Mozart, il genio messo in scatola

Mozart, il genio messo in scatola La Fenice presenta al Tronchetto un'originale versione del «Flauto magico» Mozart, il genio messo in scatola Braunschweig mescola la musica con neon e film Paolo Gallarati DOPO il «Don Giovanni» di Peter Brook, quest'anno il Festival d'Aix en Provence ha allestito un provocatorio «Flauto magico» in coproduzione con La Fenice che lo presenta sotto il tendone del Tronchetto. Regista e scenografo è Stéphane Braunschweig, giovane tedesco che lavora in Francia, ed è attualmente diruttore del Teatro di Strasburgo. Il suo spettacolo è marcato da una personalità notevole. Si svolge tutto in una scatola nera, sullo sfondo della quale succedono cose mirabolanti: scritte al neon e pezzi filmati, pannel¬ li che si dividono in pilastri luminosi, ligure proiettate dappertutto, in movimento e no, luci, bagliori, o anche solo puntini, lucenti nella notte. La magia dell'opera è resa con sfarzo tecnico nel perfetto dominio dei mezzi multimediali: resta impressa la scena delle prove dell'acqua e del fuoco , in cui Tainino e Pamina passano indenni attraverso le immagini delle fiamme che divampano altissime e, invece di attraversare la cascata, si tuffano in effigie nel muro d'acqua, nuotando come palombari, prima di riemergere al trionfale saluto del coro. Nei riquadri a fondo scena vengono proiettati interni ed esterni, di modo che l'azione prosegue con i personaggi che entrano nel filmato, scappando dal palcoscenico, e viceversa. Il complicato progetto dello spettacolo, realizzato con alto virtuosismo, ottiene un grande successo, anche perché i cantanti, giovani e dalla voce fresca, si sono lasciati plasmare dal regista secondo dettami ben precisi: tutto deve essere mobile, rapido, agile, con poche scene di massa e molta recitazione individuale. Hélène Le Corre (Pamina) Mark Adler (Tamino) Stephane Degout (Papageno) José Canales (Monostatos) Irima lonesco (Regina) hanno Tonnato una compagnia di alto livello, con qualche debolezza nel Sarastro di Nicolas Testé, poco amante delle note basse. Karabatschevsky ha diretto con molta professionalità, preferendo mettere in luce la componente geometrica, oggettiva, di Mozart, piuttosto che la sua morbidezza sognante, molto presente nel «Flauto Magico». D'altra parte nello spettacolo ciò che fa difetto è un poco l'incanto dell'utopia: quella promessa di felicità lumi¬ nosa per tutti, che oppone il sole di Sarastro alla notte eterna della Regina. Qui tutto è quasi sempre scuro, e l'illuminismo di Mozart sembra trasformato, piuttosto, in occultismo. Né serve come correttivo interpretare l'intera vicenda come un sogno: ogni tanto Pamina e Tamino sono distesi in un letto bianco, e lui (grande trovata!) agisce in pigiama a righe per tutta la durata dello spettacolo...Un peccato d'ingenuità da cui il giovane e talentoso Braunchweig saprà senz'altro riscattarsi. Il giovane regista tedesco Stéphane Braunschweig

Luoghi citati: Francia