Dal Pci ai giornali, la «rete» in 645 pagine di Giovanni Bianconi

Dal Pci ai giornali, la «rete» in 645 pagine Il presidente del Pdci definito «contatto confidenziale». Citati Zincone, Gawronski e Viola Dal Pci ai giornali, la «rete» in 645 pagine Nel dossier parlamentari, grandi firme e diplomatici Giovanni Bianconi ROMA La scheda su Armando Cossutta porta il numero 132, con l'indicazione «Riservato/fonte sensibile». L'attuale presidente del Pedi viene definito «contatto confidenziale del Kgb», e dentro si racconta che «durante la notte del 12 dicembre 1975 ebbe un incontro segreto con Nikita Rytzhov, ambasciatore sovietico in Italia». In quel colloquio l'allora esponente dell'ala filo-moscovita del pei esprimeva preoccupazione per la linea del partito: «La critica del socialismo - diceva - stava acquistando toni antisovietici. Cossutta si lamentò che la posizione del pei era un vile rifiuto del leninismo...». Alla fine della scheda Cossutta viene definito «un contatto confidenziale della "residentura"del Kgb in Italia». E' uno dei «pezzi forti» del dossier Mitrokhin che da ieri è di pubblico dominio, 645 pagine sulle attività del Kgb in Italia che spaziavano dalla politica al giornalismo, dal mondo della diplomazia a quello imprenditoriale, dalle attività economiche a quelle religiose. Sono le schede redatte sulla base delle informazioni passate al servizio segreto inglese dall'ex-archivista Mitrokhin, sull'attendibilità delle quali il presidente della commissione Stragi che ha dato via libera alla divulgazione ha detto di non poter garantire nulla. Cossutta non è l'unico politico di rilievo, all'interno della sinistra, ad essere indicato come un uomo del servizio segreto sovietico. C'è pure Francesco De Martino, ex-segretario del psi e alla fine degli Anni 60 vice-presidente del Consiglio. Anche lui viene definito «contatto confidenziale del Kgb», e nella sua scheda, la numero 124, c'è scritto che da quando divenne numero due del governo «sono aumentate le sue possibilità di acquisire informazioni, e questo fatto è stato riferito al comitato centrale del pcus». Altro esponente del pei tenuto sotto osservazione (a lui non viene attribuita alcuna «qualifica», tranne qualla di funzionario del partito) è Emanuele Macaluso, all'epoca segretario della federazione del pei in Sicilia. La scheda a lui dedicata sembra più che altro un pro-memoria per possibili ricatti nei suoi confronti. Il «veterano» del pei Robotti c'è scritto - «ha criticato la personalità politica di Macaluso», ha riferito delle sue relazioni sentimentali compresa quella «con la sorella di un eminente economista e membro del pei» che «si era suicidata perché Macaluso la stava costringendo ad avere un aborto». Secondo la scheda i particolari di questa vicenda erano noti al ministro dell'Interno Restivo e al capo della polizia Vicari, i quali «tentarono di far passare sotto silenzio il fatto, e non gli dettero pubblicità. Entrambi erano di origini siciliane e legati alla mafia». Ancora sul pei, il «rapporto numero 130» svela un «piano del Kgb per compromettere Enrico Berlinguer»». Si racconta che nei primi Anni Settanta il «Primo Direttorato Principale» del Servizio segreto dell'Urss «stava raccogliendo materiale per compromettere Enrico Berlinguer, e fu preparato un documento di base. Berlinguer possedeva un pezzo di terra in Sardegna, era stato coinvolto in un affare equivoco relativo a intrighi edilizi per decine di miliardi di lire». Motivo dell'attacco costruito a tavolino, «la natura strana e contraddittoria della politica del pei negli affari internazionali», dai contatti con gli Usa alla tolleranza verso Israele, ai contatti con il pc cinese. La «preoccupazione» del pcus per la politica del pei dalla seconda metà degli Anni Settanta (soprattutto sulla svolta eurocomunista) è una costante delle carte del dossier Mitrokhin. Altro piatto nutrito, e molto annunciato nei giorni scorsi, è quello che riguarda i giornalisti. Nomi grossi non mancano, e fra questi c'è quello di Jas Gawronski, eurodeputato di Forza Italia e già portavoce del governo Berlusconi. Su di lui c'è il «rapporto n. 89», del 23 agosto 1990, dove si dice che fu corrispondente della Rai a Mosca rd «era oggetto di coltivazione da parte del Secondo Direttorato Principale del Kgb». Ciò significherebbe che non era stato arruolato, mentre su altri ci sono informazioni più dettagliate. Di Sandro Viola, editorialista de «la Repubblica», si dice che «è stato coltivato dal Kgb ed era un contatto confidenziale della Residentura di Roma»; nome in codice: «Zhukov». Altri nomi sono quelli di Giuliano Zincone (anche lui «coltivato»), Gianni Corbi, Alberto Cavallari («il Kgb lo utilizzava per attuare provvedimenti attivi»), l'ex-vaticanista de «l'Unità» Alceste Santini («contatto segreto della Residentura del Kgb a Mosca»), a altri ancora. Molto interesse, ovviamente, i sovietici avevano per i diplomatici e i funzionari delle ambasciate. Il rapporto 21 riguarda l'ex-ambasciatore italiano in Cecoslovacchia, Polonia, Austria e Germania Est Enrico Aillaud, «membro del Partito Democratico Cristiano e amico personale di Fanfani», reclutato nel 1961 «dai servizi speciali cecoslovacchi sulla base di materiali compromettenti: in particolare la sua relazione con una donna di facili costumi e speculazioni monetarie». Secondo la scheda, Aillaud forni «informazioni riguardanti la Nato, la Cee, la Cina, e membri dei corpi diplomatici di Mosca». Nel 1978-79, inoltre, «i servizi speciali ungheresi reclutarono l'ambasciatore italiano in Ungheria». Una curiosità è che un vice-addetto navale dell'ambasciata di Mosca, nome in codice «Polatov», effettivo del Servizio segreto della Marina e dunque mandato in Urss con compiti di spionaggio presumibilmente a favore dell'Occidente, «nel 1978 è stato reclutato nel Secondo Direttorato del Kgb». Dell'ex-primo segretario dell'ambasciata italiana a Berna, Gianluigi Pasquinelli. si legge che «è stato ripagato con costose ricompense», e il Kgb continuò a «coltivarlo» anche quando fu trasferito a Giakarta. Gli 007 sovietici avevano cercato di arruolare anche in ministeri-chiave, come quelli degli Esteri e dell'Interno, soprattutto nel campo dei «cifratori». ma anche degli impiegati, dei segretari e delle dattilografe. Ci sono poi funzionari dell'Eni: «una donna italiana che lavorava per la Fiat, reclutata nel 1976 mentre era a Mosca», nome in codice «Ruta»; un fisico italiano residente a Napoli, il professor Barone («primo nome non noto») e un altro «fisico nucleare e professore dell'università di Torino, reclutato nel 1972», nome in codice «Mario». Attenzione particolare anche verso il mondo cattolico, soprattutto quello che guardava a sinistra. A parte il monaco francescano Nazzareno Fabbretti, «coltivato dallo spionaggio ungherese nel 1965», noto per aver tradotto il Vangelo in romanesco («Er vangelo seconno noantri»), nel dossier si parla di Ruggero Orfei (già coinvolto in una storia di spionaggio con la Cecoslovacchia nel 1990, prosciolto dalla magistratura), e di un altro esponente delle Acli, Nestore Di Meola, «reclutato per motivi politici e ideologici, oltre che per questioni materiali». Tra gli schedati ci sono pure l'ex-direttore dell'agenzia Adista Franco Leonori e il pastore valdese Giorgio Girardet, considerato un «agente della Residentura Kgb di Roma», il quale però «ricorrendo a vari pretesti, si rifiutava di passare informazioni o di presentarsi ad incontri». Nell'elenco pure oscuri impiegati E spunta un piano del Kgb per screditare Enrico Berlinguer «PCE