Quel «quarontottismo» sempre in agguato di Enrico Mentana

Quel «quarontottismo» sempre in agguato DOSSIER E REAZIONI INSULTI A CATENA E STRILLI PER RICHIAMARE L'ATTENZIONE DEI MEDIA Quel «quarontottismo» sempre in agguato Montanelli: il gusto polemico ci allontana dall'Europa dibattito Antonelld Rampino PK.AKI, zotici furbi, gattopardi, al più dei donchisciotte: possibile che gli italiani siano sempre gli stessi, sempre un po' quarantottisti? Con i dossier che s'allungano come idre nei Palazzi, ma anche senza moventi così brucianti, e grazie ai quali ieri era tutto un risuonare di «sei un fascista», e «zitto tu che a te ti piaceva Stalin», lo scambio d'opinione, costantemente e doverosamente amplificato per via mediatica e catodica, fa si che l'Italia, alla fine, non riesca mai a voltar pagina, mai a crescere, mai a essere all'altezza di se stessa. Insomma, impera il fare dimostrativo tumultuoso, e per ciò stesso ai limiti della consistenza e della serietà. E il vero problema - dice il direttore del Tg5 Enrico Mentana, che proprio l'altra sera ha avuto un confronto con Massimo D'Alema che si vocifera sia stato vivacissimo - è che e così tutta la classe dirigente del Paese, «tutti quelli che comunque hanno cinguettato con la politica». Ci si insulta, in emiciclo o in Transatlantico? No, sostiene Mentana, si dice la verità, «perché la nostra classe politica è erede di un fallimento, ci sono gli eredi della De, Psi, partiti disastrosi, e gli epigoni del comunismo e del fascismo, gente che ha alle spalle vere e proprie bancarotte e drammi umani. Sono dunque in palcoscenico tutti i giorni i litigi della lunga e difficile transizione politica italiana, verso il famoso, e per ora iperuranico, «paese normale». Al quale tutti sembrano voler approdare a parole, salvo poi sbeffeggiare - come capita spesso a Francesco Cossiga, che proprio per questo una volta gli ha dato del «gatto felix» - per esempio Walter Veltroni, che del non rispondere all'insulto con l'insulto si è provato a farne un'etica politica, trovandosi comunque quotidianamente ricoperto di epiteti. «Una volta, una volta sola, mi scappò una parolaccia, contro un politico dell'opposizione con il quale ero arrabbiatissimo. Ho fatto il diavolo a quattro per convincere il giornalista a cancellarla dall'intervista» racconta il segretario diessino. Poi, certo, in politica c'è anche quella che eufemisticamente e gergalmente si chiuma «la visibilità della coalizione», il che sarebbe come dire che siccome ci sono molte galline nel pollaio, più si strilla, più i giornali e i Uggì ne parlano. Altra attenuante generica, il sistema elettorale, reo di molto cose e anche di questo: e infatti, ò Luciano Canfora a ricordare che in un sistema come quello francese, se si attaccano gli ex comunisti è Lionel Jospin a fare la voce grossa, «non vi permetto di sparare sul partito dei fucilati», disse una volta. Ma in Francia, la politica è ben piii bipolarizzata della nostra, e la destra, dice Canfora che è un intellettuale comunista, «è di qualità ben maggiore». La sua tesi è interessante, perché vi si sostiene che oggi, a destra come a sinistra, «si usa la violenza verbale, quella che non permette mai di voltar pagina, proprio perché essa è orrendamente commisurata agli obiettivi che si vogliono perseguire». Vedi il «dagli all'untore» di questi giorni: «L'obiettivo era ottenere la commissione d'inchiesta sul Kgb: ora che s'è deciso di farla, domattina il governo non sarà più sotto ti- ro». Salvo poi ricominciare, dall'una e dall'altra parte, già dopodomani. Ma fino a quando? «Per sempre» è la risposta categorica di Indro Montanelli, abbastanza disgustato dalla «polemica attuale, alimentata a furia di rinvangar cadaveri». E l'opinione di un arbiter dell'italianità come il grande vecchio del giornalismo è drastica: «Tutto questo fa parte della disonestà degli italiani, contro la quale, mettiamocelo in mente, non c'è niente da fare. Noi non diventeremo mai europei: l'Europa, poveretta, ha dovuto pigliarci così come siamo». Colpa di una classe dirigente, politica e non, di grande povertà etica e intellettuale? Anche, ma non solo. Ida Magli, che di mestiere studia i comportamenti umani, dice che quello è un effetto, non una causa. La causa, potrebbere essere il calcio, che infatti è il vero grande luogo della rappresentazione pubblica della nostra classe dirigente. Il calcio, che «incrementa la violenza interna, istiga l'aggressività verbale». E che è il modello del grande gioco della società di tutti i giorni. Ma chissà, chiudendo gli stadi andrebbe meglio? Mentana: nella nostra classe politica gente che ha alle spalle fallimenti e drammi umani Ida Magli: ma la colpa è del calcio, incrementa la violenza interna, istiga l'aggressività imito mMtrt m ws$® Un'immagine dello scontro politico in Italia nel 1948 Sopì n Indro Montanelli Sopra: Enrico Mentana Qui accanto: Luciano Canfora

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia