Il giallo dei fascicoli scomparsi

Il giallo dei fascicoli scomparsi Il giallo dei fascicoli scomparsi Frattini accusa, Mattarella nega ROMA Sergio Mattarella, vicesegretario del Consiglio, dice al mattino: «Ribadisco che tutti i documenti pervenni i dalle autorità inglesi sono stati integralmente consegnati alla magistratura e alla commisaone Stragi». Franco Frattini, di Forza Italia, sembra metterlo in dubbio: «Dal dossier mancano 34 fascicoli e il governo, interrogalo, non ha dato spiegazioni». Ma poi, alla controreplica di Mattarella «Non esistono nomi coperti di alcun gènere. Non esistono schede non consegnate», Frattini precisa: «Il problema non sono le schede, ma i nomi coperti da codice». C'è una spiegazione semplici!, infatti, a quello che sembrava uno scontro tanto duro: in un primo tempo i carabinieri recapitarono alla magistratura 221 rapporti sui 2(il in mano al Sismi. I restanti 34 li più delicati, quelli intestati a politici) sono stati consegnati il giorno dopo, l.a prova a pagina 503 del dossier dove c'è la seconda lettera di accompagnamento, Il viavai di calie, però, non e finito, Annuncia sempre Mattarella: «Sono in corso di trasmissione all'autorità giudiziaria e alla commissione Stragi le schede di lavorazioni! del Sismi. Per quanto riguarda i nomi in codice apposti .su alcune schede dal Kgb, le ipotesi di identificazione che il Sismi ritiene di aver operato sono state poste a disposizione dell'autorità giudiziaria: riguardano tre persone, una delle quali cittadino straniero». Dei sessanta nomi in codice, dunque, gli identificati sarebbero un anziano ingegnere argentino e due giornalisti (uno e Alceste Santini, vaticanista dell'Unità). Evidentemente tre anni d'indagine del controspionaggio italiano sul «dossier Mitrokhin» non hanno portato a risultati esaltanti. E cmesto sarebbe il succo delle informative dei servizi chi; il governo sta inviando alla magistratura. I quali magistrati intanto pensano a una trasferta in Gran Bretagna per interrogare personalmente il fantomatico Mitrokhin. Ma è su tutt'altro piano che si sposta l'attenzione: sui possibili collegamenti tra il rapimento Moro e la rete spionistica del Kgb. Non c'è solo l'appartamento di viale Giulio Cesare, infatti, dove furono arrestati i brigatisti Valerio Moruc- ci e Adriana Fnrandà,scollegare le spie sovietiche all'omicidio dello statista De. C'è pure un esile collegamento con l'appartamento di via Gradoli, il covo di Mario Moretti. Può essere una seconda incredibile coincidenza oppure l'enriesima connessione. Sta di fatto che il deputato Enzo Fragalà, An, ha rispolverato un imbarazzante rapporto della Digos del luglio 1979. E si scopre che Giuliana Conforto, figlia di una presunta spia del Kgb, era amica di Luciana Bozzi, proprietaria dell'appartamento di via Gradoli. Il rapporto di polizia, redatto nei giorni in cui la signora Giuliana Conforto era in carcere con l'accusa di favoreggiamento, metteva in luce il collegamento: entrambe le signore, laureate in fisica, avevano lavorato al centro nucleare EneaCasaccia. La polizia, all'epoca, ci vedeva la mano di Franco Piperno, leaderdi Potere operaioe ricercatore di fisica anche lui. «Tali circostanze - scrivevano - inducono a rivedere le vicende che hanno condotto le Brigate rosse a installare i loro covi in via Gradoli e in viale Giulio Cesare in quanto sombra non possano ritenersi casuali». Ora però che si scopre in Giuliana Contorto la figlia di una presunta super-spia del Kgb, «Dario;», salta su l'on. Fragalà e dice: «Adesso mi ò più chiara la geometrica potenza delle Br. Va riaperto il caso». Gli fa eco il giudice Rosario Priore: «E' necessario rileggere gli atti dello indagini a cominciare dalle prime inchieste. Le coincidenze cominciano a essere tante e potrebbero non essere casuali». E ricostruisce a memoria Ferdinando Imposimato, che era giudice istruttore all'epoca: «La squadra mobile arrivò a viale Giulio Cesare per una soffiata della criminalità comune. Bisognerà rivedere i rapporti di polizia dell'epoca». Chi non sa so ridere o preoccuparsi è la diretta interessata, la signora Conforto. «Mi ricordo vagamente - dice - quel rapporto di polizia e già all'epoca non stava in piedi. Avevo conosciuto anni prima Luciana Bozzi, ma da almeno sette anni non frequentavo più l'Enea e c'incontravamo del tutto casualmente. Secondo me è tutto un gioco di coincidenze e di errori. Non so nulla di Brigate Rosse, né di Kgb. I miei genitori sono morti. Por quanto io possa ricordare, non c'è mai stato nulla che potesse far pensare a una loro attività spionistica». Sergio Mattarella vicepresidente del Consiglio con delega per i Servizi segreti

Luoghi citati: Gran Bretagna, Roma