Tutti divisi sui fini della commissione di Fabio Martini

Tutti divisi sui fini della commissione Palazzo Chigi esprime parere favorevole a una «indagine» sull'Italia della Guerra fredda Tutti divisi sui fini della commissione IDs: si parli di questi 50 anni. Il Polo: e Tangentopoli? Fabio Martini ROMA Ora, a parole, la invocano lutti. La commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mit.rokhin sembra esser diventata in un batter d'occhiò la panacea, anche se poi, a guardar bene, ognuno suggerisce una ricetta diversa. Il leader Ds Walter Veltroni la vuole sì, ma onnicomprensiva, per chiarire tulle «li; ombre dei decenni passati», mentre il presidente dei senatori dello stesso partito, il ds (lavino Angius la vuole più smilza: «Dossier Miirokhin, nulla di più e nulla di meno». Clemente Mastella vuole che si occupi delle attività del Kgb, ma anche della Cia e del Mossaci, mentre Silvio Berlusconi, che l'aveva proposta per primo e ora se l'è vista sfilare da Cossiga, invoca un genèrico «strumento» per fare chiarezza sui tanti misteri del Paese. Quanto a Gianfranco Fini dice che lui sarebbe favorevoli! alla proposta di Forza Italia «di allargare il campo d'indagine a Tangentopoli», ma poi prende allochi: «la proposta già depositala da Cossiga e circoscritta alle vicende spionistiche» del Kgb. E cosi il minimo comuni! denominatore che sembrerebbe poter metter d'accordo tutti e proprio l'istituzione di una nuova commissione parlamentare d'inchiesta. Ma il si generico alla Commissione si accompagna a una Babele di proposte che dimostra come ogni partito abbia il suo interesse diverso da difendere, isuoi fanta¬ smi da esorcizzare. E un enigma su tutti: limitare l'indagine alle attività del Kgb in Italia come propone Cossiga o allargare il campo, come sembra suggerire Veltroni? Oppure, al contrario, i Ds dicono di volere allargare il campo, ma sperano di circoscrivere tutto al Kgb? Il primo a proporre la commissiono sul dossier Mitrokhin era stato Berlusconi, lunedi 11. Lapidario e di diverso avviso, almeno in quelle stesse ore, Francesco Cossiga: «Chiudiamo questa faccenda e non parliamone più». Ma l'indomani mattina, cioè due giorni fa, Cossiga cambia idea e preannuncia la presentazione di una proposta di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta. D'Alema si allarma, anche perché Cossiga ripete di voler fare sul serio. Due pomeriggi fa a palazzo Chigi immaginano una commissione che allarghi il campo di indagine, non limitandosi ai "misfatti" del Kgb in Italia, ma occupandosi di luci e ombre di tutto il cinquantennio repubblicano, una sorta di excursus sulla Guerra Fredda. Poi, nella notte tra martedì e mercoledì, Cossiga fa sapere che su questa questione potrebbe anche entrare in crisi il governo. E cosi ieri, di buon mattino, Veltroni - sebbene ripetutamente "provocato" dall'ex Picconatore - fa sapere: «La proposta di Cossiga va nella direzione giusta», anche se poi aggiunge: «perché può contribuire all'accertamento delle complesse vicende della storia politica italiana di questi decenni». Il messaggio e questo: va bene indaghiamo sul Kgb e sul Pei, ma anche sulla Cia, sulla P2, sui finanziamenti americani ai partiti di centro. E Berlusconi? Il capogruppo dei deputati azzurri Giuseppe Pisanu fa sapere: «Si indaghi sul Kgb, ma anche sui finanziamenti illeciti ai partiti, su Tangentopoli». Come dire: scaviamo sull'oro di Mosca ma anche sui traffici delle coop rosse amiche del Pei. Palazzo Chigi tace, ma la "Velina rossa", ben informata sugli umori della Presidenza, fa sapere che «la commissione deve esaminare tutta la storia della Prima Repubblica». In serata, in Transatlantico, il ecd Marco Follini chiosava così: «La commissione sul solo dossier non ha senso comune. Ma il governo ha davvero interesse a fare un'operazione verità? Chi è stato comunista ha una remora in più a entrare in questa tempesta e a palazzo Chigi l'unico interesse è metabolizzare tatticamente Cossiga. La commissione non si farà». E Giorgio Rebuffa, amico di Cossiga e uomo di spirito: «E' chiarissimo che palazzo Chigi e i Ds non vogliono la commissione, ma è altrettanto chiaro che noi siamo estremamente determinati». 1 A sinistra: Walter Veltroni leader dei Ds Sopra: Franco Frattmi, presidente del Comitato di controllo sui Servizi

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