Antidroga in Sardegna, Carboni in manette

Antidroga in Sardegna, Carboni in manette Accusato per lo smercio di 2 mila chili di cocaina dal Perù. Sequestrati beni per 150 miliardi Antidroga in Sardegna, Carboni in manette Nel blitz arrestate con il faccendiere altre 67persone Brunella Giovara MILANO Lo hanno arrestato all'alba come un piccolo spacciatore di droga, il «noto faccendiere di origine sarda Flavio Carboni». Ma lui non ha fatto neanche una piega, e ha seguito bravo bravo gli uomini della Direzione investigativa antimafia, senza immaginare che contemporaneamente stavano finendo nella rete dell'operazione «Bingo 2 - Odissea» altre 67 persone di una organizzazione internazionale capace di muovere 2 mila chili di cocaina dal Perù, e di ripulire miliardi. Per i giudici milanesi - i pubblici ministeri dell'Antimafia Giuseppe D'Amico e Francesca Marcelli e il gip Maurizio Grigo - questo era «cosa» dell'ex P2 Flavio Carboni: riciclare i soldi del narcotraffico, creando società di comodo e investendo in grosse operazioni immobiliari. Così ieri mattina i dirigenti del Centro operativo della Dia di Roma e del Gico della Guardia di finanza di Cagliari hanno potuto annunciare il più grosso sequestro preventivo della storia: 150 miliardi, tra società e immobili. Compreso lo «Smeralda Village», un complesso turistico di 177 appartamenti vicino a Porto Rotondo, realizzato da una società «Smeralda 94» ricondu¬ cibile al gruppo Bucalossi di Grosseto e ai fratelli Flavio e Andrea Carboni. Società che sarebbe stata costituita proprio per reinvestire i capitali della camorra. Sequestrati anche altri immobili in Campania e in Lombardia, e una grande villa con parco a Roma, proprietà dei Carboni. L'operazione parte dal febbraio di quest'anno, quando a Milano viene arrestato il boss campano Pasquale Centore, detto «il dottore». Ex sindaco di San Nicola la Strada, ex funzionario di banca, già arrestato in passato con l'accusa di essere un capo clan. A marzo decide di collaborare, e parte l'eeOperazione Bingo 1», 61 arresti. Racconta i suoi rapporti d'affari con i narcotrafficanti venezuelani e co¬ lombiani, spiega di aver importato in Italia oltre due tonnellate di cocaina in container di pesce surgelato e macchine per l'industria. Fa ritrovare un milione di dollari a Lanzacco, Udine, nascosti in una fresa pronta da spedire in Venezuela. Per convincere gli investigatori della sua buona volontà, gli fa anche trovare un cadavere: «L'ho ucciso io, vi spiego anche come e perché». Parla tantissimo, Centore. Soprattutto dei Carboni: i fratelli Flavio e Andrea, ma anche i nipoti Claudio e Andrea Marco, anche loro arrestati ieri. E di Emilio Pellicani, braccio destro di Flavio Carboni, dei fratelli imprenditori toscani Enrico e Gabriele Bucalossi, di Aldo Ferrucci, anche ci imprenditore, punto di contatto tra il boss della camorra e Carboni. I soldi - racconta Centore arrivavano tramite Ferrucci ai Carboni, che li immettevano nel circuito dell'economia legale utilizzando contatti con professionisti e imprenditori compiacenti. Consegne sempre in contanti, naturalmente. Come testimonia un sequestro fatto nel '96 dalla Guardia di finanza di Grosseto, che aveva fermato la macchina di Carboni e trovato 600 milioni destinati ai Bucalossi. Le indagini hanno poi accertato le modalità dei pagamenti dello partite di cocaina. 11 contante in lire italiane veniva portato da alcuni corrieri in Svizzera. Qui veniva cambiato in dollari Usa, versato su conti cifrati di banche svizzere e poi trasferito su istituti bancari di New York e Miami, o in Perù con bonifici «bank to bank», utilizzando transfer telematici nell'ambito del sistema «Swift» («Society for WorldWide Interbank Financial Telecommunication»). Centore - ha poi scoperto la Dia - era direttamente collegato con l'organizzazione guidata da Boris Foguel Suengas, cittadino panamense già finito nei guai per i suoi rapporti con una organizzazione internazionale di narcotrafficanti chiamata «Los Camellos», azzerata nella più importante operazione condotta dalla polizia peruviana nel marzo scorso: sequestro di 4 mila tonnellate di cocaina, scoperta di una maxi raffineria e arresto di venti persone. Cosa sapeva, di lutto questo, il faccendiere Carboni? Lui verrà interrogato domani a Milano. Il seguito alla prossima «Operazione Bingo 3». Secondo i pubblici ministeri dell'Antimafia l'ex uomo della P2 aveva il compito di riciclare il denaro del narcotraffico investendolo in grandi operazioni immobiliari, tra cui un villaggio turistico vicino a Porto Rotondo Il contante in lire italiane veniva portato da alcuni corrieri in Svizzera. Qui veniva cambiato in dollari americani, versato su conti cifrati di banche svizzere e in seguito trasferito su istituti bancari di New York e Miami oppure inviato in Perù