Ma Palermo non indaga
Ma Palermo non indaga Ma Palermo non indaga Antonio Ravidà corrispondente da PALERMO Il procuratore Grasso Replica stizzita ma contenuta nei toni dalla procura di Palermo a Francesco Cossiga chi' in giornata, però, ha insistito con un «ragazzoni com'è il loro costume che stanno raccogliendo ipotesi». Ragazzoni. Il botta e risposta riguarda l'eventualità che la procura di Palermo stia da tempo eseguendo accertamenti sul suo conto dei quali - come ha scritto nella lettera aperta a Massimo D'Alema - l'ex Presidente della Repubblica sostiene di essere venuto a conoscenza da fonti istituzionali e ambienti giornalistici. In tarda mattinata, giusto in tempo per il Tg dell'ora di pranzo, dalla segreteria del procuratore di Palermo Pietro Grasso è partita una nota: «Non esiste alcuna indagine nei confronti del senatori; Francesco Cossiga», vi si precisa, attribuendo l'indiscrezione a «una gravissima manovra di disinformazione». E con accenti risentili: «Suscita amarezza e stupore il fatto che la procura di Palermo, a causa di tale disinformazione, possa essere strumento di giochi politici ilei quali non si riesce neppure a cogliere il senso». La nota aggiungi» che la procura «continuerà senza alcun condizionamento e in piena autonomia e indipendenza ad adempiere al dovere istituzionale ili indagine sancito dall'articolo I 1 2 della Costituzione». Nella lettera indirizzata a D'Alema e pubblicata ieri dal Coiriere'della Sera in un'inserzione a pagamento, Cossiga tra l'altro ha scritto «il giovane dottor Grasso, ultimo arrivato e perciò evidentemente desideroso di farsi rapidamente una fama di giustiziere» e ha definito «ineffabile» Scarpinato e «non prudente» Lo Forte (i due pm nel processo per mafia a Giulio Andreotti). «Non è che ci siano indagini - ha poi detto Cossiga intervistato da Tini: - chiariamo questo. II buon Scarpinato e soci sono due anni che fanno ipotesi in modo tale da mettersi al riparo dal dover applicare le norme del codice di procedura penale. Scarpinato si deve mettere in testa che il diritto io lo conosco prima e molto più ili lui e che lui sarà intelligente ma rispetto a me è fesso». Il procuratore Grasso con i giornalisti che in questura nel pomeriggio gli rivolgevano domande al termine di una conferenza stampa (sull'omicidio del funzionario della regione siciliana Filippo Basile) ha messo le mani avanti: «La nostra signorilità rifugge dal gratuito scambio di offese» ha affermato e con un sorriso furbo, in soccorso del sostituto Scarpinato ha ipotizzato che all'epiteto «fesso» Cossiga sia ricorso «nell'accezione latina del vocabolo» («stanco»). «Non ci prestiamo a giochi politici perché questo è un momento particolare», ha quindi tagliato corto Grasso e alcuni fra i presenti l'hanno interpretato come una riferimento ai giudici in camera di consiglio dalle 11,15 di lunedi per decidere la sorte di Andreotti. L'agenzia di notizie diretta da Lino Jannuzzi // velino, a Roma, intanto annuncia querela contro la procura di Palermo identificandosi nelle «fonti giornalistiche» citate da Cossiga e fra gli autori della presunta «manovra di disinformazione». L'agenzia conferma le indagini a Palermo su Cossiga. Da Rifondazione Comunista, con Francesco Forgione, responsabile nazionale antimafia, segretario regionale in Sicilia, assieme alla solidarietà ai magistrati di Palermo viene pure un invito «alla sinistra, anche a quella di governo, affinché non si faccia risucchiare e rendere prigioniera dalle picconate postume di uno degli uomini meno trasparenti degli ultimi 50 anni di Repubblica». Il procuratore Grasso
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