«Violati i diritti dei piccoli soci»
«Violati i diritti dei piccoli soci» «Violati i diritti dei piccoli soci» Nove gestori hanno scrìtto ad Amato Rappresentano il 10% del capitale MILANO «Gentile signor ministro, i termini dell'operazione di scissione sono chiaramente irragionevoli e lesivi degli azionisti di minoranza ed anche la comunità finanziaria internazionale ha unanimemente espresso la sua disapprovazione...». Così alcuni dei principali fondi di investimento internazionali che detengono azioni Telecom sfidano Roberto Colaninno con due lettere indirizzate al ministro del Tesoro Giuliano Amato e agli amministratori indipendenti del gruppo telefonico, gli stessi che si ,sono astenuti di fronte al piano che prevede il passaggio di Tim sotto le insegne di Tecnost. I fondi che hanno siglato le due lettere sono nove: Morgan Stanley Dean Witter, The Baupost group, Highfields Capital, Newmann Ragazzi, Perry Capital, Sanford Bernstein, K Capitai partners, Capital International e Oppenheimer Capital. «Ma attenzione - spiega un portavoce - altri fondi hanno scritto lettere analoghe. Possiamo dire che una presa di posizione del genere riguarda almeno il 30% delle azioni di risparmio. Oppure, almeno il 10% del capitale complessivo». «Facciano pure - replica da Ginevra Roberto Colaninno di fronte alla richiesta dei fondi internazionali di incontrare il ministro del Tesoro -, hanno il diritto di farlo». Ma, di fronte alla prospettiva di aderire alla richiesta fondamentale dei gestori, ovvero la convocazione dell'assemblea dei soci di risparmio, Colaninno è evasivo: «Io rispetto la legge, mi aspetto che la rispettino anche gli altri». La partita, infatti, è tutta qui. I fondi contestano la razionalità e l'utilità dell'operazione industriale proposta da Colaninno; in subordine, vengono messi in discussione i concambi proposti (e poi ritrattati) dai vertici Telecom. Ma, prima ancora, la battaglia dei fondi riguarda la convocazione dell'assemblea dei soci di risparmio che, secondo i mittenti della lettera ad Amato, è necessaria per assumere decisioni di questo rilievo. «Noi potremmo - è la considerazione di un consulente legale dei nove convocare l'assemblea. Ma il nostro obiettivo è che questa decisione venga presa dalla maggioranza che, in questo modo, riconoscerà un principio sacrosanto: decisioni di questo peso vanno sottoposte anche all'attenzione dei soci di risparmio». Solo così, avverte il fronte dei fondi, potrà essere evitato di «condizionare fortemente il processo di privatizzazione in corso in Italia». Al di là della non facile schermaglia giuridica, la doppia missiva di ieri getta nuova iuce sulla vicenda Telecom. Primo, non è affatto vero che il «road show» londinese di Colaninno abbia calmato le acque. Al contrario, l'opposizione pare più ferma che mai, anche perché alcune risposte del leader di Telecom non hanno affatto convinto la platea. E da Londra arrivano notizie di opposizione ferma ai piani Telecom. I gestori, anzi, avvertono Amato che «qualsiasi soluzione che si dimostri pregiudizievole verso gli azionisti di minoranza può minare la credibilità nei confronti del mercato finanziario italiano». La partita, insomma, è tutt'altro che chiusa. lu.b.)
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