Belgrado silura l'ambasciatore a Roma

Belgrado silura l'ambasciatore a Roma Milosevic non ha gradito le sue prese di posizione poco ortodosse. Il diplomatico tornerà in Montenegro, non in Serbia Belgrado silura l'ambasciatore a Roma Lekic, star della tv italiana nella guerra del Kosovo ROMA Da oggi Miodrag Lekic non è più l'ambasciatore della Federazione Jugoslava a Roma. Gli italiani lo hanno conosciuto sui teleschermi durante i 78 giorni della guerra in Kosovo. Voce pacata, elegante, buon italiano, Lekic difendeva quasi ogni sera in tv le ragioni del suo Paese in guerra con la Nato e con l'Italia senza mai cedere alla tentazione di sposare la pulizia etnica o la repressione ordinata dal presidente Milosevic. La sua Jugoslavia ai telespettatori di «Pinocchio», «Porta a Porta» e «Moby Dick» non sembrava quella di Milosevic né quella delle spietate «tigri» del co¬ mandante Arkan. Ma a Belgrado i suoi modi delicati e la sua fine diplomazia non sono piaciuti affatto; cosi ora, a guerra finita, Milosevic ha deciso fare i conti con la sua anomala feluca richiamandola in patria per affidare la sede diplomatica dei Parioli a una persona di stretta Fiducia. Lekic, 50 anni, sposato con due figlie, è stato informato del proprio richiamo ernesta estate, mentre si trovava in vacanza con la famiglia nella città natale di Bar, nella Repubblica del Montenegro. L'ordine ricevuto non dava possibilità di replica. Milosevic non lo voleva più a Roma. A mandarlo su tutte le furie fu soprattutto quanto affermò Lekic durante una trasmissione di «Porta a Porta» quando, rispondendo a una domanda, disse che «in caso di putsch serbo contro il Montenegro» lui si sarebbe schierato non con Belgrado ma con Podgorica. Una frase che è suonata come un tradimento alle orecchie attente del regime. Belgrado giustifica il siluramento di Lekic con la normale scadenza del mandato (iniziato quando la Jugoslavia includeva ancora Slovenia, Croazia e Bosnia!, ma senza di lui le relazioni con Roma rischiano di complicarsi. Chiunque sarà il suo successori.' dovrà infatti presentare al Quirinale la rituale richiesta di accredito firmata da Milosevic in persona. Cosa farà a quel punto l'Italia? Accetterà la richiesta del leader serbo legittimando elli è accusato di crimini contro l'umanità e messo all'indice dalla comunità internazionale? E cosa succederà se Milosevic dovesse nominare a Roma - come ha già fatto due giorni fa per il consolato a Milano - un cittadino serbo cui è stato vietato dopo la guerra l'ingresso nel¬ l'Unione Europea? Lekic intanto è stato salutato con lutti gli onori, raccogliendo i frutti della stima per un «avversario leale», in un incontro a Palazzo Chigi con il consigliere diplomatico Francesco Olivieri e in un pranzo alla Farnesina offerto dal sottosegretario agli Esteri, Umberto Ranieri. Questa mattina Lekic invierà l'ultimo telegramma a Belgrado dove però non ha alcuna intenzione di tornare. Resterà in Italia per qualche tempo (non ha anullato neanche la sua partecipazione al torneo di tennis della Farnesina) e poi si imbarcherà sul traghetto lo porterà a casa sua a Bar, in Montenegro. (m.mo.l Miodrag Lekic, ambasciatore della Federazione Jugoslava a Roma richiamato in patria dal presidente Milosevic che non ha gradito le sue dichiarazioni durante il conflitto