Sbatti la «firma» in prima pagina di Pierluigi Battista

Sbatti la «firma» in prima pagina TESTATE E GIORNALISTI COINVOLTI NELL'AFFAIRE MITROKHIN .............,,.,,.,„„ Sbatti la «firma» in prima pagina Anche Zincone, Corbie Cavallari nelle liste retroscena Pierluigi Battista ROMA ORA ripercorrono mentalmente ogni tappa della loro oramai lunga e prestigiosa carriera. Riprendono in mano agende dimenticale, scavano nei ricordi, cercano di riafferrare con la memoria episodi, nomi e circostanze che in qualche modo possano fornire un appiglio, una giustificazione sia pur mininma alla la loro presenza in un documento frammentario e confuso ma anche, e terribilmente, imbarazzante, Si trovano inaspettatamente coinvolti in una vicenda di spie e di agenti segreti. Giornalisti famosi, direttori, inviati e corrispondenti di punta, commentatori, opinion niakers. E oggi tirati in ballo in una vicenda dai contorni ancora confusi. Un giornalista famoso e pieno di glamour è Giuliano Cincone, firma illustre del Corriere della Sera, Oggi si vedi; appioppato il nome in codice «Zvyagin». Nel documento dato in pasto ai suoi colleghi affamati di nomi, Zincone risulta «coltivato dalla Residentura del Kgb a Roma». Zincone trova la cosa «comica», si definisce «antisovietico da sempre». Giustamente tiene alla fama di giornalista «libertario» rafforzata dalla sua direzione al «Lavoro» di Genova quando sfidò la consegna del silenzio per i documenti terroristici entrando in collisione con la proprietà. Sarà nella sua esperienza al «Lavoro» che si nascondeva la polpetta avvelenata? Zincone, che viene definito «fonte sensibile» ed etichettato come «legato al gruppo del Manifesto», si chiede se per caso non è stata la sua idea di chiedere a un giornalista russo, Aleksej Hazov poi diventato direttore della «Novosti», di collaborare al giornali; da lui diretto pei- redigere un periodico «Visto da Mosca». Nella sua sacrosanta battaglia autodifensiva Zincone quasi dimentica che lui era solo «in coltivazione». Contattato, non arruolato. E Gianni Corbi? Oggi Gianni Corbi è un editorialista di «Repubblica» ed e anche garante dei lettori per quella testata. In passato Corbi ò stato direttore, oltreché per molti anni collaboratore, del settimanale «L'Espresso». Viene definito genericamente «contatto confidenziale» nel 1974, in contatto secondo l'estensore del dossier «con l'agente Antonov che utilizzava la coperturu di funzionario dell'ufficio stampa del ministero degli Esteri sovietico» durante un viaggio di Andreotti a Mosca del 1972. Anche Corbi si trova costretto a ricostruire febbrilmente ogni passo della sua lunga carriera di giornalista interessato alle questioni sovietiche, alla politica del Pei (Corbi ò anche autore di un'importante biografia di Nilde lotti), alle dispute ideolo- giche nella sinistra. «La prima volta che mi occupai di Urss fu nel 1960, seguendo un viaggio a Mosca dell'allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi». Da allora Corbi si recherà numerose volte a Mosca. Coltiverà, come molti giornalisti che per lavoro dovevano recarsi nella Mecca del comunismo, i necessari e puramente formali rapporti con quei giornalisti sovietici che dietro la loro qualifica ufficiale di corrispondenti romani dell'* Izvestia» e dell'agenzia Novosti nascondevano attività «ufficiose» di cui, dice Corbi, «eravamo tutti a conoscenza». «Io poi questo Antonov nemmeno lo conosco», sostiene ancora Corbi. Il quale sapeva benissimo, al pari di tutti i giornalisti con un minimo di conoscenza delle cose del «socialismo reale», che persino l'interprete a Mosca era in realtà un'informatrice. Inoltre stupisce molto Corbi che in un'informativa del 1962 intestata a suo nome si parlasse dell'«Espresso» come di una rivista «finanziata dal Kgb». E in effetti sembrerebbe proprio, dalle carte del documento, che i tentacoli del Kgb si protendessero in molte testate. I giornali «usati» spaziavano dal «Paese Sera» al «Tempo», dall'«Astrolabio», a «Sette giorni», da «L'Avanti!» all'agenzia Adista. Viene menzionato l'inviato di «Repubblica» Sandro Viola, nome in codice «Zhukov», definito «ex agente del Kgb di provata attendibilità»: secondo il documento avrebbe redatto nel 1981 «un rapporto sul XXVI congresso del Pcus. Fedyashin lavorava con lui (presumbilmcnte a Mosca) e ha tenuto dei discorsi influenzatori basati su temi forniti dal Servizio A del Primo Direttorato Generale del Kgb». Viene menzionato anche, a sorpresa, Alberto Cavallari, ex direttore del «Corriere della Sera» scomparso l'anno scorso che nel documento viene menzionato come (siamo al 1974) capo dell'ufficio romano dell'* Europeo», oltreché corrispondente del quotidiano di via Solferino, e risulta «utilizzato» per «attuare provvedimenti attivi» non meglio identificati a favore dell'Urss e per scrivere «articoli su temi connessi al Kgb, in particolare sulle Olimpiadi di Mosca». E spuntano inoltre i nomi di Ruggero Orfei (malamente trascritto come Rugiero), il direttore di «Sette giorni» già coinvolto (e assolto) in una storia di spionaggio a favore dei servizi segreti cecoslovacchi e che viene considerato «coltivato» a partire dal 1972. Quello di Francesco Gozzano, nome in codice «Franck», stipendio di «240 rubli», ex caporedattore dell'«Avanti!» nella seconda metà degli Anni Sessanta. Quel¬ lo di Giuseppe Pullara del «Corriere della Sera», nome in codice «Zhura», «arruolato» nel 1972 «facendo leva su fattori ideologico-politici e materiali» ma poi mollato nel 1977, avendo destato sospetti per il «suo comportamento». E poi Carlo Longo, nome in codice «Kirill», destinato ad «incarichi attivi contro il dissidente Sacharov». E poi spiccano i nomi di Luigi Fossati, «corrispondente dal 1964 al 1969 a Mosca» e poi «nel 1975 vice-caporedattore del "Messaggero"», la cui sigla in codice risulterebbe «Anatol»: identità di copertura per nascondere chi forniva al Kgb «informazioni su corrispondenti esteri e su diplomatici». E quello di Angelo Padoan, «redattore di politica estera» del quotidiano democristiano «Il Popolo», di cui risulterebbe «un contatto segreto con la Residentatura del Kgb di Roma». Così come «oggetto di coltivazione» viene citato il giornalista Jas Gawronski, all'epoca corrispondente Rai a Mosca, oggi eurodeputato di Forza Italia. Molta acqua è passata sotto i ponti. Gianni Corbi, editorialista di «Repubblica» «Tutti sapevamo che molti colleghi russi e persino le interpreti erano informatori» II commentatore del Corriere: «E' comico, sono antisovietico da sempre e libertario» I giornali «usati» spaziavano da «Paese Sera» al «Tempo», dall'«Astrolabio» fino ah"«Avanti!» Menzionato l'inviato di «Repubblica» Sandro Viola, nome in codice «Zhukov», definito «ex agente di provata attendibilità»: secondo il documento avrebbe redatto nell'81 «un rapporto sul congresso Pcus». L'ex direttore Cavallari sarebbe stato «utilizzato» «per provvedimenti attivi a favore dell'Urss» e per scrivere «articoli su temi connessi al Kgb» A sinistra: Giuliano Zincone editorialista del «Corriere della Sera» Sopra: lo scomparso Alberto Cavallari che fu direttore del «Corriere della Sera » A sinistra: Sandro Viola editorialista di «Repubblica»