Iran, duello sotto la forca

Iran, duello sotto la forca Quattro studenti condannati a morte, scontro radicali-riformatori Iran, duello sotto la forca Igor Man SONO scosso di assestamento o avvisaglie d'un nuovo moto popohire quelle che scuotono in questi giorni l'Iran? Lo sapremo presto. Non potendo sbattere in galera la cosiddetta «strada», cioè gli innumerevoli iraniani che nel luglio passato dilagarono perTeheran schierandosi con gli studenti in rivolta contro l'establishment in turbante, la cupola del regime ha ammanettato quattro universitari. Portati davanti al giudice, questi li ha sepolti di accuse, condannandoli, infine, a morte. La difesa ha fatto ricorso: per due degli studenti la condanna all'impiccagione è passata in giudicato, per i rimanenti due la Corte Suprema non s'è ancora pronunciata. Il mese scorso, altri due studenti sono stati arrestati: han pubblicato su di un giornaletto del campus una commediola che ironizza (goliardicamente) sul dodicesimo imam, tinello nascosto: figura centralo dello Sciismo, paragonabile, sul piano della sacralità, al Messia. Per i due giovani autori blasfemi qualcuno ha chiesto la stossa pena (la condanna a morte) a suo tempo inflitta con la J'atwa di Khomeini allo scrittore anglopakistano Rushdie, blasfemo autore del famoso (e mediocre) Ver- s-etti satanici. Turbo di poveracci, prezzolati dall'ala radicalo (e dominante) del regime, hanno inscenato una dimostrazione contro i bestemmiatori ma gli studenti fedeli al riformista Khatami, non han raccolto la provocazione. In tutto il paese, però, i mullah radicali fedeli a Khamenei, la «guida», trasformano la preghiera del venerdì in accesi comizi contro «l'arroganza dogli intellettuali atei». Di più: sta per cominciare il processo contro 13 ebrei iraniani accusati, manco a dirlo, di spionaggio in favore di Israele. Sul catalogo Rare Modem Literature della libreria Lame Duck Books di Boston, la prima edizione (seconda stampa) del Grande Gatsby, dedicata dall'autore Francis Scott Fitzgerald all'attrice Carmel Myers, costa 35.000 dollari (poco mono di 60 milioni di lire). La dedica, ironica, dice «Dal tuo corruttore. Non temere bambina: prima o poi troverai chi farà di te una donnaccia». So volete partecipare all'asta LameDuckBkC' aol.com La cupola radicale «esige» che vengano impiccati. Su questo sfondo sinistro zampilla inopinato l'elogio (pubblico) che Khamenei ha fatto del suo rivale Khatami: «E un religioso pio che, come tale, lavora per la rinascita dell'islam, con la nostra medesima dedizione». In un paese non musulmano codesto elogio lascerebbe pensare a una possibile alleanza fra due rocciosi concorrenti volta a una spartizione del potere. In un paese islamico qual è l'Iran, dove vige il cosiddetto linguaggio su due piani, è invece un messaggio biforcuto. Rivolto a Khatami por rammentargli che senza l'appoggio dei radicali non andrà lontano - rivolto alla gente (quella ch'é scesa in piazza per appoggiare Khatami così come, vent'anni fa, plebiscito Khomeini) por ricordarle che Khatami il riformatore appartiene pur sempre all'establishment religioso. Khatami è popolare, i giovani (cioè il 70% della popolazione) sono con lui e per lui voterebbero alle legislative di fabbraio ma il vero potere (servizi, polizia, giustizia, pasdaran) è posseduto dalla conservatrice cupola radicale. L'Iran radicale non ha amici ma infiniti clienti pei quali, temiamo, la vita di qualche studente e di 13 ebrei non vale tot barili di grezzo. Giovani in piazza a Teheran, davanti all'università, durante le manifestazioni studentesche del luglio scorso

Luoghi citati: Boston, Iran, Israele