«Congresso finto, non firmo la mozione»

«Congresso finto, non firmo la mozione» L'ex leader ds: «Solo un intervento del ministro sull'economia forse farà discutere davvero» «Congresso finto, non firmo la mozione» Occhetto: adesso spero in Amato... Maria Teresa Meli ROMA «Il l'ds r.oì\ la restaurazione dalemiana si è trasformato In un ente pubblico». A dieci anni dalla Bolognina, Achille Occhetto traccia un bilancio amaro di quel che è diventato il suo (?) partito. La conferenza stampa in cui ha illustrato la lettera inviata a Walter Veltroni per annunciargli che non firmerà la «mozione del listone unico» e appena terminata, e l'ex segretario di Botteghe Oscure si concede il lusso di dire apertamente ciò che in molti sussurrano, nella Quercia. «Quello di Torino - osserva • sarà un congresso fìnto. I contrasti sono tutti nella maggioranza, ma non emergeranno. Pòi quei due si arrabbiano (D'Alema e Veltroni) quando li definisco i "signori della guerra" che litigano e dopo scendono a patti. Lo hanno fatto anche adesso. Walter non si staccherà da Massimo e le assise ili gennaio saranno una finzione, a mimo che...». Lascia la frasi; in sospeso, Occhiato, ma non la la caderci nel vuoto e continua cosi: «A meno che al congresso non venga Amato e fàccia un intervento sulla politica economica che divida veramente Allora si che potrebbe aprirsi un dibattito nulle». Ciò non vuol dire che l'ex leader del l'ds muoia di simpatia per il ministro del Tesoro («e stato un campione della restaurazione dalemiana», dicedi lui), pero e vero clic a 'l'orino i diessini potrebbero dividersi proprio sulla polìtica economica del governo D'Alema, animando le assise altrimenti scontate. li' su questa materia, infatti, che Cesare; Salvi presenterà al congresso un suo documento non troppo tenero nei confronti della linea che Amato porta avanti nell'esecutivo, li sarà interessante vederi; chi aderirà a quel contributo. Il ministro del Lavoro è deciso ad andare avanti («l'accordo si, l'unanimismo no», e la sua paróle d'ordino), sebbene ci sia da giurarci che sia il segretario che il presidente del Consiglio faranno di tutto per "assorbire" quel documento, come fece D'Alema (allora anti-ulivisla) con gli emendamenti ulivisti al Congressodi Roma. Si, perche non e di certo negli auspici del premier e ilei leader della ( hieioia che le assise deraglino dai binari prestabiliti. Non a pochi mesi dalle regionali, con i diessini che, dopo aver fatto in questi giorni i conti degli ultimi risultati elettorali di l'arma, Piacenza e Bologna, non si sentono blindali nemmeno in Emilia Romagna. Non con un governo sempre sotto issedio (ora del Polo ora della maggioranza), tanto che il presidente del Consiglio, negli ultimi tempi, pur continuando a ostentare una certa sicurezza, si è sfogato con qualche compagno di partito in questi termini: «li' chiaro che si punta a logorarmi». Già, perché un documento di Salvi, essenzialmente contro la linea Amato, non potrebbe restare rinchiuso nella dialettica interna al partito, ma avrebbe inevitabilmente dei riflessi pure sull'esecutivo. Quindi il ministro del Lavoro potrebbe rompere le uova nel paniere a Veltroni e D'Alema, tanto più se sul suo tosto si venissero a coagulare adesioni di peso all'interno della Guercia. No, non sarebbe il caso dopo che l'ennesima "pax" tra il segretario e il premiere stata siglata con tale forza e convinzione che qualche tempo fa, nel Transatlantico di Montecitorio, tra il solito pullulare di voci incontrollate ne spiccava una secondo la quale le vittime sacrificali di quell'armistizio potevano essere Pietro Polena e Marco Minniti. La parola d'ordine, dunque, è "metabolizzare" anche Salvi. li allora, o il congresso si dividerà sulla nota dolente della politica economica, oppure è difficile che queste assise possano riserva re qualche brivido. Occhetto, per esempio, non spera più di tanto nemmeno nel documento con cui gli ulivisti offrono la loro adesione "articolata" alla mozione del segretario: «Potrei firmarlo se dicesse che è stato uno sbaglio aver dato vita al governo D Alema», afferma in conferenza stampa. «Ma non credo che lo dirà», aggiunge a microfoni spenti. Già, ò amareggiato l'ex leader per la piega che hanno preso gli eventi dentro 1' «ente pubblico ds» e lo scrive a Veltroni senza infingimenti o giri di parole. «Non credo - sottolinea Occhetto nella lettera - all'utilità di un congresso nel quale, in sostanza, si manifesta una sorta di precaria unità di tutti contro la sinistra interna. Sappiamo, se non vogliamo nasconderci dietro lo ipocrisie, che i veri contrasti e le autentiche differenze si annidano dentro a quello che si prefigura come un listone unico». Sono diversi i punti della mozione di Veltroni che Occhetto non condivide. Innanzitutto «il giudizio secondo il quale aver dato vita al governo D'Alema sia stato un atto di responsabilità», e non, come invece lo definisca l'ex segretario, un «ribaltone». Eppoi la «propaganda» che prende il posto di una «seria analisi critica», facendo scrivere in quel documento che «l'azione riformatrice dell'esecutivo ò senza precedenti». Mette tutto nero su bianco, Occhetto, ma non sembra illudersi troppo: «Il congresso sarà finto». A meno che... L'autore della «svolta» si augura un vero confronto sui temi economici per risvegliare le assise della Quercia in programma a Torino Il leader del democratici di sinistra Walter Veltroni A destra: l'ex segretario Achille Occhetto

Luoghi citati: Bologna, Emilia Romagna, Piacenza, Roma, Torino