Cossutta: «Che scoperta i miei rapporti con l'Urss»

Cossutta: «Che scoperta i miei rapporti con l'Urss» IL LEADER COMUNISTA «SPESSO A MOSCA, PER MOTIVI POLITICI» Cossutta: «Che scoperta i miei rapporti con l'Urss» intervista ROMA ■ A" RMANDO Cossutta"si corica ogni sera, da oltre trent'anni, con uno zuccotto di lana in testa, e un cuscino che gli copre i piedi. Lo zuccotto, perché quando fu preso dai nazifasciti passò le notti in via Tasso con il vento che soffiava gelido dai vetri rotti. Il cuscino, al posto della cartella di lavoro che si teneva sempre sui piedi per il timore che gliela rubassero, quando andava in Urss per ii Pei e dormiva nelle foresterie messe a disposizione dal Pcus. Lo zuccotto e il cuscino sono la a e la zeta, il bianco e il nero, i due poli simbolici lungo cui è trascorsa la vita di un antifascista comunista che è stato custode della più stretta ortodossia. Cha. non ha mai perso il sangue freddo. Neanche oggi, al termine di quella che nel Palazzo è stata la lunga giornata dei veleni, con i nomi che rimbalzavano da un corridoio a una riunione a un'agenzia di stampa. Sul suo tavolo, sgombro come sempre di carte, l'edizione inglese del «The Mitrokhin Archive». Onorevole Cossutta l'opposizione è in subbuglio. Ieri sera al Tg5 Enrico Mentana ha detto che il dossier è dell'86, che Romano Prodi l'ha tenuto in sonno su indicazione di Massimo D'Alema proprio perché poi lei gli sarebbe tornato utile come alleato di governo. Che cosa risponde? «Che queste sono tutte sciocchezze prive di ogni fondamento. Per quanto riguarda il mio nome, è citato come quello di un informatore del Kgb perché ho avuto rapporti con i dirigenti sovietici. E' verissimo, ne ho avuti moltissimi e intensi: perché ero un dirigente del partito comunista italia- no. Ma Breznev, Kossighin, Gromiko, Andropov, Pomonariov, Gorbaciov erano tutti agenti del Kgb che volevano avere informazioni da Armando Cossutta?». Il dossier Mitrokhin dice pure che nel 1975 l'ambasciatore sovietico la incontrò segretamente per spingerla a influenzare Enrico Berlinguer, che voleva lo strappo con l'Urss. «Come si può pensare a incontri segreti a Roma, dove tutto avviene alla luce del sole? E fosse stato anche alla luce delle stelle, sono state tanto numerose le visite che io facevo all'ambasciata sovietica, una volta era un brindisi, una volta un ricevimento, una volta una colazione... Nel dossier si dice anche che ho chiesto soldi ai sovietici per il partito: e questa sarebbe la rivelazione? Il partito comunista ha ricevuto finanziamenti, e aiuti dal partito comunista dell'Unione Sovietica, ed è cosa che sanno tutti. E allora? Quanti furono i contributi finanziari, montagne di dollari venuti dagli Stati Uniti per Sii altri partiti politici? Ci si imentica che si combatteva una Guerra Fredda?». Lei è sereno. Ha riunito il gruppo dei suoi parlamentari, però. «Sono serenissimo. Ho riunito il gruppo perché avevamo da discutere le nostre proposte per la legge finanziaria. Ma ho detto loro anche che non ho nulla di cui vergognarmi: rivendico con orgoglio di aver garantito l'agibilità democratica del Paese negli Anni Settanta. E tutti mi hanno espresso la loro piena solidarietà. Sanno che su di me ne hanno scritte di tutti i colori, e adesso tornano a tirarmi in ballo con questa vicenda». Neanche una preoccupazione per il dossier? Lei ha alle spalle una lunga carriera politica. «Pensavo ci fosse chissà che cosa, dato il clamore di queste ore. Io ho fatto tanti di quei viaggi in Unione Sovietica, mi dicevo: chissà cos'altro racconteranno di me. E invece niente: sono solo due paginette, quelle che mi riguardano, il raccontino di una visita all'ambasciata sovietica, e una mia richiesta di aiuti per il partito». Tra una cosa e un altra, sono un paio di milioni di dollari affluiti nelle casse di Botteghe Oscure. «Fossero pure stati quattro, i miliardi di dollari, sono sempre cifre inconsistenti rispetto al bilancio del partito comunista. E andavano in gran parte all'Unità", che era un pozzo senza fondo. Vorrei che si ricordasse pure che gli Anni Settanta erano, comunque, quelli dello sciabolar di spade. Gli anni di De Lorenzo, dei tentativi di golpe... No, guardi, questo dossier non rende ragione neppure all'epoca: è una bufala. Una grossa bufala che diventerà un boomerang, e si ritorcerà contro chi ha agitato questa campagna». A chi si riferisce? «Ce ne sono tante di forze che possono essere cointeressate e coinvolte. Certamente la destra, una parte dei servizi segreti italiani... Il punto è che contro il governo c'è un attacco serio da parte del Polo, della Cisl, di certi settori della maggioranza, vedi le critiche fatte al congresso dei popolari, vedi l'atteggiamento di Giorgio La Malfa, vedi le pose polemiche dei Democratici. Insomma, si sta cercando in questo modo di strumentalizzare qualunque avvenimento. Per colpire non me, ma il presidente del Consiglio, che è stato un dirigente del partito comunista italiano». Vede problemi per il governo? «Non ne vedo affatto. Nel dossier ci sono nomi, ma una dattilografa, un ufficiale, un impiegato, beh, questa era gente che poteva interessare i sovietici al fine di ottenere informazioni. Ma dai politici italiani, che informazioni dovevano avere? De Martino, Macaluso, Lelio Basso... noi abbiamo avuto rapporti politici». Perché a suo avviso in Italia c'è tanto clamore attorno al dossier, quando in Francia e in Germania e in Inghilterra è passato quasi inosservato? «Perché in quei Paesi sono molto più seri. In Italia vi è un degrado anche nell'informazione. E vi sono strumentalizzazioni politiche, soprattutto: lo scopo è chiaro, è quello di colpire il governo D'Alema. Anche ricorrendo alla manipolazione e ai dossier». «II Pei riceveva soldi dal Pcus, e allora? C'era la Guerra Fredda. Vidi i capi del Cremlino, da Breznev a Gorbaciov, certo non erano agenti» «C'è stata una chiara strumentalizzazione di tutta la vicenda non solo della destra con lo scopo di colpire il governo D'Alema» Il leader del Pdci Armando Cossutta Qui sotto: Giovanni Pellegrino presidente della Commissione stragi. Nella foto in basso: Cossutta a Mosca con il leader del nuovo partito comunista russo Zyuganov