«Il Pci: zampino ceco sulle Br» di Francesco Grignetti

«Il Pci: zampino ceco sulle Br» NUOVE RIVELAZIONI DAL «DOSSIER HI A VE L» DUE VOLTE A PRAGA IL FIDATISSIMO CACCIAPUOTI «Il Pci: zampino ceco sulle Br» Botteghe Oscure aveva sospetti fin dal 75 inchiesta Francesco Grignetti ROMA LA preoccupazione per uno zampino cecoslovacco nel terrorismo rosso era davvero forte, a Botteghe Oscure, a meta degli Anni Settanta. Sappiamo dal «dossier Mitrokhin» che il fidai issiuio Salvatore Cac> iapuoti fu mandato dal Pei a Praga il Ili settembre 1075 per i onferire con un parigrado cecoslovacco, Antonin Vavrus. Quello che Mitrokhin non sapeva, e ii,. .. si può leggere in un «dossici liavel», che la commissione Stragi ha tra i suoi segreti dui looo (prossimamente chiederanno al vicepresidente del consiglio Sergio Maltarella di declassificarlo), e che Cacciapuoti si presento di nuovo a Praga il mese dopo. Dal verbale- della seconda riunione, 15 ottobre 1075: l'italiano torna alla carica con i compagni cecoslovacchi usando ioni dm issimi perché «secondo l'opinione del Pei si trattava ili un problema molto grave U il pari ito comunista cecoslovacco dovrobbe occuparsene con il dovuto riguardo». L'incontro finisce malissimo Vavrus risponde pc." le rime che in ( Cecoslovacchia non si propara nessun terrorista italiano. Ma a Botteghe Oscure non ci credettero - pero ora si deve tornare sul «dossier Mitrokhin», - se tre anni dopo Giorgio Amendola, nume tutelare di Cacciapuoti, tornava alla cai ii a con l'ambasciatore ceco slovacco Vladimir Kourcky. I sospetti su Praga, come longa manusdel Kg.be rifugio di terroristi, insomma, nascono abbastanza presto. E' da considerare che nel 1074, con la famosa operazione di padre Mitra, arrestano Franceschini e Curdo. Le Brigate rosse non hanno ancora imboccato la china sanguinosa degli anni seguenti. Però a Botteghe Oscure sono convintissimi della pista cecoslovacca. Se nel primo incontro praghese Cacciapuoti e molto cauto, nel secondo - si legge appunto nel «dossier liavel» - ci va giù pesante. Sbatte in faccia al suo interlocutore che gli apparati italiani hanno trovato a casa di «un certo Franceschini» un passaporto con visto cecoslovacco. Cacciapuoti dice anche di più. A loro risulta, imbeccati da una fonte confidenziali;, che Franceschini avrebbe sostenuto negli interrogatori di polizia che «stava sul punto di esseri; adescato dai servizi segreti cecoslovacchi» ina ha rifiutato l'offerta, (ìli intima di farla finita perché lo scandalo potrebbe essere grosso. A questo punto, però, Antonin Vavrus perde le staffe. Ha Cacciapuoti documenti chi; provano qualcosa? No. Allora sono illazioni che un partito fratello non si deve permettere. «Ci sorprendi; con quale leggerezza i compagni italiani metta¬ no insieme i fatti. Constato du; durante la prima visita del compagno Cacciapuoti hanno scelto la forma della semplice informazione, adesso accusano direttamente il nostro pari ito di aiutare; questi banditi italiani». Cacciapuoti e costretto a battere in ritirata. Ammette che è possibile che siano caduti in una «provocazione». E (piasi si sentono le urla di Vavrus che lo inseguono: «Avete; mandato Pajetta a un programma della televisioni; francese; dedicato al traditore Pelican! Onesta è una grave ingerenza nei nostri fatti interni. Non avete fatto niente per ricostruire le basi dei rapporti reciproci di quanto ci aveva assicurato la delegazione guidata da Macaluso quando è venuta in visita! La stampa comunista italiana rappresenta la Cecoslovacchia in contrasto con i fatti reali». A leggere il «dossier Havel», comunque, qualcosa si mosse dopo la seconda missione di Cacciapuoti. Fu informato il vertice del partito comunista. Vennero consultati il ministero dell'Interno e l'ambasciata a Roma per controllare se per caso qualcuno di questi brigatisti non era transitato per Praga con il visto. E' curioso, ma nemmeno troppo, che Vavrus si sia rivolto al ministero dell'Interno perché lì esisteva uno speciale dipartimento per lo «spionaggio illegale». Ne parla un appunto del Sisde che proprio in questi giorni è stato inviato alla commissione Stragi, basandosi sulle informazioni che un certo colonnello August Krantisek, ex 007 praghese, avrebbe fornito ai nostri servizi segreti. Il dipartimento degli «illegali» scrive il Sisde - finanziava le Br, ina anche l'Ira, l'Olp e il Polisario. Il «dossier Havel», però, è estremamente avaro di informazioni sull'operato del vecchio servizio segreto, sulle infiltrazioni del Kgb, sugli addestramenti paramilitari, sulla presenza di terroristi di mezzo inondo nelle discrete palazzine messe a disposizione dall'Stb, il servizio di Praga. Vi si sostiene anzi che i comunisti hanno dato ordine di bruciare tutti i documenti prima di lasciare il potere. Di questi lontani dubbi si trova anche una traccia nella prima relazione della Commissione parlamentare Moro (1083). Al capitolo «I sospetti cecoslovacchi» si parla di Giangiacomo Feltrinelli e non solo: «Alberto Franceschini e Fabrizio Pelli hanno soggiornato in Cecoslovacchia, ma prima della loro adesione alle Br». Un appunto del Sisde inviato in questi giorni alla commissione Stragi su informazioni di un ex 007 praghese parla di un dipartimento degli «illegali» che finanziava brigatisti, Ira, Olp e Polisario Un'immagine storica del deputato del Pei Salvatore Cacciapuoti con Palmiro Togliatti allora segretario del partito