Tutto cominciò da Torino di Lodovico Poletto

Tutto cominciò da Torino Tutto cominciò da Torino S'indagava su un caso di estorsione invece è stato scoperto un sicario Lodovico Poletto TORINO Un colpo di genio e un po' di fortuna. Indagavano su un tentativo di estorsione miliardario alla Mobili: di Torino quando, martedì, hanno saputo dell'omicidio di Antonino Lojacono, il panettiere di Firenze freddato sotto casa con un colpo alla nuca. Ascoltavano il cellulare di uno dei coinvolti nell'estorsione quando hanno capito che poteva esseri: lui, Salvatore Giliberto, palermitano, ad avere ammazzato quell'uomo. L hanno chiamato i colleglli della Mobile di Firenze. Hanno fornito la descrizione di Giliberto: «E' all'aeroporto di Pisa, sta per imbarcarsi con il fratello, 'l'ornano a Palermo». Li hanno fermati mezz'ora dopo, in tasca avevano la piantina del luogo dell'esecuzione. Se non fosse slato per quella felice intuizione e per le indagini che la polizia di Torino portava avanti da settimane sull'estorsione, non sarebbe emerso nulla. Non gli autori del delitto di Firenze. Non le confessioni su altri 14 omicidi. Adesso alla Mobile spiegano che Giliberto aveva avuto una parte di rilievo in quel tentativo di riculto a una ricca trentenni: di Reggio Calabria, da anni trasferita a Torino. Tutto era cominciato a febbraio quando il fratello della donna - che vive a Trento - era stato sequestrato per alcune ore. Lo avevano incaprettato, ferito a una gamba a colpi di coltello e minacciato. Un episodio collegabile alla ricchezza dei due fratelli, prioprietari nell'hinterland di Reggio di migliaia di acri di terreno e cascine. Per mesi non erano arrivati altri segnali. A inizio settembre il telefono di casa della donna ha cominciato a squillare alle ore più strane. Dall'altro capo della cornetta voci sempre differenti ma che ripetevano le stesse cose: «Paga un miliardo o farai la line di tuo fratello. Se non peggio...». Poi, due settimane fa, un fioraio aveva bussalo alla porla della donna e le aveva consegnato un enorme mazzo di fiori. Tra rose e tulipani c'era un biglietto inequivocabile: «Questi sono per il tuo funerale». Terrorizzata lei si era rivolta alla polizia. Al capo della Mobile, Mulas, aveva detto: «Potrebbe essere coinvolto il mio ex fidanzato, Nino Velio Sprio. Era amico di mia madre, ci siamo frequentati per 3 anni fino al '96». Erano iniziati controlli e intercettazioni telefoniche. Settimane di lavoro per ricostruire molti particolari e individuare le persone coinvolte: Nino Velio Sprio, Salvatore Giliberto e un terzo palermitano, Giovanni Groppuso, 45 anni. Del gruppo avrebbe fatto parte anche un torinese, Roberto Magnis, 31 anni, personaggio conosciuto in questura. Suo fratello Sergio era stato freddato a colpi di pistola alcuni anni fa. Altri due fratelli erano stati indagati nell'ambito dell'operazione «Cartagine»: un sequestro di 5 mila chili di cocaina avvenuto all'inizio degli Anni 90 in un magazzino di Borgaro Torinese. Per arrestare gli estorsori quelli della Mobile aspettavano la consegna della prima trancile di denaro: 100 milioni, che avrebbe dovuto avvenire martedì mattina. Ma gli estorsori non si erano fatti vivi, né al telefono né in altro modo. Ciliberto era sparito. Lo avevano rintracciato grazie alle intercettazioni telefoniche a Pisa. Due ore dopo l'arresto dei killer del panettiere di Firenze i pm Loreto e Calice hanno ottenuto l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare. In cella Magnis, Groppuso e Sprio, i poliziotti di Torino hanno ancora aiutato i colleghi di Firenze nelle indagini sul delitto. Antonino Lojacono ucciso a Firenze