Lo sfogo di don Masino: la mafia ha vinto di Francesco La Licata

Lo sfogo di don Masino: la mafia ha vinto Passato, presente e ftituro in un libro-intervista affidato a un giornalista palermitano, Saverio Lodato Lo sfogo di don Masino: la mafia ha vinto Buscetta: è diventata invisibile, senza scomparire Francesco La Licata ROMA Don Masino Buscetta tiene fede all'impegno preso quando decise di «cambiare registro» consegnandosi nelle mani dello Stato ed avviando una collaborazione (con Giovanni Falcone e Gianni De Gennaro) che aprì uno squarcio nel buio, colpevole e «colposo», messo a protezione fenomeno mafioso. Pensò che fosse giunto il momento di uscire dall'immobile osservazione della triste realtà degli Anni Ottanta, per offrire un contributo attivo, magari alzando la propria soglia di rischio. Con questo presupposto don Masino parlò. E oggi «riparla», attraverso un lungo sfogo affidato ad un giornalista palermitano, Saverio Lodato, che delle vicende siciliane degli ultimi vent'anni è stato attento osservatore. Ne è nato un libro, «La mafia ha vinto» (Mondadorì), palpitante anche per il momento in cui vede la luce. Momento che coincide con la spasmodica attesa della sentenza del processo contro Giulio Andreotti. Il Tribunale è in camera di consiglio da martedì scorso e si prevede possa «uscire» all'inizio della prossima settimana. Buscetta è uno dei protagonisti del «processo del secolo»: senza la sua testimonianza non avrebbe avuto corpo l'inchiesta sulla presunta collusione di Andreotti con Cosa Nostra. E la sentenza, alla fine, prenderà anche il significato di una sorta di duello a distanza tra le accuse di Buscetta e l'autodifesa del senatore che col pentito non è stato certamente tenero. Tuttavia non è il processo, il destinatario dello sfogo di don Masino. Bisogna dare atto all'intervistato e all'intervistatore di essersi cercati in tempi non sospetti, quando i dibattimenti di Palermo e Perugia si trascinavano stancamente, nell'indifferenza generale, e dunque un libro-intervista col «principe dei pentiti» non veniva considerato un buon investimento edito¬ riale. L'incontro fra i due non v'è motivo per non credere - è nato quasi dalla reciproca necessità di fissare un momento (quello dello stato della lotta a Cosa nostra alla fine del millennio) non esaltante della cosiddetta stagione dell'antimafia. E infatti è questo il senso del libro. Consegnare alla riflessione di tutti, con l'ausilio della storia e della memoria di un mafioso da 70 anni sulla scena, la drammatica esperienza di un uomo - discutibile forse - ma mai banale. «La mafia ha vinto» è il titolo del libro, ed è anche la conclusione a cui sembra arrivato Buscetta. Un testamento? Preferiamo non usare questa parola, anche per la capacità dimostrala da don Masino di smentire affrettate generalizzazioni e sensazionalismi di cronisti che lo hanno dato per spacciato già da alcuni anni. Buscetta non sta bene, ma non crediamo sia entrato nell'ordine di idee di fare testamento. I suoi discorsi sono malinconici ma vivi. Sulla lotta alla mafia ammette di aver sbagliato previsione: «E insieme con me l'aveva sbagliata il dottor Falcone al quale è stata tolta la vita... Che errore colossale: la mafia ha assunto un ruolo molto più grande di quello che aveva in passato. E' diventata un fatto politico. E' riuscita a diventare invisibile senza scomparire». E' evidente che, nell'ottica di Buscetta, so» odierno consiste in scomposto (mentre la il vero «succesdi Cosa nostra quel dibattito sul pentitismo legge rimaneva bloccata in Parlamento), nell'aggressione ai magistrati impegnati sul fronte delle inchieste di mafia, nella legislazione «post-emergenziale» che mette in discussione «capisaldi» della strategia di contrasto come il carcere duro e l'ergastolo. Per non parlare della riconquista de! territorio da parte di Cosa nostra e del fallimento dell'attacco ai patrimoni mafiosi. In una parola sola: non è stato sciolto il nodo tra mafia, politica e istituzioni. Si può parlare, allora, di «certificazione» del fallimento dello stesso Buscetta? Il pentito sembra voler rimuovere questo fantasma quando descrive con quanta, enorme, capacità Cosa nostra sia riuscita a governare la tempesta dell'emergenza, fino a ritagliarsi un nuovo futuro. Gli «eredi» di Cosa nostra ci sono già. Difficilmente arriverà un alt io Buscetta. t ti Ho sbagliato previsione e assieme con me Giovanni Falcone La Piovra ha assunto un ruolo molto più grande di quello che aveva tanto tempo fa E'diventata un fatto politico ha governato la tempesta dell'emergenza j j

Luoghi citati: Perugia, Roma