Il Nobel all'uomo delle proteine

Il Nobel all'uomo delle proteine Premio per la medicina a Blobel: ha scoperto un meccanismo chiave della vita Il Nobel all'uomo delle proteine «Così viaggiano nel corpo» Piero Bianucci Sarà Gùnter Blobel, un tedesco trapiantato da quarantanni alla Rockefeller University, a ritirare, il 10 dicembre, a Stoccolma, il premio Nobel per la Medicina: un assegno che quest'anno sfiorerà i due miliardi. Il viso incorniciato da capelli bianchi, cravatta a papillon, 63 anni portali giovanilmente, sposato con Laura Maioglio, un'italiana nata a l'ubine in provincia di Alessandria proprietaria del «Harbotta», il ristorante piemontese di New York, Blobel ha scoperto un meccanismo fondamentale della chimica della vita, quello che serve alle cellule per far viaggiare le proteine sia al proprio interno tra i vari organaili, sia all'esterno, tramite minuscoli tunnel molecolari che attraversano la membrana cellulare. Ogni cellula contiene circa un miliardo di proteine diverse, tutte contraddistinte da specifiche funzioni. Le cellule del corpo umano sono centomila miliardi. Bastano queste cifre per immaginare (pianto sia complesso, dentro di noi, il viavai di proteine. Perché non avvengano disguidi, ogni proteina deve avere un preciso indirizzo, una specie di codice di avviamento postale che la faccia arrivare a destinazione, li' proprio questo codice, rappresentalo da sequenze di amminoacidi, ciò che Blobel ha scoperto, e la cosa più sorprendente è che il codice è lo stesso in organismi molto semplici come i lieviti, nelle piante e negli animali: stiamo quindi parlando di un meccanismo che l'evoluzione ha messo a punto fin da quando apparvero sulla Terra le prime forme di vita. Blobel, originario della Slesia, approda negli Anni 60 al Laboratorio di biologia cellulare di George Palade, a New York. Qui stavano muovendo i primi passi quelle ricerche a livello molecolare che hanno poi caratterizzato tutta la biomedicina di fine secolo. Lo stesso Palade era impegnato nel chiarire gli scambi delle proteine all'esterno delle cellule, tanto che per i suoi risultati pionieristici avrebbe poi ricevuto il Nobel nel 1974, insieme con i belgi Albert Claude e Christian de Ouve. Blobel incominciò con il domandarsi come una proteina appena formala potesse uscire dalla cellula ed essere pilotata verso i canali delle membrane. Serviva un'ipotesi, un'idea-guida da mettere alla prova sperimentalmente, Nel 1971 il biologo tedesco immaginò che la proteina ricevesse un «segnale», e che {mesto segnale funzionasse da «codice di avviamento postali!». Quattro anni dopo, grazie a una serie di eleganti esperimenti biochimici, riusciva a stabilire che il segnale era costituito da determinate sequenze di amminoacidi che facevano parte integrante della proteina. Il filone di ricerca era buono, Blobel continuò a scavare. In collaborazione con altri gruppi di ricercatori chiari che lo stesso sistema di «indirizzi» guidava le proteine anche all'interno delle cellule ai vari organelli cui erano destinate e nel 1980 potè generalizzare la sua teoria a tutte le proteine. Oggi i biologi molecolari conoscono i «codici postali» di un gran numero di proteine e sanno come funzionino nel dirigere le proteine fino ai canali delle membrane cellulari, minuscoli passaggi larghi appena due milionesimi di millimetro. Benché il lavoro di Blobel sia importante soprattutto per la biologia generale, le applicazioni in medicina non mancano. Alcune malattie genetiche - la mucoviscidosi, la tendenza ereditaria al colesterolo alto, una disfunzione che nei bambini porta alla formazione di calcoli renali derivano dal cattivo funzionamento dei «codici postali» scoperti da Blobel. Se un giorno si riuscirà a correggere i «codici» sbagliati, queste malattie potranno finalmente essere curate. Ogni catena di amminoacidi ha un particolare «indirizzo» che le permette di muoversi dentro e fuori miliardi di cellule Gùnter Blobe, professore alla Rockefeller University

Luoghi citati: Alessandria, New York, Slesia, Stoccolma