La Fendi passa a Prada e Arnault di Ugo Bertone

La Fendi passa a Prada e Arnault Le cinque sorelle continueranno a produrre la borsetta più ambita del mondo La Fendi passa a Prada e Arnault Per il 51 per cento pagati 1550 miliardi Ugo Bertone MILANO fatta. Staccando un assegno da 850 milioni di dollari (circa 1.550 miliardi di lire) Bernard Arnault, gran patron di Lvmh, si è aggiudicato la «baguette» più ambita del mondo: la maison delle cinque sorelle Fendi che proprio nella «baguette», una borsa venduta in 500 versioni e 300 mila esemplari, hanno il simbolo più ambito. Ma, accanto a monsieur Arnault, felice per aver dato un secondo scacco al «nemico» Domenico De Sole, chairman di Gucci, dopo le difficoltà create al passaggio di Yves Saint Laurent alla casa fiorentina, c'è un secondo vincitore: Patrizio Bertelli, marito di Miuccia e cervello finanziario di Prada. L'operazione Fendi, infatti, è stata realizzata da una joint-venture alla pari tra il colosso parigino Lvmh e la Prada di Patrizio Bertelli, ormai ad un passo dalla conquista delle «Church» e in procinto di guidare, in Nuova Zelanda, l'avventura della sua barca in «Coppa America». 1 due si sono aggiudicati, grazie al parere decisivo di Karl Lagerfeld, dal '65 stilista del gruppo romano, il 51% della «maison». «La famiglia Fendi - recita una nota - manterrà una quota significativa del capitale sociale, non superiore comunque al 49%, nonché importanti posizioni all'interno del gruppo, fra cui la presidenza, la direzione generale, lo stile, la progettazione e la comunicazione». Inoltre, «Fendi, Prada e Lvmh - si legge ancora - saranno felici di poter contare sulla preziosa collaborazione di Karl Lagerfeld». In sostanza, le cinque sorelle Fendi, oltre ad incassare una cifra cospicua (a giugno, data dei primi contatti con i possibili compratori, Fendi era quotata sui 700 miliardi, contro i 2 mila abbondanti della stima finale), per un'azienda che nel '98 ha fatturato 270 miliardi, hanno strappato ai compratori garanzie precise sull'autonomia creativa della casa, come chiedevano gli eredi della terza generazione, decisi a proseguire l'attività nell'azienda di famiglia, fondata nel 1925 in via del Plebiscito a Roma da Edoardo ed Adele Fendi. Allora la premiata ditta altro non era che un laboratorio artigianale di pellicceria e pelletteria, destinato a restar tale fino al 1946 quando venne aperto il secondo negozio in via Piave e, soprattutto, entrano in azienda le cinque sorelle più famose del «made in Italy»: Paola, Anna, Franca, Carla e Alda. Da allora l'espansione della «griffe» è proseguila a tappe forzate, sprattutto dopo l'ultimo decisivo salto di qualità, l'ingresso di kaiser Karl Lagerfeld, «il fratello che non abbiamo avuto» dicono in coro le cinque sorelle. Oggi casa Fendi conta cento boutiques e 600 punti vendita in tutto il mondo, da cui dipende l'80% delle vendite. Le pellicce, antico punto di forza della «maison» (la prima a introdurre, nel '66, le pellicce colorate) rappresentano il 20% del giro d'affari, 1 pelletteria il 40%. Chi ha fatto l'affare? Acidi i commenti in arrivo dalla Gucci. «Se saranno confermate le cifre ha commentato un portavoce ovvero un prezzo pari ad otto volte il fatturato, sarebbe folle per chiunque abbia l'obiettivo di creare valore per gli azionisti». Fino all'ultimo, del resto, l'avvocato De Sole ha cercato di strappare il consenso delle cinque sorelle, fermandosi, pare ad un passo dal traguardo proprio per il livello raggiunto dalle offerte (e per le perplessità di Lagerfeld). In realtà, come osservano gli analisti del settore, questo è un buon momento per vendere perchè i grandi del lusso, a partire da Gucci-Pinault e la nuova coppia Prada-Arnault, sembrano disposti a pagare un «plus» per assicurarsi le griffes con cui potenziare l'offerta commerciale in tutti i Continenti. La guerra, insomma, è appena cominciata. Oggi la maison conta cento boutique e 600 punti vendita I FENDI a» ; mm A sinistra, le sorelle Fendi Sopra, Patrizio Bertelli

Luoghi citati: Milano, Nuova Zelanda, Roma