Perché qualcuno sì e noi no?

Perché qualcuno sì e noi no? F&L : avevamo già pronti i nomi in codice. E le valigette identiche per lo scambio... Perché qualcuno sì e noi no? Carlo Frutterò Franco Lucentini DORMIAMO in questi giorni sonni tranquilli ma non privi di una certa onirica malinconia. Il secolo si chiude, è tempo di bilanci e dobbiamo constatare che le nostre vite non si sono mai incrociate con lo spionaggio, che in questi cinquantanni di misteri né Kgb né Cia né MI6 né Stasi né Deuxième Bureau si sono mai dati la pena di contattarci. Neppure i bulgari, neppure il Sitar o Sismi o Sisde o come diavolo si chiama il servizio segreto nazionale. Disinteresse totale perfino da parte della P2. Non è che chiedessimo molto, ma dopo tanti romanzi, film e telefilm ci sarebbe piaciuto di essere almeno accostati con un pretesto qualsiasi («Potete dirmi l'ora?») da un uomo grigio, calcolatamente dimesso che prendendola alla lontana ci avrebbe chiesto se avevamo un qualche interesse per i forni a microonde di seconda mano. Nella sala d'attesa di un aeroporto. O alla Buchmesse di Francoforte. 0 nella hall di un albergo a Parigi, in un museo di Vienna, in uno scompartimento di Tgv. Al limite ci saremmo accontentati di un tram locale. Di segreti militari da vendere non ne avevamo, è ovvio, ma sapevamo (per aver sfogliato a Praga nel 1966 i faldoni dello spionaggio SS in Italia) che in ogni Paese è sempre stata reclutata una rete non proprio di agenti ma di generici informatori, di osservatori in grado di cogliere un clima, una tendenza diffusa, di personaggi più o meno in vista capaci di influenzare a vari livelli l'opinione pubblica, di depistare, disinformare. Mata-Hari si lavorava solo gli ufficiali di stato maggiore e l'idea di una (doppia!) bionda affascinante che attaccasse discorso per sondare la nostra disponibilità a qualche tipo di spionaggio ci è sempre sembrata comunque improbabile. Ma ci pareva ingenuamente che il fatto di essere in due avesse un suo appeal funzionale, per il doppio gioco, ad esempio. Invece niente. Da un negozietto di rigattiere a un lungolago, da un vicolo tenebroso .-; uno sgangherato taxi, da una spiaggia esclusiva a un campo di golf, nessuno si faceva vivo, nessuno si sognava di metterci nella sua lista di nomi in codice. Ce ne vennero in mente di bellissimi, assolutamente indecifrabili. Ci attirava anche lo scambio di valigette identiche in una stazione della metropolitana (non a Torino, purtroppo) e il mitico lancio del messaggio appallottolato che centra il cestino dei rifiuti in un parco di Londra. Ma abbiamo sempre soltanto lanciato insoddisfacenti pagine di prosa nel cestino di casa, di solito senza centrarlo. Ferisce non poco se non il nostro orgoglio la nostra vanità di essere stati così totalmente ignorati, e aspettiamo lividamente di leggere chi c'era e chi non c'era in quella lista del Kgb. Chissà quanti nomi troveremo più indegni di noi due, che avvicinati da un uomo grigio e spontaneamente dimesso scoprivamo poi sempre trattarsi davvero di un venditore di forni a microonde di seconda mano. «Segreti militari da vendere non ne avevamo ma ci sarebbe piaciuto essere almeno accostatda un uomo grigio»

Persone citate: Carlo Frutterò, Franco Lucentini, Hari

Luoghi citati: Francoforte, Italia, Londra, Parigi, Praga, Torino, Vienna