Il governo salva il formaggio del contadino di Antonella TorraEdoardo Raspelli

Il governo salva il formaggio del contadino Deroghe alle norme europee. Ma gli esperti sono scettici: non bastano, sono troppo restrittive Il governo salva il formaggio del contadino Sì alla vendita diretta di prodotti tipici Antonella Torra ROMA Il governo ha deciso di salvare i prodotti tipici, messi alla gogna dalla Commissione Europea? Parrebbe di sì: con una serie di norme introdotte dal Senato nella legge comunitaria 1999 che passa ora in terza lettura alla Camera, il Parlamento ha approvato alcune deroghe alle norme sanitarie stabilite dalla Comunità europea che avrebbero di fatto sancito la morte delle golosità nostrane, come il lardo di Colonnata e il formaggio di fossa. Le nuove norme vietano l'esportazione e la commercializzazione di «prodotti alimentari che richiedono metodi di lavorazione particolari e tradizionali, nonché recipienti di lavorazione e tecniche di conservazione essenziali per le caratteristiche organolettiche del prodotto, non conformi» alle norme comunitarie; questo divieto non si applicherà però alle «vendite dirette dal produttore e dai consorzi di produttori al consumatore finale, nell' ambito della zona tipica di produzione». Gli alberghi, i pubblici servizi, le collettività e le mense dovranno conservare questi prodotti «in modo idoneo a garantire la non contaminazione» e avvertire i consumatori che questi prodotti non sono stati sottoposti alle procedure di autocontrollo sanitario da parte dei produttori. Non cantano vittoria Edoardo Raspelli, gastronomo e Carlo Petrini, fondatore e presidente di «Slow Food», paladini dei prodotti tipici a difesa del gusto e dei sapori. «Sono soddisfatto della presa di coscienza dei politici sulla necessità di salvare le nostre specialità, ma certo queste norme limitano comunque molto la distribuzione, perchè si escludono gli intermediari». Ma se Raspelli è prudente, Petrini è sdegnato: «Una cosa vergognosa, si impedisce alle nostre prelibatezze di girare il mondo, limitando la vendita, se così dice la legge, alla zona di produzione. E poi si trattano questi prodotti come ' materiale pericoloso", quando non hanno mai fatto male a nessuno». E già, perchè, si legge nella disposizione del Parlamento «il ministero della Sanità potrà sempre disporre il divieto temporaneo di vendita di questi prodotti in caso di pericolo per la salute umana». «Stiamo scherzando - sbotta Petrini -. Siamo davvero nelle mani della lobby delle industrie, gli artigiani rischiano di scomparire». Dubbi che Raspelli condivide: «Certo limitare in questo modo la vendita potrà essere un danno. I golosi dovranno vincere la pigrizia e andare a cercare i prodotti nel luogo di produzione. Anche per i ristoratori sarà più difficile rifornirsi, bisognerà andare ad acquistare i prodotti all'origine». Nessuna tregua nella guerra dei buongustai alla Commissione europea. «Dobbiamo farci sentire - dice Petrini - questa è l'ennesima dimostrazione che i nostri politici non hanno le idee chiare. Non sanno, loro che limitano la vendita di queste prelibatezze alla zona di produzione, che ormai gli acquisti si fanno via Internet?». Da sinistra Carlo Petrini e Edoardo Raspelli

Persone citate: Carlo Petrini, Edoardo Raspelli, Petrini, Raspelli

Luoghi citati: Roma