Preso l'uomo da 3000 miliardi di Ugo Bertone

Preso l'uomo da 3000 miliardi Preso l'uomo da 3000 miliardi Fiorini catturato per la truffa alla Mgm Ugo Bertone MILANO L'ultimo ruggito del leone della Metro Goldwyn Mayer ha colpito Florio Fiorini, finanziere di lungo corso, una carriera avventurosa alle spalle, ieri mattina, poco dopo l'alba, quando i carabinieri si sono presentati nella sua abitazione al quartiere Flaminio di Roma. L'accusa? Truffa, diceva il mandato dell'Interpol firmato dallo Stato della California, per svariati miliardi di dollari, a danno di diverse case cinematografiche di Hollywood, tra cui la Mgm acquistata all'inizio degli Anni 90 da Giancarlo Parretti proprio con l'appoggio determinante di Fiorini e del Crédit Lyonnàis, il colosso parigino naufragato in un mare di debiti. Poche ore prima, oltre Oceano, i rappresentanti della banca parigina (ormai passata di mano dopo esser finita in amministrazione controllata) avevano ammesso per la prima volta, davanti al procuratore federale di Los Angeles, di aver avuto un ruolo nella frode (almeno tremila miliardi di lire) che portò all'acquisto della Mgm nel marzo del '90. La banca, che fino a ieri si era dichiarata la prima truffata dalla coppia Fiorini-Parretti, ha accettato il patteggiamento versando quattro milioni di dollari (circa sette miliardi di lire) alle autorità Usa. «E' una grande notizia», esulta l'avvocato Mario Moncella, difensore di Giancarlo Parretti, pure lui in carcere da lunedì in attesa di una possibile estradi¬ zione negli Usa. «Il patteggiamento della banca francese non può che confortare la tesi di Parretti per cui né lui né Fiorini avrebbero truffato il Crédit ma fu quest'ultimo, piuttosto, ad aver negato il proprio appoggio nella fase intermedia e finale dell'operazione». Facile prevedere che, se sarà concessa l'estradizione dei due, ci sarà battaglia nelle aule di giustizia di Los Angeles, chiamata a giudicare la «stangata del secolo». Difficile giudicare diversamente la strana storia che portò un cameriere di Orvieto, Giancarlo Parretti, a prendere in mano nel marzo del '90 una delle più gloriose Majors di dollari. Con quali quattrini? Quelli del Crédit Lyonnais di Jean Yves Habérer, uno dei più autorevoli frequentatori dell'Eliseo nell'era Mitterrand. Il Crédit decise di finanziare Parretti, già proprietario della «Cannon» e della Palhé, antica ma dissestata casa cinematografica francese, con 1200 miliardi dell'epoca. A Florio Fiorini, ex direttore generale dell'Eni, raffinato corsaro della finanza internazionale, toccò racimolare gli altri quattrini necessari per completare l'operazione. L'avventura di Parretti negli Usa durò, in tutto, quindici mesi prima che, nel giugno del '91, la banca francese riuscisse a estrometterlo dalla guida del gruppo cinematografico, aprendo un nuovo capitolo di questa storia interminabile. Ma in quei quindici mesi Parretti, un talento da istrione non indifferente («riuscì a presentare il suo primo film, "Bernadette" - ricorda Fiorini - a Giovanni Paolo II, che pianse al suo fianco...») riuscì a far impallidire le memorie più pepate di Hollywood. Casa a Beverly Hills da nove milioni di dollari, Rolls Royce marrone, una fila sterminata di starlettes al seguito. «C'era Carla, milanese ha scritto la rivista Fortune bella, altera, alta così alta che lui, così tracagnotto, non le ha mai camminato accanto; c'era Marina, veneziana, capelli rossi, occhi verdi e appassionata di Shakespeare. E Cinzia, la roma¬ na, corvina, indolente. Secondo l'Fbi, e stata pagata 387 mila dollari per due anni...». Fortunata, perché Parretti, a giudicare dalle cronache;, aveva il vizietio di emettere assegni scoperti, come ebbe a scoprire Dustin Hoffman. Sembra un fumettone incredibile, pieno di passaggi di cattivo gusto (anche Merryl Streep subì le avances, subito respinte, dell'esuberante Parretti) mentre Fiorini elaborava scatole cinesi e progetti fantasiosi per far fronte all'impresa. Ma quel fumettone chiama in causa le responsabilità dei socialisti italiani (De Michelis e Craxi, soprattutto) ed europei. E la domanda, a dieci anni di distanza, è la stessa che l'avvocato Chrystie di Los Angeles rivolse ai funzionari del Crédit Lyonnais sventolando la fedina penale di Parretti: «Ma come avete fatto a prestar due miliardi di dollari a un tipo così?». Al tribunale di Los Angeles l'ardua sentenza. Il mandato emesso dagli Usa per la maxi «stangata» di Parretti A fianco, Giancarlo Parretti e Florio Fiorini, coinvolti in una presunta truffa di oltre tremila miliardi di lire ai danni di varie case cinematografiche di Hollywood, tra cui la Mgm