Un gigante visionario in Alto Adige tra delitti, angosce e un pacco di tritolo di Sergio Pent

Un gigante visionario in Alto Adige tra delitti, angosce e un pacco di tritolo Un gigante visionario in Alto Adige tra delitti, angosce e un pacco di tritolo ROMANZO di frontiera, lamento di un'emarginazione non solo individuale ma collegata alla difesa di principi etnici incapaci di imprimere una svolta alle tradizioni e ai secolari malesseri sociali. Questo il contenuto del libro dell'agronomo Giacomo Sartori, «Tritolo», alla sua seconda prova narrativa dopo un volume di racconti del '96. E le aspettative del romanzo forte e motivato ci sarebbero tutte, dall'ambiente - l'Alto Adige in cui l'italianità è tuttora sentita come un misfatto, e qui toma in mente l'opera ibrida e discutibile di Zoderer - ai personaggi, ombre cupe e senza sorriso che tagliano le stagio- RECENSeP IONE io t ni della vita portando- 1 si addosso il peso del mondo. Dalla quarta di copertina si potrebbe presupporre un ennesimo tentativo di nonantropologico a coprire una delle poche regioni ancora prive di commissari seriali o cacciatori di maniaci. Ma i delitti perpetrati nei confronti delle coppiette di italiani in zone appartate della campagna, risultano fin da subito un secondario dato di fatto. Sartori ci piazza infatti di fronte al ritratto massiccio e pantagruelico di Thomas, un trentenne locale psicolabile con trascorsi in case di cura. Thomas è una specie di gigante delle fiabe, tanto ingenuo quanto vittima delle proprie fobìe e di rare ma ostinate illusioni. Tira a campare tra lavori occasionali e caccia di frodo, ma subisce soprattutto le angherie e le prepotenze travestite da favori del fratello Karl, ricco albergatore locale. Thomas è un emarginato senza speranza in una società di per sé gretta e ostile, in cui i misteriosi delitti sono quasi visti con lampi di maligna soddisfazione, dato che i morti sono italiani. La svolta nella vita di Thomas avviene attraverso l'incontro con una ragazza inquieta e affascinante, prima cameriera nell'albergo del viscido Karl e poi indipendente manager di se stessa in una vita ricca soprattutto di angoli scuri. Non si sa perché, ma la donna accetta il sesso con Thomas - incontri violenti, viscerali - così diverso da lei nella sua campagnola goffaggine. E il buon uomo si crea un castello di illusioni, convinto di averla messa incinta, pronto a sposarla e a farle covare nidiate di figli: ma così come lo accoglie negli amplessi più frenetici, lei è altrettanto pronta a respingerlo, a deriderlo, a tenerlo lontano dalla sua enigmatica quotidianità. La farneticazione di im futuro sereno condanna Thomas a ricadere nelle fobìe: le «voci» tornano a invadergli la mente, il borgo selvag¬ gio e i suoi subdoli abitanti diventano la metafora di una provincialità tormentata e cnidele, terreno fertile per generare mostri. E chissà se le visioni di Thomas bastano per condannarlo e giudicarlo colpevole di tutti quei delitti, oppure se è l'ambiente così macabro, soffocante, indifferente, il vero assassino? Gli interrogativi rimangono, poiché Sartori, che proietta Thomas col suo panetto di tritolo verso un possibile finale granguignolesco, non scioglie alcun dubbio, non rivela nulla di più di quanto non trapeli dal turpe sottofondo ambientale. Il romanzo, angoscioso e ben strutturato, avrebbe richiesto forse un maggior approfondimento dei caratteri: tutto risulta infatti sfuggente, più suggerito che sviluppato. Svetta comunque sulle ombre di contorno l'odissea di Thomas, perdente per nascita e vittima prescelta per alleviare le colpe di una società chiusa e incapace dì allinearsi a un mondo che sta cambiando pelle. RECENSIONE Sergio Pent Giacomo Sartori Trìtolo llSaggiatore, pp. 159. L. 25.000 ROMANZO

Persone citate: Giacomo Sartori, Sartori, Zoderer