«Ho saldato un debito» di Mirella SerriGiampaolo Pansa

«Ho saldato un debito» «Ho saldato un debito» Un giornalista nel pozzo del genocidio Mirella Serri ROMA I L sarto di Casale Monferrato muto e sordo, il preside Jaffe, il commerciante Ottolenghi, Anna Luciana Norzi di 12 anni, Clementina Sacerdote di anni 81: fino a oggi, questi e tanti altri ancora erano nomi senza volto, senza nessun connotato che quello di vittime dello sterminio fascista e nazista. Ma adesso, insieme a tanti altri ebrei di Casale gasati ad Auschwitz oppure sequestrati, fatti a pezzi, assassinati, sono diventati straordinari personaggi. A tirarli fuori dall'anonimato, ricostruire le loro vite e le loro tremende morti, 6 il nuovo romanzo di Giampaolo Pansa, // bambino che guadava le donne (Sperling 8- Kupfer). Ha dedicato tanti dei suoi racconti e saggi {Ma l'amore no, Siamo stati così felici) agli episodi più salienti della storia recente, il noto giornalista e scrittore: ma stavolta il condirettore dell'Espresso affonda le mani nella materia più rovente e il racconto è un pugno nello stomaco. La signora Diana, ebrea e fervente ammiratrice di Mussolini, segretaria del Fascio di Cesena, era sicura che ce l'avrebbe fatta; Erminia Morello, fiduciosa nella legge e nelle istituzioni, appena convocata per comunicazioni urgenti si precipitò dalle autorità, sicura che nessuno le avrebbe torto un capello, e non fece più ritorno: l'orrore di questa strage degli innocenti è una materia spessa, si tocca con mano. A partire dall'8 settembre 1943 deportazioni e fucilazioni si susseguono a Casale Monferrato: Pansa allarga però il suo raggio di indagine e insegue gli ebrei di Casale anche quando hanno lasciato la città natale per emigrare, sempre però votali a un identico destino. A ripercorrere la storia è un soprawisuto all'inferno: Attilio Vitta, ragazzo giudeo dall'aria fragile ma dalla tempra di ferro, che porta sul braccio i numeri che non si cancellano e che alla fine della guerra si innamora di una spilungona dal viso splendido, dalle gambe ossute e dai capelli a spazzoletta. L'ex ausiliaria di Salò, ribattezzata la Fascista, ha lasciato le sue chiome nelle mani dei partigiani vendicatori. Singolare chaperon della coppia è Giuseppe, bambino precoce e molto «filone» nei confronti del gentil sesso. Tra loro è il ricordo di migliaia di morti recenti. Come mai, Pansa, ha deciso di affrontare il tema dello sterminio? «Mi sentivo come in colpa. Mi sono occupato delle donne di Salò, della Resistenza, di storie di partigiani, ma avevo dedicato solo poche righe al genocidio. I-a prima così) che ho consultato è stato il "Libro della memoria", l'elenco di nomi ricostruito da Liliana Picciotto Fargion, direttrice del Centro di documentazioni! ebraica contemporanea. Gli ebrei assassinati sono ricordati con la data di nascita e di morte e qualche altro dato essenziale. Quando ho cominciato a mettermi sulle tracce di queste persone mi sono sentito coinvolto emotivamente: mi ha colpito la "normalità" di queste esistenze, la moderazione politica. Alcuni ebrei di Casale erano addirittura iscritti al Puf e tutti finirono prima a Fossoli e poi ad Auschwitz». Perché, per anni, non c'è stata un'attenzione alla questione ebraica come quella che invece si riscontra adesso? «Abbiamo voluto dividere' il mondo tra vincitori e vinti, tra comunisti e nazisti e fascisti. E le vittime? Non stavano da nessuna parte. Ma gli ebrei sono anche loro dei vincitori. Lo faccio dire da Attilio mettendogli in bocca le parole di un grande intellettuale ebreo, Giacomo Debenedetti. Non hanno fatto lo sbarco in Normandia. Di sbarco ne hanno fatto un altro... E così ho riportato alla luce eroi dimenticati». Lo sterminio nazifascista è al centro dell'ultimo romanzo di Giampaolo Pansa

Luoghi citati: Auschwitz, Casale, Casale Monferrato, Cesena, Roma, Salò