Michaux, allucinato dalla pittura di Osvaldo Guerrieri
Michaux, allucinato dalla pittura A Parigi in mostra disegni e quadri dello scrittore surrealista Michaux, allucinato dalla pittura Osvaldo Guerrieri PARIGI H ENRI Michaux pittore. Sembrerebbe una delle molteplici bizzarrie di un surrealista la cui vita si legò sempre all'imprevedibile. Ma ora la Biblioteca nazionale di Parigi dedica otto stanze all'opera figurativa di colui che fu soprattutto un grande sperimentatore letterario, e la bizzarria si ridimensiona e sfuma. L'attività pittorica di Michaux (1899-1984) è certamente nota. Mai però, prima d'ora, i suoi disegni, le incisioni, gli assemblaggi, le scomposizioni sono stati riuniti in un unico percorso d'arte, quasi per suggerire il «viaggio dentro me stesso» sognato da Michaux, che di viaggi ne fece moltissimi, pur odiandoli. Non potremmo capire l'autore di Un barbaro in Asia senza l'idea del viaggio. Soprattutto di quello mentale. Basti ricordare l'epoca, gli Anni Cinquanta, in cui Michaux assumeva la mescalina per studiare su di sé gli effetti allucinogeni. Che cosa comportasse quell'esperienza, lo capirono benissimo i lettori di opere diventate subito famose, come L'infinito turbolento o Allucinogeni e cono scema. Era una sfida alle convenzioni? Una risposta all'uso romantico delle droghe? 0 la dimostrazione di uno scrupolo d'artista? Lo scrupolo con cui Michaux registrava le tappe di un viaggio per mare o inseguiva il volo alterato della mente era lo stesso impiegato per dipingere. Michaux non aveva studio né educazione accademica. Lavorava a casa propria tutti i giorni, dalle due alle cinque del pomeriggio. Stendeva il foglio su quattro sgabelli e, da buon surrealista, lasciava che le immagini emergessero liberamente, anzi lasciava che prendessero forma le sue immagini interiori. Disegnava, per lo più. Non poteva usare colori a olio a causa di un'allergia che gli riempiva le mani di eczema. Il volto sembrava essere un suo tema privilegia¬ to, ma lui diceva di ottenerlo in modo quasi involontario, automatico. L'altre grande settore espressivo consisteva nel conflitto tra macchie e linee, ripetuto fino all'ossessione. Che significava? Secondo alcuni critici, macchia e linea sono «due modalità fondamentali dello stesso Michaux e della sua scrittura». Quindi saremmo dinanzi a due regimi. La macchia è l'immobilità, la linea il movimento; la macchia è la continuità, la linea la discontinuità. Questo dualismo occupa il cuore dell'arte di Michaux, ma - è stato detto - può essere applicato benissimo alla sua opera scritta, rivelandone ora il «ritmo», ora la «melodia».
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