LETTERE

LETTERE LETTERE IS Kgb a Voghera ♦ Ricordando Paddington ♦ Un «ingenuo» alla frontiera Chissà quali notizie da padre Nazareno A proposito delle attività del Kgb a Voghera, vedo citato «un dossier su Fabbretti, francescano del dissenso». L'ho conosciuto benissimo: a Voghera «padre Nazareno» era popolarissimo e loquacissimo. Ceneroso, impetuoso, intelligente, colto, impegnato su tutto e magari sventato. Aveva incominciato con le rivistine del dissenso cattolico genovesi;, collaborò molto ai giornali vogheresi e alla Gazzetta del Popolo, passò in seguito alle lubriche di piccola posta su Oggi o dente. Chissà quali informazioni poteva forniri; a proposito del mondo vogheresti, O del convento (ove abitava) di Santa Maria delle Grazio? E avrebbe mai accettato compensi da «servizi» ungheresi o cecoslovacchi, sottraendo rubli o dollari a quei paesi allora aff amatissimi, magari con l'intenzione di arricchire gli addobbi sugli altari di San Francesco? Alberto Arbasino Il buon tempo andato sul treno per Reading Ormai il disastro di Paddington non fa più notizia, ma per tanti che hanno vissuto a Londra rimane una ferita. Molti dei passeggeri sul treno in arrivo a Paddington provenivano da Reading, e la Bbc ha mostrato i filmati della stazione di Reading con le macchine parcheggiate dei viaggiatori che non andranno più a riprenderle. La mia amata Reading, la città dove ho vissuto anni importanti! La stazione con il chiosco del Costa Caffè dove gli inglesi bevevano felici un goccio d'acqua nerastra pensando di assaporare un espresso, con le scale mobili e i ferrovieri ormai abituati alle domande spauriti; e incerte degli studenti stanchi e carichi di bagagli che arrivavano da tutto il mondo. Mentre racconto questi posti che mi hanno visto tante volte camminare, correre, pensare, telefonare all'Italia dalla fila di apparecchi a schede di fianco alla rivendita di giornali, è come se risentissi la voce degli altoparlanti annunciare il treno per Reading, e risuonare piano piano lo scalpiccio discreto dei passeggeri che si incamminano con il giornale sotto il braccio e il bicchiere di caffè in mano. E su tutta la stazione aleggiano, pos- so annusarli ancora, i fumi dei treni: inquinano e anneriscono i contorni, ma danno anche l'idea che lutto è in movimento, funziona, e nessuno si dispiace troppo se uno sbuffo improvviso lo fa sobbalzare. Era così anche ai tempi dei treni a vapore e il passato, si sa, per gli inglesi veri resta «the good old Urne». Cecilia Robustoni, Londra I doganieri beffati dalle riviste porno La lettera «Le assurde domande del doganiere» mi ricorda che quando ero giovane (ora passo i 75) avevo un sistema per pollarmi dalla Svizzera alcune stecche di sigarette: nel portabagagli, sopra le valigie con vestiti e sigarette, sparpagliavo riviste porno - in Italia ancora sconosciute ai più e i giovani doganieri al vederle mi gridavano: «Lei è pazzo, non può portare queste cose!». Io «ingenuo» e «spaventato» facevo per buttarle, ma venivo bloccato. Poi le sequestravano, golosi di sfogliarle, dicendo: «Si levi dai piedi e attento: la prossima volta non la passerà liscia». Gianni Cortese, Genova Ustica e il sarcasmo del generale Turner Il generale Turner, a chi gli chiedeva se gli americani fossero implicati nella tragedia di Ustica ha risposto, quasi con sarcasmo, che loro non hanno l'abitudine di eliminare fisicamente i capi di governo che non apprezzano, perché la loro Costituzione lo vieterebbe: peccato dimentichi Allende e come gli Usa abbiano armato la mano di Pinochet in Cile (come ha ammesso la Sig. Albright). Emanuela Magneschi Un lavoro-beffa che chiede giustizia Ai primi di giugno ho ricevuto un'offerta di lavoro a domicilio dalla ditta Postmarket di Milano: trascrivere su buste indirizzi fornitimi da loro e imbustare dépliants di un servizio da tavola. Avrei guadagnato dalle 700 mila lire al milione, rinforzando il mio magro mensile di assistente. A metà mese mi venne recapitato il materiale «prova» che richiedeva come cauzione e garanzia la somma di 140.000 lire: ne ero al corrente, la somma mi sarebbe stata restituita con la consegna del pacco prova. Il 29 giugno, a lavoro completato, andai all'ufficio postale e qui inizia la beffa. L'impiegato mi informò che la spedizione era a mio carico, e pagai 34.200 lire (tale somma mi sarebbe dovuta ritornare tramite vaglia al ricevimento del pacco da parte della ditta). Finalmente, il 21 settembre, il «lavoro» mi è stato reso come l'avevo spedito e con il pagamento di 5000 lire (seconda beffa). Stupefatta e adirata chiamai allo 02 43981747 la Postmarket, il numero era sempre occupato. Dopo circa un'ora di tentativi una voce registrata mi comunicava che la ditta si è trasferita e il nuavo recapito telefonico (0125 627075). Mi misi subito a rilelefonare, ma senza successo. Ho scoperto che la ditta non è più Postmarket ma Neo Shopping di De Lorenzo Roberto, con sede a Ivrea in via Torino 34. Il telefono, sempre occupato. lì' giusto che i truffatori la passino liscia? Con un avvocato pagherei più delle 200.000 lire perse. Non so a chi rivolgermi, altre persone sono nelle mie condizioni: che senso ha la giustizia? Devono vincere sempre loro? Gabriella V.,Torino