L'ARTE EI BLUFF
L'ARTE EI BLUFF NEW YORK, GIULIANI E LE AVANGUARDIE L'ARTE EI BLUFF Marco Valloni L5 INTERVENTO che Philippe de Monte-bello, in qualità di direttore elei Metropolitan Museum ha affidato al Ni-w York Times e che La Stampa ha riportato domenica, risi Ina di diventare, in un clima di molle omertà e di filisteismo diffuso, un documento storico, un manifesto di coraggio e di rottura. Non tanto perchè prende posizione sulla censura del snidai o Giuliani nei confronti della "Scandalosa» mostra Scusai ioti (anzi, (orse qui avrebbe potuto essere più illuminante) ma perchè, dall'alto della sua carica nevralgica, trova l'ardimento di obiettare a c hiare lettere c he una certa arte presunta può anche e lilialmente essere giudicata non-arte, o simulazione estetica, se non addirittura un bluff Senza per altro tremar pavido, di essere tacciato quale pericoloso reazionario o tout court un codino. Egli lascia correre per un attimo il tema della censura (anche se lealmente ammette di condividere le reazioni di Giuliani) e se la prende soprattutto con quelle "tante persone, sensibili e serie, cosi intimorite dall' establishment artistico e cosi spaventate all'idea di un'etichetta di lilistci che non osano esprimere la loro ripugnanza verso opere che trovano repellenti, inestetiche». Il problema non è più quello di giudicare la fin stracotta Sensation, che sin da t nolo tradisce (figlia dei mass media) la sua smaniosa volontà di sorprendere, di lar parlare di sé. Ma stabilire il principio che anche l'arte d'avanguardia debba infine perdere quell'intOCCabile statuto di ingnillii abilita e sia tenuta a "passare gli estimi». Non essendo più autorizzata, comunque, in quanto trasgressiva. Perche mai tutto quanto la sensazione deve automaticamente diventare autentico, rilevante, arte da museo? Ma chi mai, nelle nostre istituzioni, ha avuto il coraggio di ammetterlo a chiare lettere? De Montebello si trincera poi dietro Voltaire: la politica non può arrogarsi il diritto di censurare l'arte. Eppure lascia allerto un dilemma: se un onesto amministratore non ritiene una mostra degna del museo che sovvenziona (potrebbe pure trattarsi di una mostra indegna su Renoir) come deve comportarsi, senza rischiare l'accusa di censura.'' Quello che è ridicolo, ed indegno, è che si parli di Giuliani come di un Hitler, lo spettro dell'arte degenerata, Come quando i politici del polo dicono che si vive nel fascismo. Ma ai Munch e ai Grosz era impedita la parola a priori, negati i colori. Ora non risulta che a Olili qualcuno sottragga la merda d'elefante o lo costringa ad emigrare. Forse basterebbe in questi casi una risata olimpica. Dire con chiarezza quanto nudo sia ormai il Re delle Finte Avanguardie.
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