Sorpasso di Haider, e 8 Popolari abbandonano il governo di Tito Sansa

Sorpasso di Haider, e 8 Popolari abbandonano il governo La conferma dallo spoglio delle schede giunte per posta: solo 415 voti di differenza. Si apre una stagione di instabilità Sorpasso di Haider, e 8 Popolari abbandonano il governo Nuovo avvertimento da Israele, VAustria replica: le nostre alleanze le decidiamo noi Tito Sansa VIENNA Per meno di un decimillesimo (lo 0,0001) dei voti espressi domenica 3 ottobre dagli elettori austriaci 415 schede su un totale di 4 milioni e 400 mila - il partito popolare Oevp del vincecancelliere Wolfgang Schuessel ha perduto nei confronti della Fpoe del populista Joerg Haider la seconda posizione nelle Politiche per il Parlamento di Vienna. E' il risultato strabiliante ottenuto ieri notte al termine del conteggio di quasi 250 mila schede di elettori che avevano votato per lettera. E Schuessel, che aveva solennemente promesso alla vigilia : «se saremo terzi andremo all'opposizione», in serata ha mantenuto la promessa. Una ripetizione degli ultimi governi di coalizione tra socialdemocratici e popolari sembra quindi impossibile. Dopo la conta dei voti per corrispondenza il partito di Joerg Hai- der ha perduto uno dei suoi 53 seggi in Parlamento (a beneficio dei Verdi, saliti a 14) e ora ne ha soltanto 52, esattamente tanti quanti la Oevp di Schuessel. «Siamo pari - gridava una parte dei dirigenti Oevp • quel che conta non sono i voti, ma i seggi. Non c'è un terzo, ma ci sono due secondi». Pertanto, sostenevano, l'impegno preso da Schuessel con l'elettorato poteva decadere. Ma altri dirigenti insistevano che «bisogna tener fede alla parola data» e che «come nello sport, chi perde anche per un centesimo di secondo non ha il diritto di salire sul podio». Ieri, fino a notte inoltrata, il direttivo del partito popolare si è riunito in seduta straordinaria per dibattere il problema: siamo secondi a pari merito oppure terzi?», cioè: governo oppure opposizione? A tarda ora il verdetto: passiamo all'opposizione. Oggi intanto il presidente della Repubblica, Thomas Klestil, affiderà l'incarico al cancelliere socialdemocratico Viktor Klima (il grande sconfitto, ma tuttavia sempre primo in classifica) che ha convocato una conferenza stampa internazionale straordinaria. Per annunciare che cosa, visto che ha giurato che mai collaborerà con Haider, e visto che i Popolari non vogliono più entrare nel governo? Klima ha due possibilità: fare un governo di minoranza (ma con l'appoggio di chi?), oppure andare all'opposizione. Non rimane che Haider, a meno che il capo dello Stato non convinca Schuessel «per il bene del Paese» a ritornare sulla sua decisione. Ma quest'ultimo potrebbe anche trovare un'intesa con il leader nazional-liberale, nonostante la minaccia del ministro degli Esteri israeliano David Levy (ripetuta ieri) di rompere le relazioni diplomatiche con l'Austria. Contro questa minaccia, che non ha precedenti nella storia delle relazioni tra i due Paesi (neppure dopo l'elezione, nell '86, dell'ex nazista Kurt Waldheim alla presidenza della Repubblica le relazioni furono rotte), sono insorti ieri il cancelliere Klima e Schuessel, vicecancelliere e ministro degli Esteri. In un comunicato congiunto, con un linguaggio di durezza insolita per la diplomazia, i due principali responsabili della politica austria¬ ca rispondono all'avvertimento di David Levy definendolo «totalmente ingiustificato», alfeimando chele elezioni del i ottobre «si sono svolte democraticamente» e che «la Repubblica austriaca è saldamente ancorata ai valori della democrazia, dei diritti umani e della tolleranza». Schuessel precisa che durante la campagna eletumile «non vi sono state manifestazioni antisemite o antiisraeliane», e insieme con Klima si dichiara «costernato» per il fatto che nei colloqui telefonici di Klima con il primo ministro Ehud Barak e di Schuessel con il suo omologo Levy «non si è accennato a rottura di relazioni diplomatiche, annunciate soltanto più tardi attraverso i media». Secco è l'esplicito invito del governo di Vienna a quello israeliano a non intromettersi nei suoi affari interni. «Come in tutte le democrazie - vi si legge - anche in Austria i negoziati per la formazione del governo vengono fatti dai responsabili politici austriaci». I leader nazionalista joerg Haider

Luoghi citati: Austria, Israele, Vienna