In Pakistan il silenzio dei generali golpisti di Fabio Galvano

In Pakistan il silenzio dei generali golpisti Un coro da tutto il mondo: ripristinare subito la democrazia. L'Unione europea vara le prime sanzioni In Pakistan il silenzio dei generali golpisti E' mistero sulle loro intenzioni, slitta l'annunciato proclama Fabio Galvano corrispondente (la LONOHA 1 i\ situazioni! in Pakistan è tranquilli!, dopo il colpo di Stato di cui c stato protagonista martedì il generale Pervez Musharraf; ma si stenta a capire, mentri! da ogni parte del mondo piovono inviti per un ritorno alla normalità democratica, quali siano le reali intenzioni dell'* uomo forte» di Islamabad. lori il generale ha avuto nella capitale un lungo colloquio con il presidente Munammad Roiiq Tarar, per discutere il futuro. «Le consultazioni - ha detto un suo portavoce - servono a stabilire quali siano i migliori interessi del Paese». Ma il preannunciato «proclama politico», chi! dovrebbe tracciare il futuro immediato del Pakistan e chiarire so i militari intendono mantenere il potori! o creare un governo civili; in alternativa a quello del deposto primo ministro Nawaz Sharif, è stato invano atteso per tutta la giornata. «Domani», ha precisato in serata un portavoce dell'esercito: l'ammissione, forse, che non tutto fila liscio con»! il generale aveva detto durante la notte, nel corso di un bre vissi- nifi intervento alla tv satellitare. Tra l'altro s'ignora cho sia dell'Assemblea nazionale. Non c'è in Pakistan legge marziale, contrariamente a notizie circolate nella notte del golpe. Gli aeroporti sono stati riaperti e nelle vie fervi! la consueta attività. L'esercito è visibili! soltanto attorno alle stazioni radiotelevisive, tuttora chiuse, e allo abitazioni di Sharif e dei suoi deposti ministri. Un quadro di calma; eppure il Pakistan, nel momento in cui sembra in un vuoto politico e attendo di conoscere le intenzioni di Musharraf, si trova a dover reggere l'urto dello critiche e dello esortazioni al ristabilimento democratico provenienti da ogni parte. Ieri il primo ministro indiano Atal Bonari Vajpayee, cìie riceveva l'investitura ufficiale dopo la vittoria elettorale dei giorni sborsi, ha ammesso: «Siamo preoccupati dagli sviluppi in Pakistan e seguiamo attentamente la situazione. Noi restiamo votati allo sviluppo di legami d'amicizia e di collaborazione con il Pakistan, però Islamabad deve creare il clima giusto». Sebbene in precedenza il suo ministro degli Esteri Jaswant Singh avesse negato che le forze armate indiane erano state messe in stato di allerta, Vajpayee ha presieduto una riunione del Comitato di sicurezza per esaminare la situazione. «Non c'è motivo di allarme», ha ribadito Singh. Washington minaccia di tagliare gli aiuti economici. L'Unione europea, in un documento che sottolinea «le profonde apprensioni per le implicazioni che i recenti avvenimenti possono avere per la stabilità regionale», ha sospeso il dialogo politico con il Pakistan e ha rinviato sino die la firma di un accordo commerciale che doveva avvenire il 20 ottobre. Anche il Commonwealth si sta muovendo: il segretario generale Emeka Anyaoku ha indicato ieri che il Pakistan potrebbe essere sospeso, come già era accaduto a Nigeria e Sierra Leone. «Un Paese governato dal potere militare - ha detto ieri il ministro degli Esteri britannico Robin Cook - si squalifica automaticamente. La democrazia dev'essere restaurata». lori mi portavoce militare ha affermato che il colpo di Stato ha tutte le impronte di una «reazione spontanea» alle angherie di Sharif. «Questa non 6 una cosa che ci si aspetti ogni giorno - ha detto il generale di brigata Rashid Qureshi in un'intervista alla Bbc -. E' stata una reazione spontanea dell'esercito alle azioni, anzi alle azioni ingiuste, che Sharif aveva commesso». Su quella falsariga si è inserita, dal suo esilio londinese, anche l'ex premier Benazir Bhutto: «Vorrei incoraggiare chi è al potere in Pakistan ^ha detto - a garantire il processo democratico che Sharif cercava di distruggere, e a formare un governo provvisorio che porti a un rapido e sicuro potere civile attraverso elezioni multipartitiche libere, giuste e trasparenti».

Persone citate: Atal Bonari Vajpayee, Benazir Bhutto, Emeka Anyaoku, Jaswant Singh, Musharraf, Nawaz Sharif, Pervez Musharraf, Rashid Qureshi, Robin Cook, Singh