Kgb, ultimatum di Cossiga a D'Alema

Kgb, ultimatum di Cossiga a D'Alema Veltroni annuncia : i Ds accettano la commissione, ma composta da politici e studiosi Kgb, ultimatum di Cossiga a D'Alema E l'ex Capo dello Stato attacca la Procura di Palermo Maria Teresa Meli ROMA «Basta, ora non c'è più spazio per la mediazione». Alla fine di una giornata altalenante, iniziata sotto i peggiori auspici, proseguita all'insegna dell'incertezza (tanto che è stato necessario anche un intervento del Presidente della Repubblica), scandita da un profluvio di telefonate, (Cossiga chiama Ciampi, il quale chiama D'Alema che, a sua volta, chiama Veltroni), l'ex Picconatore allerta i suoi e invia un ultimatum al premier: attento, perché altrimenti sarà la crisi e i ministri dell'udr usciranno dal governo. Oggetto del contendere, in apparenza, la commissione d'inchiesta sul "dossier Mitrokhin" proposta dall'ex capo dello Stato. I ds e lo stesso presidente del Consiglio l'hanno accettata, sebbene malvolentieri, però la vorrebbero mista (metà storici e metà politici) non guidata dal solo Cossiga, e, soprattutto, vorrebbero che limitasse le proprie indagini alle spie (niente finanziamenti o altro, per intendersi). Ma il senatore a vita non ci sta: da quella commissione, a suo avviso, deve partire il rilancio del centro che lui vorrebbe ricostruire e il ritorno dell'esecutivo alle sue origini, cioè come governo nato su un asse D" Alema-Cossiga- E allora - è il ragionamento dell'ex capo dello Stato - visto che l'mquilino di palazzo Chigi osteggia questa prospettiva politica, preferisce avere come interlocutori moderati «addomesticati» tipo Mastella e Dini («al primo ha promesso il rimpasto, al secondo di fare il capo ulivista»), ed è d'accordo con Berlusconi per uccidere il centro, molto meglio togliere il disturbo, nonché i ministri Scognamiglio e Folloni, giacché di quel progetto che stava alla base del governo (non per niente battezzato D'Alema-Cossiga) non resta più niente. L'ex presidente è talmente arrabbiato che compra uno spazio pubblicitario sul Corriere della Sera, al fine di indirizzare una lettera aperta al premier, per lanciargli questo ammonimento, a proposito della commissione: «Se tu sceglierai scrive Cossiga - per un passato oscuro e inquietante, io sceglierò e chiamerò i miei amici a scegliere per la dignità e l'orgoglio della nazione». E in quella missiva Cossiga rivela un'altra delle ragioni della sua inquietudine: l'esistenza di un'inchiesta (anticipata dal Giornale) sulle bombe del 93, denominata "Sistemi criminali", che pende tra le procure di Palermo, Firen¬ ze e Caltanissetta, e che individuerebbe nel gruppo di comando della prima Repubblica, defenestrato dopo Tangentopoli, i mandanti di quella strategia della destabilizzazione. «Io - scrive indignato l'ex presidente - farei parte di un sistema di poteri criminali». Che giornataccia, quindi, quella di ieri. La mattina, di buon ora, Cossiga telefona a Ciampi e gli annuncia che ritirerà la delegazio¬ ne dell'Udr dal governo se non si farà la commissione d'inchiesta. Il capo dello Stato chiama preoccupato D'Alema e gli dice: «La situazione è grave: dovete assolutamente trovare un'intesa». Il premier acconsente suo malgrado e alza la cornetta per parlare con Veltroni. Il segretario della Quercia oppone resistenza: «Come possiamo accettare la commissione dopo tutto quello che abbiamo detto? Il parti¬ to non reggerebbe una cosa del genere». Dall'altro capo del filo la voce di D'Alema suona affannata: «Guarda Walter - è la replica del presidente del Consiglio - che siamo nei guai fino al collo. Se non facciamo così il governo affonda». 11 leader diessino cede. Tocca a lui rendete nota, con una dichiarazione, l'inversione di rotta. Ma a Cossiga (che continua a negarsi al telefono a D'Alema) non basta. Vuole una presa di posizione pubblica del premier. Avrà anche quella, in serata, quando i vertici della Quercia si riuniscono con il presidente del Consiglio per studiare come limitare i danni. La strategia è quella di annacquare la commissione affiancando gli studiosi ai parlamentari. Nel frattempo il centro sinistra è in subbuglio. Non il ppi, il cui segretario Castagnetti ha incontrato Veltroni per concordare la linea. Ma Di Pietro è assai dubbioso: «Cosa sarebbe questa commissione - si chiede - meglio affrontare tutto il tema dei finanziamenti illeciti». Dini si oppone, anche se alla fine si adegua. Mastella non vuole che a guidare quell'organismo sia Cossiga. E nel Polo? Fini, che ha parlai o con l'ex Picconatore dice: «Per me lui presidente va bene». Non va bene, però, al Ccd. Berlusconi (che il giorno prima della pubblicazione del "dossier Mitrokhin' avrebbe avuto un colloquio telefonico con D'Alema) non si sbilancia. Del resto, i suoi pessimi rapporti con Cossiga sono noti a tutti. «I numeri in Parlamento - osserva il leader del Polo - li ha la sinir.tra e quindi sono scettico che in questa situazione si possa arrivare alla verità». Poi il Cavaliere alza la posta: «Bisognerebbe occuparsi di tutto; P2, Gladio, finanziamenti illeciti...». Esattamente ciò che i ds non vogliono. E infatti Veltroni attacca il Cavaliere: «Berlinguer - afferma - seppe contrapporsi al Pcus, Berlusconi non ha saputo resistere alla P2». Polemiche nella polemica, mentre ormai il governo è in stato di "pre-crisi". Che altro dovrà fare, ora, D'Alema per convincere Cossiga?

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