«Bisogna rispettare i tempi della pace» di Aldo Cazzullo

«Bisogna rispettare i tempi della pace» Dopo il colloquio con Arafat, il primo discorso di un presidente italiano a Gerusalemme «Bisogna rispettare i tempi della pace» Ciampi alla Knesset: ma Israele ha diritto alla sicurezza Aldo Cazzullo Inviato a GERUSALEMME Carlo Azeglio Ciampi arriva al guartior generale dell'autorità palestinese alle 10 e 45, saluta Suha Arafat ricomparsa in pubblico al fianco del marito dopo mesi in cui sono girato voci di divorzio, non batto ciglio di fronte a un inno di Mameli orrendamente storpiato da una banda palestinese più avvezza ai kalashnikov che agli ottoni, né davanti a un Arafat arrabbiato e preoccupato per gli insediamenti israeliani che non si fermano e i tempi di realizzazione degli accordi di Sharm-ol-Shoik che slittano; ina poi alla Knesset, la dove il discorso ufficiale definisce «le ultime intese» come «l'inizio di una fase decisiva i cui tempi sono stati fissati», lui aggiunge a braccio: «K devono essere rispettati». Per il resto, il primo discorso di un presidi nte italiano al Parlamento israeliano e quarto in assolo to di imo straniero, dopo Clinton, Chirac e von Weiszaecker - ha sognato una decisa discontinuità rispetto alla tradizionale politica mediorientale di Roma, Ciampi non rinnega l'antica amicizia con i palestinesi e gli arabi in generale; ma teorizza implicitamente che legami preferenziali non bau no più senso, in un'area che muove verso la pace e va quindi coinvolta tutta quanta nel «grande diseg.no» del Quirinale: Tinte grazione del Medio Oriento nel sistema economico e politico del Mediterraneo e dell'Europa. Davanti al presidente israeliano Weizmon, al premier Barak (che cita i giornali italiani e ricorda «l'amicizia del presidente con il padre del rabbino Toaff»), al leader storico laborista l'eros, al capo dell'opposizione Sharon, Ciampi (reduce dalla visita allo Yad Vàshem e al museo dell'Olocausto) ha toccato alcuni temi cari a Israele. Ha invitato Gerusalemme a «guardare con fiducia» all'Italia e all'Europa: Roma e Bruxelles, assicura il presidente, non «dimenticano gli orrori e le colpe di un passato non lontano»; né intendono «decidere le sorti del futuro negoziato», ma «aiutar vi a conquistare la pace e a completare poi la necessaria opera di ricostruzione e sviluppo». Ha riconosciuto il diritto delio Stato ebraico a una «pace sicura», «una pace che elimini la paura, che garantisca a tutti piena sicurezza dalla minaccia di guerra, dell'incubo del terrorismo, dall'agguato delle armi di sterminio». Ma ha anche indicato a Barak e Weizman degli obiettivi: il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, «ulteriori progressi nell'adempimento del calendario di Sharm-el-Sheikh», «la sollecita ripresa del negoziato con la Siria e con il Libanti», l'impegno per «la prosperità regionale», poiché «la sicurezza di un Israele circondato dalla relativa povertà dei vicini sarebbe precaria» (e, ascoltando la traduzione in cuffia di questo passo, Barak ha strizzato l'occhio a Pcrcs, che nel suo governo è mini¬ stro alla Cooperazione regionale e sostiene da anni la necessità di uno sviluppo parallelo di arabi e israeliani, ancorato al sistema economico europeo). Ciampi è stato prodigo di riconoscimenti all'impegno israeliano per la pace: ha parlato di «spirito di Gerusalemme», la «città santa che porta nel suo nome il nome della pace» (dalla divinità cananea Shalem, connessa con «shalom», nda); ha citato un passo dei Salmi; ha ricordato la recente visita di Prodi ad Auschwitz; ha evocato le figure di Ben Gurion, Begin, Rabin, financo di Netanyahu (ma anche quelle di Sadat, re Hussein, Mubarak e Arafat). Ha accostato il Medio Oriente di oggi all'«Europa di pace e di benessere costruita sulle rovine di un'Europa distrutta dalla guerra». E ha proposto a israeliani e palestinesi di lavorare con l'Europa per «riportare il Mediterraneo alla centralità economica e culturale che lo ha contrassegnato nel corso della sua storia». Il colloquio con Arafat, poche ore prima, non era stato facile. Si erano visti l'ultima volta un mese fa, a Castelporziano. Ieri mattina, a Ramai lab, il leader palestinese ha avuto parole di apprezzamento per l'Italia e per Ciampi. Ma non ha nascosto la sua preoccupazione ner quelli che definisce «i ritardi israeliani», reclamando il blocco degli insediamenti e il varo della commissione per definire l'assetto definitivo dei Territori. Un terreno su cui Ciampi, fedele all'impegno di non ingerenza nei negoziati, non si è avventurato. Ma in serata, ai cronisti che gli chiedevano dell'aggiunta al suo discorso, il presidente ha sorriso strizzando l'occhio: «Aggiunta? Quale aggiunta?». L'ospite invita ii Parlamento a guardare con fiducia a Roma e all'Europa Accanto al leader delI'Anp, ricompare la moglie Suha dopo le voci di divorzio