INTERVENTO

INTERVENTO INTERVENTO Biblioteca di Francia: il nuovo «tempio tecnologico» ha un anno, ma è vera gloria? «Non sarà più la stessa cosa». L'abbiamo pensato in tanti, quel pomeriggio di settembre di un anno fa, gettando un ultimo sguardo ai tralci d'uva della bella cupola della Sahe Labrouste coi banchi di rovere segnati da targhette di smalto, le lampade di opalina verde e l'émleyele imponente e sacro come l'altare di una chiesa. Tra occhi lucidi, abbracci, ricordi della prima volta e frasi di gratitudine affidate a un registro da tramandare ai posteri, è stato duro il commiato dalla Bibliotheque Nationale di rue de Richelieu, l'ex biblioteca reale che Napoleone rese pubblica. E mentre lo televisioni filmavano la scena, non consolava il pensiero della nuova sede a Tolbiac: quattro giganteschi libri di vetro squadernati ad angolo retto, adibiti a magazzini e uffici, svettanti su una immensa piattaforma i cui due primi sotterranei, affacciati a mo' di chiostro su un boschetto sotto vetro, ospitano rispettivamente gli spazi per il grande pubblico e quelli per i lettori-ricercatori. Circondata da una settantina di gradini la desolata piattaforma di legno, battuta dal vento e resa scivolosa dalla pioggia non piaceva. Anacronistica nostalgia, disagio per la perdita del guscio avvolgente come un grembo, nel cuore di Parigi. In cambio di uno spigoloso, disadorno tempio tecnologico, dove il legno biondo e la moquette rosso carminio non riscaldano tanto cemento e maglia d'acciaio? O, piuttosto, consapevolezza di un cambiamento troppo brusco che penalizza almeno una generazione? l'rogettata, costruita e sistemata in tempi record - dieci anni contro i venticinque della nuova «British Library» - la «Bibliotheque Nationale de France» voluta da Mitterrand come la «biblioteca più moderna, più aperta al pubblico e più grande del mondo», proprio oggi compie il suo primo anno di vita a pieno ritmo. Ma i problemi irrisolti avvelenano la festa. La «Tomba del Faraone», pur con tutte le sue disfunzioni non coprirà di ridicolo i francesi, come temeva «Le Figaro» qualche mese fa. Per giudicare un mastodonte di 300.000 metri quadrati costato 8 miliardi di franchi e dotato di 3700 posti di lettura, 11 milioni di volumi, un milione di audiovisivi, SO 000 titoli tra giornali e riviste, per un totale di 16.000.000 di fascicoli, e tutto gestito da un sofisticato sistema informatico preposto a catalogazione, richiesta, distribuzione dei libri, accesso degli utenti e perfino alls prenotazione a distanza di posti e volumi, non basta il bilancio di un anno. E ha ragione il Presidente, Jean Pierre Angrémy, a chiedere tempo per correggere i capricci di Hugo, Aragon, Malraux, Diderot ecc., i cervelloni che assicurano la localizzazione dei documenti, le schede informative e tutte le altre applicazioni. Più da uomo di lettere che da diplomatico, l'ex direttore di Villa Medici che firma i suoi romanzi come Pierre Jean Rémy, non minimizza né sui tilt dei computers né sugli incidenti da scivolo o sui disagi delle persone per l'assenza di segnaletica e adeguati spazi di distrazione e ristoro In mano ha una patata bollente che ai contribuenti costa un miliardo di franchi l'anno. «Il vero problema è l'architettura, non il fuoco che può sprigionarsi nelle quattro torri magazzino o l'informatica che è già migliorata, come dimostra il notevole aumento degli utenti sia nell'«haut de jardin» che nel «rezdejardin» - dice mostrando le cifre nel suo studio al settimo piano della torre 2 destinata a Letteratura-aite Mi indica poi, al di la della Senna, la macchia verde che dovrebbe essere collegata da un'aerea passerella alla orrenda esplanacle dove sparute aiole con griglie alte tre metri imprigionano le piante come fossero carnivore. Che il vero difetto stia nel progetto di Dominique Perrault, lo pensa anche Edgar Morin: «Il complicato sistema di distribuzione provoca tempi d'attesa troppo lunghi e troppi chilometri da percorrere. L'atmosfera non è accogliente come a Richelieu - mi ha confidato . Ma le nuove opportunità sono innegabili». In effetti, dal numero dei posti ai documenti sia in consultazione che digitalizzati; dall'opportunità di lavorare sui «plao» (posti lettura assistiti da computers, che significa copiare, tagliare, incollare e stampare evitando i tradizionali appunti. Il vantaggio rispetto al passato è enorme. Purché tutto funzioni, e Angrémy riesca a dare un'anima al luogo • kafkiano, secondo alcuni - attrezzandolo a misura d'uomo senza i veti dell'architetto Perrault. Per ora fa quello che può e la cortese disponibilità del personale mitiga i disagi, compreso un imponente apparato per la sicurezza che non mitiga certo il senso di claustrazione. Inoltre, l'attività editoriale e culturale che propone concerti, retrospettive cinematografiche e conferenze ad alto livello costituisce uno dei grandi poli d'attrazione. Tuttavia, quando a breve riaprirà Beaubourg, l'«haut de jardin» seguiterà ad essere altrettanto frequentato? E quando, secondo il programma, il sito «Gallica» (http://www.bnf.fr/) avrà in rete 300.000 volumi contro i centomila disponibili a fine anno, che già costituiscono la biblioteca virtuale più grande del mondo, gli utenti del «rez de jardin» saranno altrettanto numerosi e internazionali? Paola Decina Lombardi

Persone citate: Aragon, Diderot, Dominique Perrault, Edgar Morin, Jean Pierre Angrémy, Malraux, Mitterrand, Paola Decina Lombardi, Perrault, Pierre Jean

Luoghi citati: Francia, Parigi