, vaccinazioni, trasporto e distribuzione di medicinali, assistenza, reclutamento di personale ausiliario sul luogo, trattamento dei rifiuti, purificazione delle acque, distribuzione di cibo e indumen ti. Tutto questo è soltanto una parte dell'attività di Msf, il resto è politica degli aiuti, rapporti diplomatici e soprattutto questo caratterizza la storia stessa del movimento - dovere di ingerenza. L'ha ribadito ieri, all'annuncio del premio, proprio Kouchner, spiegando con una frase cosa fanno i «french doctors» (con l'accento rigorosamente sull'ultima «o»): «Si immischiano sempre in fatti che non li riguardano», ha detto l'attuale amministratore Onu in Kosovo, che fu presidente di Médecins sans frontières e in qualche caso accusato di lasciarsi prendere la mano da eccessivo protagonismo. Prima di Msf c'erano le organizzazioni di soccorso umanitario delle Nazioni Unite, che si scontravano però contro le barriere erette dagli Stati alle frontiere. E c'era la Croce Rossa, che per Msf è troppo ligia e paludata, fedele all'ufficialità. Per saltare l'ostacolo dei confini e le paludi del potere, c'è stato bisogno di anni di sfide, di rischi (4 morti sul campo nella storia dell'organizzazione), di sacrifici. Sfidare lo Stato e la sua sovranità totale è diventata «l'altra missione» per Msf. L'organizzazione ha alzato il tiro quando diventando internazionale (il presidente è oggi il canadese James Orbinski) e - anche dopo lo scisma con i dissidenti di Médecins du monde - restando la prima organizzazione umanitaria nel mondo. Ieri, dopo qualche lacrima e molti brindisi, dopo le dichiarazioni del presidente dell'antenna francese, Philippe Biberson, 43 anni, («E' il Nobel a un'organizzazione indipendente dagli Stati e dai poteri militari»), i french doctors erano già al lavoro per un colloquio sulla politica di invio dei medicinali nei Paesi più a rischio. Tutto il diritto internazionale è cambiato dopo l'avvento di Msf, tutti hanno dovuto prendere atto che l'intangibilità della sovranità degli Stati era stata messa in discussione ovunque, in Nicaragua, in Bosnia, in Somalia, in Bangladesh. L'eccessivo protagonismo di qualche dirigente ha comunque raggiunto lo scopo di denuncia¬ re davanti all'opinione pubblica mondiale le tragedie dimenticate. Bernard Kouchner in camicia e pantaloni grigio-verdi che grida davanti alle telecamere, con i bambini africani che muoiono intorno, e si scaglia contro «tutti quelli che sono ricchi, che crepano di ricchezza» ha lasciato il segno. Kofi Annan, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha detto quest'anno - dopo il Kosovo, dopo la Sierra Leone, dopo Timor Est, che «la nozione stretta e tradizionale di sovranità non risponde più alle aspirazioni dei popoli a godere delle libertà fondamentali». Erano le parole dei pionieri di Msf, all'inizio degli Anni 70, ma anche quelle dei volontari che l'anno scorso hanno abbandonato la Corea del Nord affamata accusando le autorità di Pyongyang di deviare gli aiuti internazionali, dei medici che hanno denunciato la pulizia etnica serba nel Kosovo. Tredici miliardi di bilancio; 10 mila medici, paramedici, in- fermieri, amministrativi, addet- ti alla logistica; la voglia di partire e lasciare sicurezza e posto di lavoro alle spalle: que- sto è il patrimonio di Msf. Da ieri, c'è anche un premio Nobel. IL LIBRO D'ORO DI MSF Data di nascita 20 dicembre dei 1971 Ogni anno nel mondo: 2500 volontari Volontari Italiani: 120 in diaci anni Numero di pazienti: duo miliardi di persone nelle sale d'aspetto 1074 - Honduras 1075 - Vietnam 1976 - Beirut e Thailandia 1970 - Sahara, Gibuti, Sudan e Zaire 1979 - Thailandia e Afghanistan 1900 - Uqanda 1904 - Etiopia 1900 - Sudan 1909 - Europa detl'Est, Armenia 1990 - Liberia 1991 - ex Jugoslavia, profughi curdi 1993 - Burundi, Ruanda e Tanzania 1994 - Bosnia e Ruanda 1995 - Bosnia, Corea del Nord e Cecenia 1996 • Niger, Burundi, Sierra Leone, Congo 1997 - Congo, Corea del Nord e Afghanistan 1990 - Sudan 1999 - Kosovo e Timor Est Gli angeli della pace al lavoro Nella foto Henne Wurtz una volontaria danese in un villaggio del Sudan con un gruppo di bambini

Persone citate: Bernard Kouchner, Biafra, Henne Wurtz, James Orbinski, Kofi Annan, Kouchner, Philippe Biberson, Tullio Giannotti