Il coraggio di Lauro De Bosis di Oreste Del Buono
Il coraggio di Lauro De Bosis Promesse da preti ♦ I dannati della terra ringraziano ♦ Parlare greco antico Il coraggio di Lauro De Bosis CARO Oreste del Buono, desidero ringraziare Lei per il titolo «Cavaliere, giù lo mani dall'eroico De Bosis» sulla «Stampa», e il Sig. Sergio Savio di Borgio Verezzi per aver ricordato l'eroico gesto (dimenticato dai più, anzi tanti non ne hanno mai saputo niente) compiuto da Lauro De Bosis nel 1930. Come Lauro aveva anticipato nel bel libro Storiu del la mia morte, pubblicato postumo, De Bosis (che non era aviatore, quello fu il suo primo e ultimo volo) si alzò in volo da sologuidando, dopo poche frettolose lezioni, un aeroplanino, quasi un giocattolo, stipato di manifestini contro il fascismo e di propaganda del Movimento Alleanza Nazionale (ironia della sorte; niente a che vedere con l'attualo omonimo partito). Tale Movimento, parallelo a Giustizia e Libertà, che anticipava il postbellico Partito d'Azione, era stato fondato da mio Padre, Mario Vinciguerra, con Lauro De Bosis e pochi altri amici. De Bosis gettò su Roma (soprattutto piazza Venezia) a dicembre del 1930 quei manifestini perchè, egli scrisse, doveva almeno tentare un'azione dimostrativa a favore di Mario Vinciguerra, che insieme con un altro amico, Renzo Rendi, era stato appena condannato per direttissima a quindici anni di carcere duro (non i grand hotel di oggi) dal Tribunale Speciale Fascista per la Difesa dello Stato (il pubblico ministero aveva chiesto la fucilazione). Solo perchè Papà era stato beccato dalla polizia mentre imbucava materiale di propaganda di Alleanza Nazionale contro il fascismo. Quanto a Lauro, dopo aver sorvolato Roma non arrivò mai in Corsica dove era diretto al ritorno e naturalmente non se ne seppe più nulla. Certamente precipitò in mare, e varie furono le ipotesi della famiglia e degli amici (niente di ufficiale, silenzio totale della stampa): o la precarietà del piccolo velivolo, o l'imperizia di Lauro, o la mancanza di benzina (si sapeva che Lauro aveva tenuto più a caricare manifestini che benzina), oppure, non meno possibile, abbattuto dall'aeronautica italiana. Perciò il Cavaliere, che apre bocca e dà fiato, come si dice a Roma, ha perso un'altra occasione per stare zitto. Claudia Vinciguerra, Roma SI ONO io che debbo ringraziarla, cara (Signora Vinciguerra, per le nuove informazioni (anche su suo padre) che fornisce ai ettori della «Stampa», e per la memoria d'affetto e di democrazia che continua a legarla a questi eroi. Oreste del Buono
Luoghi citati: Borgio Verezzi, Corsica, Lauro, Roma
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