«Pettegolezzi, mi fanno ridere»

«Pettegolezzi, mi fanno ridere» L'EURODEPUTATO Pi FORZA ITALIA; TRASPARENZA, NON POLVERONI «Pettegolezzi, mi fanno ridere» Gawronski: a Mosca giravano loschi figuri intervista ONOREVOLE Gawronski, lei immaginava di essere stato prima del 1984 «oggetto di coltivazione» da parte del Secondo Direttorato Principale del Kgb? «Ciò che potevo immaginare, ma la realtà mi sembra che superi abbondamentemente la più fervida immaginazione, è che i servizi segreti dei Paesi comunisti, oltre a perseguitare e a uccidere i nemici, erano in grado di mettere in giro balle colossali. Potevo anche immaginare, durante il mio soggiorno professionale a Mosca per conto della Rai, che tutti quei figuri che giravano attorno ai giornalisti italiani dovevano pur giustificare il loro tenore di vita decisamente sproporzionato rispetto agli stipendi medi dell'Unione Sovietica». E chi sarebbero quei «figuri»? «Gente messa alle calcagna della stampa "occidentale" che doveva giustificare in qualche modo i compensi che riceveva mettendo insieme stracci di "informazioni" vere o presunte da esibire ai superiori. Persone che tutti noi sapevamo di dover prendere con le molle». Onorevole Gawronski, vuol dire che vanno prese con le molle anche le carte rese pubbliche ieri? «Ci vogliono i riscontri: fatti concreti denunciati, documenti inoppugnabili, coerenza tra un documento e un altro, riferimenti cronologici credibili. In mancanza di questo, diventa tutto un pettegolezzo inattendibile». Dal Polo sono giunti in questi giorni concitati appelli alla «trasparenza». «Appunto, trasparenza. Non polveroni confusi, elenchi bizzarri di nomi. Io mi posso fare una risata vedendo che ero in "coltivazione". Mi dicono però che in questo elenco ci sono nomi di grandi giornalisti scomparsi. Mi dispiace che valenti colleghi come Alberto Cavallari, che hanno fatto la storia del giornalismo italiano e che sono morti, non possano difendersi e rischino di veder screditati i loro nomi da disinformatori di professione». Ha la sensazione di essere stato nella sua lunga carriera di giornalista impegnato sui problemi dei Paesi dell'Est «coltivato» da qualcuno? «Posso ricordare con assoluta certezza che nei primissimi Anni Sessanta, avrò avuto circa venticinque anni, a Varsavia venni avvicinato da un signore che mi chiedeva se per caso avessi voluto incontrare personaggi molto "importanti". Malgrado la mia giovane età non ci misi molto a capire di che tipo di incontri si trattava. Quel signore ha insistito per un po', ma alla fine capì che non era aria. A Mosca apparteneva alla più pura normalità professionale, per un giornalista, sfiorare in continuazione gente sospetta. E con questo? Conoscendo molti colleghi coinvolti come me in questi elenchi privi di credibilità, mi pare di poter affermare con assoluta certezza che si tratta di pure invenzioni. Peccato per quelli che non possono più riderne». [p.bat.] «A Varsavia negli Anni 60 un signore mi propose di incontrare personaggi importanti. Capii subito che uomo era» Jas Gawronski corrispondente Rai da Mosca negli Anni 80 poi portavoce di Berlusconi da Palazzo Chigi e adesso all' Europarlamento nelle file del Polo

Persone citate: Alberto Cavallari, Berlusconi, Gawronski, Jas Gawronski

Luoghi citati: Mosca, Unione Sovietica, Varsavia