Tedeschi in pensione a 60 anni di Emanuele Novazio

Tedeschi in pensione a 60 anni Tedeschi in pensione a 60 anni Intesa per i meccanici, contrarie le imprese Emanuele Novazio corrispondente da BERLINO Dopo mesi di polemiche, inatteso e improvviso un compromesso: andare in pensione a 60 anni «sarà possibile senza aumentare i contributi e senza ridurre il rateo mensile» grazie a un fondo costituito da lavoratori e imprenditori, garantiscono il ministro del Lavoro Riester e il capo dell'IG Metall Zwickel. Ma gli industriali replicano con un secco no: «Una strada sbagliata», la definisce il leader della Confindustria tedesca Hundt. Il suo collega Henkel: «Il fondo sarebbe un contributo aggiuntivo e obbligatorio. Lo escludiamo». Si¬ lenzio, per ora, dalla Cancelleria: l'altro ieri, Schroeder si era detto disposto a «discutere un modello di pensione anticipata che non aumenti i contributi». «Non possiamo confermare se il compromesso rispetta questa condizione», commentava ieri sera un portavoce. Secondo il sindacato, il fondo dovrebbe essere alimentato in parti uguali da lavoratori e imprese con una cifra pari allo 0,5 per cento degli aumenti salariali. L'esperimento dovrebbe durare 5 anni. Ma ancora non è possibile calcolare se il fondo da solo basterà a coprire i costi aggiuntivi: se tutti gli aventi diritto andassero in pensione con 5 anni di anticipo, l'aggravio per le casse dello Stato sarebbe di 7 miliardi e mezzo di marchi nel 2000; una somma destinata a salire a 11,8 miliardi nel 2004. Per ogni occupato, sarebbe necessario un esborso aggiuntivo fra i 50 e i 100 mila marchi. Incerti anche i riflessi positivi sull'occupazione giovanile: le stime variano da 170 mila a un milione di posti resi disponibili dall'uscita anticipata dei sessantenni. L'ottimismo di Riester e Zwickel non inganni: il compromesso - imposto dalla minaccia sindacale di abbandonare le trattavie del «Patto sul lavoro» - non chiude il capitolo pensioni anticipate.

Persone citate: Henkel, Riester, Schroeder

Luoghi citati: Berlino