La miniera d' oro di Kaiser Franz di Ugo Bertone

La miniera d' oro di Kaiser Franz DALL'ELETTRICITÀ' ALLA STRATEGIA GLOBALE La miniera d' oro di Kaiser Franz Tato: «Caro Draghi, Wind non si tocca» analisi Ugo Bertone PRIMA, ieri mattina, la presentazione Ociia «miniera d'oro» targata Enel,nel cuore di quella Milano che il colosso dell'energia sta gratificando di fasci di luce notturni (per cominciare Piazza Affari, poi la basilica di Santa Maria delle Grazie). Infine venerdì, nella sala Viscontea del Castello Sforzesco così caro a Lodovico il Moro, herr Franz Tato svestirà i panni del manager di Stato per inaugurare «Il cammino della libertà», la mostra sul pensiero liberale che ha voluto proprio lui, presidente della «Società libera», fedelissimo discepolo di Friedrich Von Hayek, l'alfiere del liberalismo più estremo, nemico dell'intervento dello Stato nell'economia . Un buon modo per rispondere con i fatti (il sistema preferito da Tato) all'accusa di Fedele Confalonieri, ex collega nel gruppo Fininvest, di aver messo assieme «Tiri del 2.000». «Un'idiozia», replica serafico Tato in conferenza stampa. Chissà come reagirebbe al commento ben più cattivo di un «amico» che chiede l'anonimato: «Franco è l'outsourcing del governo. D'Alema ha bisogno di affidare Telepiù a mani amiche? Ci pensa l'Enel... Ci vuole qualcuno per l'Acquedotto pugliese? E' pronto l'Enel...». Ma ci vuole ben altro per incrinare il buonumore di Franco Tato. Il suo incubo, confessa davanti ai cronisti, era di essere finito, approdando all'Enel, nel «lavoro più noioso del mondo». E invece, dopo un primo esame, il colosso dell'energia si è rivelata una bella «miniera d'oro». Altro che staccacedole costretto a dipendere dalla benevolenza dello Stato padrone: Franco Tato, accompagnato dalla compagnia Sonia Raule, si presenta in maniera ben diversa agli analisti italiani, anzi di tutto il mondo. L'Enel targato Tato ò la seconda «utility» del mondo, con 29 milioni di clienti, la prima azienda italiana per redditività e la seconda per utile netto, forte nell'elettricità ma anche nei telefonini e ben decisa a sfondare sul fronte dell'acqua, a partire dagli acquedotti pugliesi. In un colpo solo, diventerà la regina di Piazza Affari, assai sopra all'Eni.«Una volta in Borsa - sottolinea il direttore generale del Tesoro Mario Dra ghi - l'Enel sarà un'azione da tenere assolutamente in portafoglio». E questo non vale soltanto per chi, privato, fondo pensio¬ ne o altro investitore istituzionale, deve comunque aver a che fare con la Borsa italiana. «Noi ci aspettiamo - aggiunge? Draghi - che entri nei maggiori indici internazionali: Dow Jones, Stoxx, Ftse e Msci,...». E in uno slancio da economia globale lo stesso Draghi aggiunge: « Rappresenterà un must own stock per i maggiori portafogli italiani e stranieri». E non vale obiettare che la la Borsa italiana tende ad essere così sempre più statale. 11 Tesoro intende accelerare sul fronte delle privatizzazioni. Non a caso al pubblico sarà offerto il 23 per cento del capitale, uno stock enorme. E l'annuncio arriva nello stesso giorno in cui il governo di Parigi fa sapere che non ha intenzione di scendere, per ora, sotto il 62 per cento di Franco Telecom per «garantire la stabilità della compagine azionaria». Di fronte a comportamenti del genere, potrebbero dire i rappresentanti del Tesoro, non dobbiamo prendere lezioni di liberalismo da nessuno... «E la vicenda Telecom sottolinea Draghi - non peserà assolutamente sull'operazione Enel». Tutto sembra filare liscio, con qualche imperfezione. Franco Tato rivela alla platea degli investitori che, entro cinque anni, l'Enel avrà 25 mila dipendenti in meno. «L'ebbrezza della Borsa - replica l'FnleCgil, il maggiore sindacato aziendale - fa dare i numeri. Il sindacato,comunque, non è disponibile a parlare di numeri tout court da scaricare non si sa bene dove, come se fosse un sacco postale dalla destionazione ignota». C'è poi la questione Wind. Per la società telefonica, ultimo, preziosissimo gioiello della corona, Tato ha progetti ambiziosi: la quotazione in Borsa, suggerisce il presidente Chicco Testa. Forse, aggiunge herr Franz, ma di sicuro non vendiamo. Peccato che, in contemporanea, Draghi spieghi che «Wind sarà venduta nei tempi e nei modi dichiarati nell'assemblea ove si decise la sua constituzione». «Con tutto il rispetto - replica Tato- Von Hayek Draghi non c'entra niente. Un assemblea ha preso questa decisione? Vorrà dire che un'altra assemblea prenderà una nuova decisione». E il panzer liberale, in temporaneo servizio statale, tira dritto.

Luoghi citati: Milano, Parigi