«Un patto di potere «hi lo mafia»

«Un patto di potere «hi lo mafia» LE RAGIONI DELL'ACCUSA «Un patto di potere «hi lo mafia» Secondo ipm ha incontrato i boss e manipolato i processi dei padrini I principali argomenti dell'accusa. PATTO M POTERE Secondo la procura tra il senatore a vita e Cosa nostra fu stipulato uno «patto di potere», grazie al quale «la mafia avrebbe accresciuto per quasi ventanni la propria capacità criminale diventando un'associazione unica al mondo che ha esercitato la sovranità di uno stato illegale». RAPPORTI CON I SALVO. Andreotti aveva rapporti con gli esattori mafiosi Nino e Ignazio Salvo, che per i pentiti rappresentavano il «polmone finanziario» della corrente andreottiana. I VIAGGI. «Evidenti falsità» sono contestate al senatore per quanto riguarda la ricostruzione di alcuni suoi viaggi in Sicilia tra il 1979 e il 1987. Andreotti sarebbe andato più volte in Sicilia, in forma riservata, per incontrare i mafiosi. INCONTRI CON I BOSS. La più famosa è la dichiarazione di Balduccio Di Maggio che sostiene di aver assi- stito al bacio tra il senatore a vita e Totò Riina nell'attico palermitano di Ignazio Salvo. PRESSIONI IN CASSAZIONE. I pentiti sostengono che l'imputalo avrebbe garantito impunità ai padrini tramite una forte capacità di pressione sui giudici della Cassazione, esercitata anche attraverso il rapporto privilegiato con il giudice Corrado Carnevale. IL CASO SIHDONA. Andreotti, dicono i pm, «doveva» salvare Sindona nell'interesse di Cosa nostra. NI CASO MORO. Secondo i pm, il memoriale Moro contiene un «durissimo attacco contro Andreotti per i suoi rapporti con Sindona e per il suo ruolo nella vicenda Arcaini-Caltagirone-Italcasse». L'accusa attribuisce al senatore un fortissimo interesse a impadronirsi del dossier e ipotizza un collegamento tra la vicenda Moro e la strage Dalla Chiesa.

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