Un'isola meravigliosa, dove consumare la bellezza della vita

Un'isola meravigliosa, dove consumare la bellezza della vita Un'isola meravigliosa, dove consumare la bellezza della vita TUO è il regno», primo romanzo dello scrittore cubano Abilio Estévez, è un libro di 400 pagine, con un unico scenario, un'isola, anzi quella che, per antonomasia, viene sempre chiamata semplicemente come l'Isola. libro denso, fitto come la vegetazione stessa del luogo, vale a dire dell'Isola, descritta, nella sua mobilità o immobilità («strana brezza su questa terra di polvere e alberi immobili») quasi a ogni pagina, proprio come se dalla vegetazione stessa oppure dal clima, dipendesse il destino dell'Isola e di coloro che la abitano. Tutto, del resto, in questa narrazione, è apocalittico e tutto è preannunciato. Oppure già avvenuto, anche se in realtà il tempo usato è quasi sempre il presente cosi da rendere il lettore testimone dei fatti prescelti e imposti dall'autore fin dall'inizio: «Decido che oggi sia giovedì, un giovedì di fine ottobre. L' diventato buio molto prima del crepuscolo, perché è stato il primo giorno d'autunno (che poi non è autunno) nell'Isola». Diciamo che tutto è e non è. Infatti l'Isola non è un'isola, bensì una tenuta (anche se il termine non è mai usato) ai confini dell'Avana oppure periferia dell'Avana, ed è fatta di un Aldiquà e di un Aldilà. Aldiquà di edifici fatiscenti, dove passa un treno, esiste una stazione, forse ci sono anche negozi, tra cui una libreria, che è uno dei luoghi deputati del romanzo, e Aldilà rappresentato da un bosco straordinario, eccezionale, luogo d'incantamento che è anche chiusura definitiva («E se effettivamente a Cuba sono rari gli ulivi, i cipressi, i salici, perché allora si trovano nell'Isola? Belli, per nulla offuscati dalla presenza di cecropie, ibischi, palme e ceibe»). L'Isola sembra si1 uata in una «notte nella storia del mondo», ma in realtà, tutta la vicenda (se di vicenda si può parlare) ha inizio in una notte imprecisata d'ottobre («Ti ricordi, Rolo, del marinaio che hai incontrato quella strana notte dell'Isola, la notte di ottobre in cui apparve il Ferito...») ma finisce con un incendio, che distrugge l'Isola e ha, invece, un significato e una data ben precisa: il 31 dicembre 1958. Si recenAnBian svolge, dunque, tutta, pur nella sua qualità evocativa ed onirica, nelle settimane che precedono la rivoluzione cubana. In questo lasso di tempo, che invero sembra molto più lungo, sia per la densità della narrazione sia per i richiami al passato e al presente sia per le caratteristiche del luogo che preme e quasi opprime il lettore, appaiono sullo straordinario e sempre elusivo palcoscenico dell'Isola, molti, moltissimi personaggi anch'essi fuori dell'ordinario e, soprattutto, fuori dal tempo. Troveremo allora zio Rolo, proprietario della libreria Eleusis, innamorato del bellissimo marinaio Sandokan (in certo senso, a prevalere, nel tumulto dei sentimenti di cui ribol¬ ione la hini le l'Isola, sono piuttosto delle passioni omosessuali e, comunque, fuori della nonna accettata), Casta Diva, la cantante d'opera, ormai vecchia e malandata, che ha un marito muto, una figlia deforme e un figlio ritardato, la Contessa Scalza, che recita in tedesco, e profetizza disastri che puntualmente si avvereranno («Questa non è un'Isola, esclama la Contessa Scalza, ma un mostro pieno di alberi. E cammina peiv il portico, facendo tintinnare i bracciali d'argento... E si ferma accanto all'Apollo del Belvedere che è proprio dietro al paravento dell'ingresso. Sospira. Possibi- le? Tutto questo sarà distrutto! Tanta bellezza dovrà sparire! E l'Isola sembra rispondere. Con quel tempo, in mezzo alle raffiche, sotto la pioggia che non cessa - è come se piovesse -, l'Isola sembra gridare si, è vero, tutto sarà distrutto...»), l'insegnante nubile, Berta, che si sente perennemente guardata ma non si sa bene se a guardarla sia Dio oppure un uomo, Mercedes e Marta due gemelle diversissime che si odiano, il Ferito che, come abbiamo detto, capita un giorno sull'Isola e sembra assolvere il ruolo di Destino, la bambina costretta dal padre a prostituirsi, in scene davvero strazianti e che suscitano turbamento non soltanto in Lucio, un dandy tipicamente cubano nell'abbiglia¬ mento e nei gesti, ma nello stesso lettore, costretto, in certo senso, al molo di voyeur. Tutti manovrati da uno scrittore burattinaio che gode a dominare e a muoversi in mezzo a una materia così fitta e intricata. Estévez è certamente un grande scrittore, sebbene ancora giovane: è nato all'Avana nel 1954, ha già ricoperto moli importanti come uomo di teatro e autore di poesie e racconti. Inutile cercare per lui ascendenti letterari, perché è lui il primo a sciorinarceli davanti in pagine e pagine di evocazione letteraria. Tanti e tanti autori che hanno scritto prima di lui e di cui lui, come scrittore giovane (un po' come il Javier Marias spagnolo) manipola scoperte e materiali con l'indifferenza che. in questa fine di secolo, possiedono, a me pare, soltanto gli autori giovani, ormai dotati di immensi capitali. La vera, grande ricchezza di Estévez è, appunto, il suo amore perla letteratura: infatti, la conclusione del libro, della stessa distruzione dell'Isola con le sue inenarrabili bellezze e anche inconfessabili passioni, è il trionfo della letteratura e della passione letteraria. Questo, il significato del titolo: il regno è il regno di Shahrazad, del narrare, del Verbo, di colei che si rese conto che «raccontare, raccontare» ora l'unico modo «per salvarsi la vita», «per sopravvivere». Vien fatto però di chiedersi, e non sembri fuori luogo: basta questa passione a spiegare perché il riconoscimento, anzi, il successo di Estévez e di questo suo grande libro, scritto nel 1996, non sia venuto dalla sua patria, da Cuba, dove è stato pubblicato soltanto pochissimi mesi fa, bensì dalla Spagna dove è uscito nel 1997, presso Tusquets, irradiandosi così in tutta l'Europa? recensione Angela Bianchini Come nelle notti di Shahrazad, trionfa la letteratura: la forza della Parola rimarrà anche quando il Tempo avrà divorato le opere della natura e della storia «TUO E' IL REGNO», LO STRAORDINARIO PRIMO ROMANZO DI ABILIO ESTEVEZ, FA RIVIVERE PAESAGGI E PERSONAGGI DI CUBA ALLA VIGILIA DI UNA APOCALITTICA RIVOLUZIONE La Cuba Anni Cinquanta, prima della Rivoluzione castrista, è lo sceniario di «Tuo è il regno», romanzo d'esordio di Abilio Estèvez, nato all'Avana nel 1954 Abilio Estévez Tuo è il regno traduzione di Barbara Bertoni Adelphi, pp. 400, L. 32.000 ROMANZO

Persone citate: Angela Bianchini, Berta, Bertoni, Casta Diva, Destino, Javier Marias, Rolo